3. Hanae, Parte 1

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L'uomo era disteso sul letto nell'appartamento illuminato dalla pigra luce del primo pomeriggio, intento a non far nulla se non fissare le travi di legno del soffitto sopra di lui.

I suoi occhi grigi ruotarono lentamente verso la bottiglia di whisky sul tavolino, della quale si era concesso un goccio e di cui rimaneva giusto un po' meno della metà.

"Quasi quasi me lo faccio un altro bicchierino. Che noia, Saori non torna più da scuola, accidenti... mica posso andare a prenderla? Non sono suo padre!" sbottò, mettendosi seduto e accendendosi una sigaretta. "O forse lei si aspettava che lo facessi?" pensò, mentre faceva scattare la fiamma dell'accendino con occhi socchiusi e rilassati. Si riempì un quarto del bicchierino di vetro con il liquore, e se lo scolò in un attimo. "Nah, è inutile crearsi tanti problemi." concluse in fretta il suo conflitto interiore.

Era passata una settimana dalla turbolenta faccenda di Saori e Tsubasa, e i due iniziavano man mano ad abituarsi a vivere sotto lo stesso tetto. Il padre della ragazza, non appena saputo dell'incidente, l'aveva subito chiamata, parlando poi dell'accaduto anche con Shoko. Aveva infine accettato la condizione temporanea della figlia, trovando lecito attendere un mese o due prima che tornasse a vivere nel suo vecchio appartamento, essendo protetta dalla guardia del corpo che aveva saputo salvarla in quella situazione pericolosa.

Si fidava del buon senso di sua figlia, e per lui era importante lasciarle più libertà possibile nelle sue decisioni.

Poco dopo udì una chiave girare nella serratura al di là della porta del monolocale, ovviamente in disordine, tra panni sparsi e polvere sui mobili. Dall'ingresso apparve la figura dritta ed elegante di Saori, con un'espressione spensierata che si tramutò subito in una smorfia critica e disgustata.

"Sono tornata! Oggi è stata una giornat... ma cos'è questo casino?! Avevo messo in ordine stamattina!" Saori non era il tipo da alzare la voce, ma con Shoko spesso non riusciva a farne a meno per la sua pigrizia e totale mancanza di senso del dovere.

"A me non sembra così a soqquadro questa stanza..." protestò timidamente Shoko.

"Fumi anche in casa. Ho sempre pensato sin da quando ho visto questo posto la prima volta che ci mancava il tocco di una donna, sai?"

"Brava, allora mettici il tuo tocco." sbottò l'altro senza mostrarle particolare attenzione.

"Alzati. E. Pulisci." tuonò Saori, con occhi fiammeggianti che spaventarono così tanto il suo inquilino da costringerlo a fare come gli aveva ordinato.

"Sto pulendo, sto pulendo! Non arrabbiarti, dolce Saori!" esclamò con tono stridulo Shoko.

"Bene." Saori si sedette sulla sedia in legno a fianco al tavolino che occupava il centro della stanza, arricciandosi i capelli che coprivano il suo occhio destro con le dita. "Sai... oggi mi sono iscritta a un nuovo club scolastico, dato che quello in cui ero l'anno scorso ha dovuto chiudere. Si tratta di tiro con l'arco." spiegò la ragazzina, aspettandosi dell'interessamento da parte dell'altro che continuava a spolverare in fretta e furia, alzando più polvere nell'aria che altro.

"E dimmi, qual è esattamente il momento in cui te l'ho chiesto?" domandò, scherzoso, Shoko.

"Sei il peggiore!" le guance di Saori si gonfiarono come dei palloncini e si fecero rosse mentre metteva il broncio. Si voltò dall'altro lato con le braccia conserte. "se sono noiosa per te, allora ignorami pure." affermò con finto fare distaccato e gli occhi chiusi.

"Su, stavo solo scherzando! Allora, ti piace tiro con l'arco? Ti trovi bene nel club?" chiese con dolcezza Shoko, sedendosi sul tavolino accanto alla studentessa, ancora girata di spalle nella sua divisa scolastica.

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