30. Ricordi, Parte 2

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La città di Hikaritama vista dall'alto appariva minuscola, illuminata dal tenue e aureo bagliore del sole al vespro. Le persone che si susseguivano sui marciapiedi e sulle zone pedonali una dietro l'altra, simili a insetti, sembravano essere tutte uguali, dalle movenze identiche come se fossero controllate dai fili infiniti di un marionettista gigante ma impossibile da vedere, oltre il cielo.

I palazzi e grattacieli attornianti cominciavano a scurirsi con lo giungere della sera, assumendo forme tetre riconducibili a macchine infernali.

Nel frattempo, due osservatori si godevano lo spettacolo dall'alto di una trave sospesa accanto a una gru, agganciata a solidi cavi metallici, dentro un cantiere. La donna ammirava ciò che si estendeva sotto i suoi occhi vigili, compiaciuta dal fatto di trovarsi in alto, in pieno controllo di ogni cosa.

Accanto a lei, l'uomo in camicia dallo sguardo freddo e penetrante rivolgeva invece la sua attenzione al firmamento, quasi a voler scorgere un significato nel susseguirsi perpetuo delle ore, dei giorni, dei secoli. Uno che, naturalmente, non poteva trovare.

"È quasi ora. Vuoi andare?" chiese Akiko, le gambe penzoloni nel vuoto.

"Sarà una scocciatura... gente come i Kuragi sono sempre bersagli ostici. Prendiamoci un altro po' di tempo." sbottò Shoko, aggrottando la fronte spaziosa.

"Vanno fermati. Stanno divulgando importanti informazioni su di noi, d'altronde Eiko pare fosse membro di Teary Spiral un tempo. Ma sua figlia quando ha scoperto tutto ne è rimasta orripilata e con l'appoggio di suo marito vorrebbe denunciarlo per le sue azioni passate." affermò Akiko, girando il collo verso destra, accompagnata da una ciocca di capelli biondi.

"Brutta storia." commentò l'altro. "A ogni modo, non è affar nostro. Devono morire, e noi ottenere credito tra i piani alti."

La giovane donna sogghignò con gusto. "Mi piaci perché sei diretto, Satomi." lo punzecchiò, chiamandolo per cognome.

Lui si sporse lentamente in avanti verso di lei. "E tu perché sei un genio." bisbigliò.

"Lo so." ironizzò Akiko.

Le loro labbra si sfiorarono e i loro volti raffreddati dall'aria rarefatta di quell'altitudine si unirono, riscaldandosi a vicenda. Il profumo della partner inebriò le narici di Shoko, che sentì l'impulso di stendersi su di lei, sovrastarla, baciarle ogni parte di quel corpo slanciato e formoso, anche lì. Con lei l'avrebbe fatto ovunque.

"Sicuro che non sia ora di andare? Si farà tardi..." I sussurri di Akiko erano poco convinti, nonostante la consueta fermezza del tono.

"Un altro po'." Le mani dell'uomo sfiorarono le sue lisce ciocche, esplorarono la loro morbidezza come fossero fili di puro velluto.

"Non puoi fare a meno di me, eh?" sghignazzò Akiko. "Scommetto che se mi lasciassi cadere, proprio adesso, non esiteresti a lanciarti per inseguirmi, cercare di acciuffarmi." mormorò in un soffio compiaciuto.

Shoko sollevò un sopracciglio. "Non subiresti danni, con l'Energia Spirituale che possiedi." arguì.

"Il solito cinico." mise il broncio lei. "Su, andiamo, è quasi sera. Ti sfogherai a lavoro concluso, pistolero." Un sorrisetto malizioso si fece largo sulla sua bocca, uno che ebbe ancora maggior effetto sul compagno.

Ma sfortunatamemte Akiko aveva ragione: ci sarebbe stato tempo per quello. Avrebbe aspettato fino a notte per appagare il suo desiderio verso di lei.

Quando l'ombra avrebbe celato in parte le forme dei loro corpi in tensione, e smorzato il suono dei loro gemiti.

"Ok, ok." sospirò, infine. "Chiudiamo questa faccenda e non pensiamoci più."

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