2. Che colpo! | Present;

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"Non scorderò mai l'odore di Kacchan.
Sapeva di polvere da sparo e mandorle dolci."

«Dimmi chi cazzo sei o ti faccio esplodere la testa.»

La voce che ha pronunciato questa minaccia improvvisa è cupa come il ringhio di un lupo selvatico.

Sono ancora così stordita dal fatto che un attimo prima fossi sui miei piedi e quello dopo io sia bloccata contro il materasso, che in un primo momento non riesco a reagire in alcun modo. Il ragazzo mi tiene incollata al letto, un ginocchio premuto su una coscia, una mano stretta attorno al polso di quella delle mie che ha cercato di toccarlo, l'altra sul mio collo. Le sue dita sono calde, incredibilmente calde. Odora di polvere da sparo... e di mandorle dolci.

Il cuore mi schizza in gola e mi domando incoerentemente se, sotto i polpastrelli, riesca a sentirlo anche lui. Provo a pronunciare qualcosa, ma le mie labbra si muovono senza produrre alcun suono, la mia voce bloccata tra le corde vocali dalla sorpresa.

Lui mi scruta, senza muoversi, i suoi occhi rossi tanto intensi che sembrano volermi scavare nella testa e tirarmi fuori le parole che non riesco a pronunciare. Provo di nuovo a parlare, senza successo, e questo sembra sconcertarlo un po', come se si rendesse conto, solo in questo istante, di aver appena intrappolato sotto di sé una ragazzina minuta e spaurita, non qualche pericoloso Villain che ha tentato di attaccarlo nel sonno. Tuttavia, capisco subito che è un tipo diffidente per natura perché, anche se i suoi occhi assumono un'espressione meno minacciosa, il suo corpo rimane teso sul mio, pronto a scattare alla prima avvisaglia di pericolo.

«Allora?» sbraita, dopo interminabili secondi di silenzio.

Sussulto sotto di lui e questo, in qualche modo, lo convince a rilassare un po' la presa delle sue dita, sia attorno al mio polso che attorno al mio collo. Assottiglia lo sguardo, studiandomi con più attenzione.

Chissà cosa vede di me... cosa pensa, di me.

Sei proprio coraggiosa, Ruka, e tu vorresti diventare una supereroina?

Stringo la mano libera in un pugno, cercando di trovare un po' di audacia, e riesco finalmente a schiarirmi la voce. «Io...»

«KACCHAN!» La voce che esplode copre del tutto il mio timido tentativo di parlare. Tempo un battito di ciglia e mi ritrovo da sola sul lettino, di nuovo senza riuscire a capire cosa sia successo.

Un colpo poderoso è apparso dal nulla e ha scaraventato Kacchan contro il muro dell'infermeria. Mi tiro su di scatto, spaventata, e giro la testa verso l'altro letto, che ora è vuoto. Spostando ancora lo sguardo, mi ritrovo a fissare Midoriya, adesso in piedi accanto a me, con il braccio ancora teso nel pugno col quale ha colpito l'altro ragazzo. Volto ancora il capo e incontro la figura accasciata di Kacchan, svenuto in terra in una posa scomposta.

DISTANCEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora