21. Fumo azzurro | Present;

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"Sono sempre stata un passo indietro

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"Sono sempre stata un passo indietro."

Quando riapro gli occhi, la prima cosa che vedo è un soffitto bianco dal quale pende un ventilatore, che gira pigro. Le luci sono accese e ci metto un po' ad abituare i miei occhi a passare dalle tenebre assolute a questo bagliore intenso. Sbatto le palpebre più e più volte, in un primo momento incapace di fare altri movimenti. Il mio corpo è stanco e pesante, ma mentre riacquisto pian piano tutti i sensi, mi rendo conto di essere adagiata su un materasso.

Dove sono? Come ci sono finita dentro un letto? Cos'è successo?

Chiudo di nuovo gli occhi e corrugo la fronte. Con uno sforzo di memoria, riesco ad afferrare brandelli di ricordi. Ero sulla veranda. Con Kirishima. Mi ha stretta a sé. Poi... cavolo, sono svenuta tra le sue braccia.

Spalanco di nuovo gli occhi e sento il cuore accelerare i suoi battiti e le guance andarmi a fuoco, un po' per l'emozione, un po' per la vergogna.

«Haruka.»

Sobbalzo spaventata, perché non mi ero resa conto di non essere sola nella stanza.

Finalmente riprendo il pieno controllo del mio corpo e riesco a girare la testa: mio padre è seduto su uno sgabello e mi riserva uno sguardo apprensivo, che si scioglie in un sorriso di sollievo quando i nostri occhi si incontrano e capisce che sono vigile e fuori pericolo.

«Hey, papà» lo saluto, ancora un po' stordita.

Aizawa si china versa di me e mi poggia una mano sulla testa. Le sue dita si muovono tra i miei capelli con una carezza rassicurante.

«Cos'è successo?» mormoro, anche se temo di conoscere già la risposta. «Dove siamo?»

«In infermeria, ti ha portata Kirishima. Gli sei praticamente svenuta tra le braccia» mi spiega, e scuote la testa con un sospiro.

Devo essere arrossita di nuovo, perché sento il volto in fiamme. Distolgo lo sguardo da quello di Aizawa, sperando non colga i segnali impliciti del mio stato d'animo, che sarebbero di certo palesi per mia madre. Lui non pare farci caso... o forse ha solo così tatto da non farmeli pesare.

Per un attimo, temo mi chieda che ci facessi con Kirishima, piuttosto che essere in camera con le altre ragazze, ma lui non lo fa. «Mi sa che ho preteso troppo da te» mormora invece, il suo pollice che ancora mi sfiora la fronte. «Non sei ancora pronta per affrontare allenamenti di questo tipo.»

Mi giro di nuovo a guardarlo. «Ma è il motto della Yuei, no?»

Aizawa mi mostra un sorriso. «Plus Ultra, eh?» Scuote il capo. «Sei proprio tale e quale a tua madre» borbotta poi, ma non lo fa con astio, sembra quasi intenerito.

Le sue parole e la sua espressione, d'un tratto dolce e un po' nostalgica, mi sorprendono e mi stringono il cuore con uno strano calore.

«Anche lei non sapeva mai quando fermarsi.»

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