15. Maho, Parte 2

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"Insomma, Maho, si può sapere dove ci stai portando?"

"Un attimo di pazienza, Shoko-san. Siamo quasi arrivati."

L'uomo e la bambina, insieme a Saori, stavano camminando a passo spedito da qualche minuto, lungo il marciapiede da cui i due investigatori avevano raggiunto la scuola elementare.

Subito dopo la stranissima esperienza di Shoko, in seguito alla quale aveva chiesto a Maho chi fosse il misterioso Aka Manto in cui si era imbattuto, la piccola aveva immediatamente intimato loro di seguirla.

"Sapevo che c'era qualcosa di strano, venite con me, presto. Devo mostrarvi un luogo." aveva detto, prima di fiondarsi verso l'uscita della scuola, seguita da Shoko e Saori.

In quel momento la mente di Shoko era ancora più confusa di quando era uscito dal bagno in cui sentiva di aver rischiato la vita, pur non sapendo come.

"Almeno lo conosci Aka Manto, oppure ci stai facendo girare a vuoto?" rimbeccò l'uomo.

"Non nel dettaglio. So solo che è una vecchia leggenda metropolitana ma non conosco bene la storia." rispose Maho, avanzando sbrigativa.

"E pensi che nel posto in cui ci stai portando avremo delle risposte precise?" chiese Saori.

"Non so... la verità è che da giorni sento una specie di richiamo provenire da laggiù, come se mi stesse attirando. Ma ho paura di entrarci da sola." ammise la ragazzina dai capelli biondi. "Voi non lo sentite? Almeno Shoko-san spero che ci riesca dato che da quello che ci ha raccontato, ha assistito a qualcosa di strano in quella cabina... vi giuro che non me lo sto inventando!"

La verità era che non solo Shoko, ma anche Saori avvertiva un flebile ronzio nell'aria intensificarsi man mano che si avvicinavano a destinazione.
Come se uno sciame di vespe si stesse approcciando lentamente a loro.

"Qualcosa la avverto, ma credevo fosse solamente legato allo stress o all'ansia." disse Shoko.

"Ehm, a dire il vero anch'io provo un senso di debole pulsione dentro di me che... mi spinge a proseguire in questa direzione, in un certo senso. È difficile da spiegare." intervenne Saori con voce timida e incerta. "Credevo me lo stessi immaginando per la suggestione del momento..."

Maho tirò un sospiro di sollievo mentre le sue guance tonde acquisivano un colorito rosato. "Meno male, allora non sto impazzendo, dopotutto! Forse riusciremo a scoprire cos'è che hanno visto Shoko-san e la mia amica."

"Vediamo di fare in fretta e scoprire a cosa stiamo andando incontro." affermò, deciso, Shoko mentre iniziava ad avanzare di gran carriera.

Dopo pochi metri, Maho svoltò l'angolo a sinistra, passando per uno stretto cunicolo tra due palazzi e sbucando su una stradina con tanti negozietti, puntellata di persone che passeggiavano.

La città iniziava ad animarsi con l'arrivo della sera, soprattutto grazie al fatto che era venerdì e il fine settimana era ormai alle porte, dunque la gente voleva svagarsi e godersi i giorni festivi.

"Siamo arrivati." proclamò Maho, dopo qualche altro passo.

Di fronte a una panchina che sorgeva sotto un arancio sul marciapiede, i tre riconobbero all'unisono il luogo da cui erano attratti.

Era un negozio di antiquariato chiuso, con un'insegna polverosa a caratteri curvi, e una lanterna appesa a un lampione dall'aria antica davanti al portone d'ingresso in legno di quercia.

Shoko, Saori e Maho fissarono il negozio evidentemente abbandonato con apprensione: tutti loro sapevano che ciò che li stava chiamando, qualunque cosa fosse, era lì dentro. Nascosto da qualche parte.

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