35. Un tenero egoismo | Present;

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Il dormitorio è una struttura disposta su quattro piani. Al piano terra veniamo accolti da una zona comune, con divanetti, tavoli e cucina. Grosse vetrate lasciano entrare il sole e dietro di esse si scorge un cortile ampio e ben curato.

Gli studenti della 1-A sono eccitati ed emozionati. Lo sono anche io, perché da oggi in poi inizia decisamente una nuova fase della mia vita, ma per il momento sono più concentrata sulle dita calde di Eijiro, ancora intrecciate alle mie, piuttosto che su quanto mi circonda. Nessuno fa troppo caso a noi e alla nostra improvvisa vicinanza, perché sono tutti troppo occupati a rimirare ogni dettaglio sfarzoso di quella che sarà la nostra nuova casa.

«Le vostre stanze» dice mio padre, che sta proseguendo con la spiegazione. Lo seguiamo verso gli ascensori. «Sono al secondo piano e di sopra. Per ogni piano ci sono due gruppi di quattro stanze, metà per i maschi e metà per le femmine. Ognuno di voi ha una stanza privata, con aria condizionata, un bagno, un frigorifero e un armadio. Per come la vedo io, è uno spazio davvero lussuoso.»

Mentre ci fa fare il giro dei vari piani, Aizawa ci illustra quale stanza è stata assegnata a ogni studente. Io sono al terzo piano, vicino Uraraka e Mina; sul nostro stesso piano, l'ala dei maschi è occupata da Shouji, Bakugo e Kirishima.

Quando mio padre ce le mostra, io e lui ci siamo già allontanati, le nostre mani si sfiorano solo casualmente, con timidezza, quasi di nascosto. In fondo, non sappiamo bene neanche noi che cosa ci stia succedendo, che tipo di rapporto vogliamo instaurare, quindi per il momento è meglio se, qualsiasi cosa sia destinata a nascere, rimanga tra di noi.

Finito il tour, mio padre ci lascia la possibilità di sistemare i nostri effetti nelle camere. Quando ho finito con la mia, mi ritrovo a osservare una stanza semplice, senza particolari fronzoli. Ho portato qualcuno dei miei manga preferiti, che ora occupano una mensola sopra il letto, accanto ad alcune action figure di All Might; sulla scrivania ho sistemato il mio portatile, una tazza con penne colorate e una serie di agende; tutto il materiale scolastico è sistemato in una bassa libreria di fronte al letto, dove ho anche poggiato il mio zaino; sul comodino accanto, oltre a una abat-jour per leggere la sera prima di andare a dormire, ho una cornice doppia: da un lato c'è una foto di me con mia madre, dall'altra con mio padre.

Dopo aver sistemato, scendo giù nella zona giorno: i ragazzi hanno già finito di ordinare le loro camere e hanno occupato i divanetti. Mi fermo di fronte all'ascensore, un po' intimidita: ho rapporti con la maggior parte di loro, dopo aver trascorso qualche giorno in loro compagnia durante il campus delle Pussycats, eppure mi sento ancora un po' impacciata e fuori luogo.

«Sei in mezzo.»

Sobbalzo spaventata e vengo fuori dalle mie considerazioni. Mi giro e mi ritrovo a fissare Bakugo, che mi guarda a sua volta, accigliato.

«Kacchan!» esclamo sorpresa. Da quando siamo arrivati, non ho avuto occasione di scambiare neanche mezza parola con lui.

Lo vedo storcere il naso al nomignolo col quale ancora mi riferisco a lui, ma per una volta non commenta né borbotta. «Stai bene?» mi domanda invece, sebbene in modo affettato. Distoglie lo sguardo, come se la risposta non gli interessasse davvero.

«Io... sì, tutto bene, grazie.» Mi sento estremamente impacciata, di fronte a lui, forse ancora di più che con Kirishima. Eppure, l'esperienza che abbiamo vissuto insieme avrebbe dovuto quantomeno rafforzare un po' il nostro legame. «Tu...?» domando, cercando di intavolare una conversazione normale.

Bakugo annuisce, quindi senza aggiungere altro si allontana verso gli altri, con le mani infilate nei pantaloni della tuta. Lo seguo con lo sguardo fino a che lui non affonda nel divano, accanto a Kirishima, che cattura subito la mia attenzione con un grosso sorriso e mi fa cenno di avvicinarmi. Prendo coraggio e raggiungo anche io il resto del gruppo.

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