25. La Strage di Nagoya, Parte 5

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La pioggia battente si infrangeva a ritmo forsennato sull'asfalto del marciapiede, ammassandosi in pozzanghere all'interno delle crepe lungo strada della zona periferica di Nagoya, calpestate di tanto in tanto dagli stivali di qualche passante casuale. Dai tubi di scolo che si intricavano fuori dalla finestra, dietro la quale Mike osservava il mondo grigio con occhi assorti, discendevano rivoli d'acqua accumulata sulla superficie metallica.

L'uomo osservava il vetro picchiettato dalle gocce che collidevano su di esso, tra l'annoiato e il pensieroso.

"Pare che si sia scatenato un bell'acquazzone..." borbottò, voltandosi verso le due karateke che dividevano l'appartamento con lui. "Proprio oggi che inizia la tua sessione di lezioni alla palestra Kamado." si rivolse alla sua ragazza.

Nagisa però non appariva per nulla demotivata da quell'imprevisto. "Un po' di pioggia non mi fermerà di certo, indosserò l'impermeabile, no problem!" cinguettò, arzilla.

"Ora parli anche tu con anglicismi." ridacchiò Mike. "Good girl."

"Stando con te mi sono abituata... e poi, tecnicamente, la mia sessione di lezioni sarebbe già iniziata ieri. Ho dato una dimostrazione delle mie capacità al maestro del dojo." rimbeccò Nagisa.

"Più che altro, hai mostrato di essergli superiore..." intervenne Kazue, seduta dietro al tavolino tondo al centro dello spartano salone in cui i tre soggiornavano. "Avresti potuto trattenerti un pochino."

Al contrario di Nagisa, che aveva già indosso l'impermeabile col cappuccio tirato all'indietro, Kazue era vestita leggera, con una canottiera e dei pantaloncini di jeans sovrapposti a lunghe calze nere. I capelli bianchi le conferivano un'aria fredda, in contrasto col clima dalla temperatura piuttosto calda per una giornata piovosa di inizio autunno.

Nagisa si grattò la nuca, esibendo una risatina imbarazzata. "Volevo dimostrare di essere all'altezza del compito... dai, mi sono fermata dopo il terzo atterramento."

"Eri talmente euforica che, tornati a casa, hai tenuto un incontro di karate improvvisato con Kazue in camera sua, ed è anche durato quasi un'ora." farfugliò Mike, la schiena poggiata al davanzale, un'aria disinvolta dipinta in faccia. "Se non ci fosse stata lei a tenerti testa, ti saresti sfogata su di me?" ironizzò.

"L'importante è che tu sia carica, sono felice di vederti così." Kazue le piazzò una spontanea pacca sul sedere che la fece arrossire. Gesti confidenziali come quello erano inconsueti per lei, segno che ormai si era aperta con Nagisa senza più la freddezza dei primi tempi, dopo essere stata dimessa dall'ospedale.

"P-perché l'hai fatto?" balbettò Nagisa.

"La mia sorellina ha un sedere da cintura nera." la schernì Kazue, facendole l'occhiolino.

"Confermo." concordò Mike.

"Tu sta' zitto." fece Kazue, voltando il capo di lato.

Ora che ci faceva caso, anche lei non era messa affatto male, notò il poliziotto. "Ci sarà qualcosa di speciale nell'ambiente di famiglia..." pensò, sarcastico. Non che provasse alcun tipo di interesse per lei, anche solo immaginare cose del genere sulla sorella della sua ragazza gli sembrava orrendo. E non avrebbe scambiato ciò che provava per Nagisa con niente al mondo.

"Cos'hai da guardare, eh?" lo incalzò Kazue, cogliendolo in flagrante.

"Niente, niente, io ho occhi solo per Nagisa!" si affrettò a esclamare l'altro, agitando le mani.

"Bravo." lo fulminò con lo sguardo lei, mentre la sorella ridacchiava.

Dopo qualche altro minuto in cui Mike e Kazue si prepararono per accompagnare Nagisa al dojo, non senza qualche altra scaramuccia e minaccia sparsa, i tre furono pronti per uscire, Kazue munita di un ombrellino violetto, Mike e Nagisa in impermeabile.

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