Le Antiche Tradizioni

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Capitolo a rating Rrrrrrosso! 🔞
Questo capitolo è un po' un azzardo, lo ammetto.
Le novità però ci piacciono, quindi perché no?
Fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto✨

***

Di gran lena, iniziai a camminare diretta verso la Vecchia Quercia. Essa era un albero secolare, dal tronco enorme, le sui fronde imponenti potevano essere viste anche dal villaggio, nonostante la distanza.

La raggiunsi a mezzanotte e dieci, dopo essere inciampata un paio di volte lungo il sentiero, nonostante lo avessi percorso almeno un migliaio di volte. Proprio come era scritto nella lettera, ai piedi della Vecchia Quercia erano state disposte decine di piccole candele bianche, che illuminavano debolmente la nera notte, avvolgendo il luogo in un alone di antico misticismo.

Una volta girato intorno alla pianta, mi accorsi che la fila di candele proseguiva nel sottobosco.

«Che idea brillante» borbottai in tono sarcastico, inoltrandomi con una certa apprensione fra gli arbusti, nel buio, in una parte del bosco non tracciata dai sentieri.

Una strisciante inquietudine mi fece rabbrividire nel vestito leggero. Non ero spaventata, non proprio, ma il bosco di notte non mi sembrava rassicurante come lo era di giorno.

Le fronde dei pini frusciavano sopra la mia testa, oscillando a causa delle deboli raffiche di vento che provenivano dall'oceano portando il profumo della salsedine. Rametti e foglie mi si impigliavano nei capelli e mi sfregavano sull'abito, e i miei passi leggeri producevano un sinistro scricchiolio sul tappeto di muschio e aghi di pino del sottobosco.

Le candele rischiaravano solo debolmente l'ambiente, ma in aggiunta gli conferivano un aspetto sinistro tanto che, quando un gufo ululò a qualche metro da me, trasalii spaventata.

Camminai ancora qualche minuto e, proprio quando stavo per tornare indietro inveendo contro colui che mi aveva spedito la lettera, udii un corno suonare, accompagnato da un debole rullo di tamburi.

Seguii le candele, camminando più velocemente, finché intravvidi un bagliore fra gli alberi.

Mi resi conto che nel fitto bosco era stato preparato un secondo falò, più piccolo di quello che era stato organizzato nel campo dai tredici clan, ma comunque di dimensioni notevoli.

Oltre le ardenti fiamme intravvedevo persone muoversi, ma i loro lineamenti erano distorti dal calore.

«Felice Beltane a te, Rowan O'Brien. Possano gli dei accompagnarti in un nuovo cammino di luce» mormorò una voce, sovrastando il crepitio del fuoco.

Trasalii dallo spavento, indietreggiando un poco, ma quando riconobbi Solamh tirai un sospiro di sollievo.

«Mi hai fatto prendere un colpo!» sbottai, sorridendogli.

«Non è stato difficile. Avevi una tale faccia, mentre camminavi nel bosco!» mi derise, avanzando verso di me in tutta la sua maschia bellezza.

Indossava un paio di calzoni neri e una camicia a maniche lunghe, apparentemente di seta, che gli aderiva al petto come una seconda pelle. La camicia era verde, colore che la tradizione attribuiva al dio delle Selvi e che veniva indossato anticamente da tutti gli uomini del villaggio durante le celebrazioni di Beltane.

I suoi capelli, mossi e biondi come il grano, rilucevano d'oro alla luce delle fiamme, e i suoi occhi nocciola brillavano nella notte.

Solamh era sempre un piacere per gli occhi... lo era sempre stato.

«L'hai organizzata tu questa festa?» domandai, curiosa.

Lui scosse la testa, facendo ondeggiare i riccioli: «No, è una tradizione vostra... dei Daoine Sidhe. Noi membri degli altri clan siamo stati invitati pian piano in questi anni, da quando ci siamo trasferiti qui. Non partecipiamo in tanti, eh... diciamo che le vostre antiche tradizioni sono un po', come dire... barbare, e non piacciono a tutti» mi spiegò, strizzandomi l'occhio.

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