6. La vita che meriti | Past;

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"Non ho mai davvero capito che il mio odioEra in realtà un altro tipo di sentimento

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"Non ho mai davvero capito che il mio odio
Era in realtà un altro tipo di sentimento."

Passato

È tutto buio attorno a me. Il mio corpo è leggero, galleggia nel vuoto privo di peso, come la mia anima.

Dove mi trovo? Sono morta?

C'è un'oscurità impenetrabile. Non vedo nulla. Non sento nulla. C'è pace, ma anche un po' di malinconia.

D'un tratto, una voce mi chiama da lontano. Sembra quella di una donna... di mia madre, ma non ne sono sicura; come potrei ricordarla, in fondo? Non la sento da così tanto tempo... eppure, risveglia qualcosa in me.

La mia anima pare agitarsi, come un pesce che si ritrovi all'improvviso fuori dall'acqua. Mi sento annegare in questo nulla assoluto. Vorrei gridare e la mia anima lo fa, in uno strillo silenzioso, che mi spacca in due.

L'oscurità si squarcia, come un vetro che va in frantumi, quindi tutto diventa di nuovo placido. La pace torna ad avvolgermi, come l'abbraccio di una persona che mi ama... che si preoccupa per me... che mi salverà.

Salvami... salvami... salvami... - ripete la mia voce nella mia stessa testa, con così tanta disperazione che mi sembra d'impazzire.

"Salvami."

"Lo farò," mi risponde una voce sicura, che cancella tutto il resto, ogni malessere, ogni preoccupazione.

Allora sento il mio corpo rilassarsi in quel limbo e una carezza sfiorarmi il viso: prima di rendermi conto che si tratta di una lacrima, riapro gli occhi e torno alla realtà.

L'oscurità dietro le mie palpebre si dissipa lentamente e colori sfocati si mescolano tra di loro per i primi istanti del mio risveglio. Devo sbattere le ciglia più volte, per riuscire a rendere nitidi i contorni del soffitto che sto fissando. C'è un ventilatore appeso ad esso, le cui eliche di legno bianco girano placide, producendo un ronzio basso e continuo.

Dove sono?

Vorrei muovermi, girarmi, alzarmi, ma il mio corpo non risponde ai miei comandi, troppo stanco per riuscire a tenere il ritmo del mio cervello, che invece è ora sveglio e in allerta. Mi rendo conto di essere sdraiata su un materasso e la sensazione del cuscino dietro la testa è morbida e confortante, quasi mi spinge a chiudere di nuovo gli occhi e ad addormentarmi.

Arrenditi, Kasumi.

No. Non posso farlo.

Mi costringo a restare sveglia e giro solo lo sguardo verso la fonte del secondo rumore che riempie quella stanza altrimenti silenziosa. Un bip-bip cadenzato, che sembra suonare allo stesso ritmo del mio... cuore. Deve essere proprio quello a produrlo, perché le mie iridi stanche si posano su un elettrocardiogramma e rimango per qualche istante ipnotizzata nel seguire le linee disegnarsi in picchi regolari sullo schermo.

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