Un passo avanti e tre indietro

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Buona seraa!
FINALMENTE arrivano i capitoli un po' più movimentati.
Spero vi piacciano!!
Buona lettura 😘

***

Il giorno successivo, però, scoprii che il supervisore non era uno solo.

Mi recai infatti nell'appezzamento di terreno boschivo che ormai da anni era adibito all'allenamento delle giovani streghe verso le quattro del pomeriggio, vestita in modo consono all'evento. Indossavo un paio di leggins neri, le scarpe da ginnastica e un'aderente maglietta termica grigia. Avevo raccolto i capelli in una stretta treccia, e mi sentivo carica come non mai.

Quando raggiunsi il luogo prestabilito, però, mi domandai se non avessi frainteso le istruzioni si Rìan: di fronte a me, infatti, potevo vedere una piccola folla.

C'erano Solamh, Neacht, Michan e Labhraidh, poi ancora Cian e Peig, e addirittura... quella stronza di Grania, perfetta nella sua tenuta nera da Guerriero.

Rìan era in disparte, silenzioso, e maneggiava distrattamente la sua daga.

«Rowan, ce l'hai fatta, finalmente!» esclamò Labhraidh, venendomi in contro e dandomi una pacca sulla spalla talmente virile da farmi barcollare.

«Che fuscello sei diventata, Row» mi salutò Michan ed io, per l'ennesima volta, mi domandai cos'avessi fatto di male per meritarmi due migliori amici così bastardi.

«Ciao anche a voi, adorabili messeri» borbottai, «Che diavolo ci fate tutti qui?» domandai poi, squadrando malamente l'allegra combriccola.

«Oh, sai...» cominciò Labhraidh, «... Neacht ha chiesto di venire a Cian e Peig, io ho origliato e ho esteso l'invito a Michan e Solamh. Grania... Grania non so cosa ci faccia qui, effettivamente» ammise.

«Ehi, rossa!» esclamò quindi, «Chi ti ha invitata?».

«Per gli dei...» sibilai, rifilandogli un ceffone sulla nuca, «... riesci a startene zitto per più di due secondi?».

Ma era ormai troppo tardi, perché Grania l'aveva udito benissimo e si stava avvicinando, rispondendo: «Nessuno, ma non era necessario un invito... non è che sia una cosa privata» commentò, dando prova di uno scarso senso dell'umorismo.

Be', almeno un difetto lo aveva.

«Forza, basta chiacchiere. Rowan e Rìan hanno da fare, adesso... voi due, seduti e zitti!» latrò Neacht, abbaiando l'ultimo comando a Michan e Labhraidh, che le obbedirono come fedeli cagnolini.

Con il battito leggermente accelerato, raggiunsi Rìan.

L'uomo, udendo i miei passi, si voltò e, con un guizzo degli occhi in direzione del gruppetto, borbottò: «Mi dispiace, non era mia intenzione».

«Tranquillo, non è colpa tua. Daghain e tuo padre ci vogliono tenere sotto stretta osservazione» spiegai, sospirando sconsolata.

«Bene... ehm, dunque...» cominciò piano Rìan, «...Non so se ti ricordi...».

Lo interruppi posandogli una mano sull'avambraccio: «Rìan, io tutto questo l'ho fatto un mese fa. Io mi ricordo come si fa. Tu... cerca solo di metterti a tuo agio» borbottai, evitando a tutti i costi di ricordargli l'ultima strega con la quale aveva svolto questo genere di attività.

L'uomo chiuse gli occhi e, parlando più a sé stesso che a me, sussurrò: «Okay, ce la possiamo fare. Chiudi gli occhi... e respira. Solo questo, respira».

Feci come mi aveva detto e, lentamente, i miei muscoli cominciarono a sciogliersi.

«Lascia fuori tutto, Rowan. Qui ci sei tu e ci sono io, nessun altro» proseguì la sua voce melliflua, scivolandomi addosso come miele.

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