CAPITOLO: 3

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La settimana è volata stranamente, siamo già a venerdì.

Vado a scuola con la solita voglia del cazzo.

Trascorro le ore ad ascoltare le nuove canzoni che ho scaricato nel cellulare.

Entro su facebook e noto una richiesta d'amicizia: Brianna Jans.

Non avendo niente di meglio da fare mi metto a curiosare un po' sul suo profilo.

Guardo la maggior parte delle sue foto e devo dire, che è proprio una bella ragazza.

C'è una sua foto insieme ai gemelli Beston, ovvero i suoi fratelli. Sono tutti sorridenti, e a dire il vero, non si assomigliano a fatto, loro hanno gli occhi chiari, lei scuri, poi lei è abbastanza scura di carnagione confronto a loro.

Mah,magari sono fratellastri. Oppure lei è stata adottata. Mah, non mi interessa.

<<Signorina Mccall, se non gli interessa minimamente la mia lezione è pregata di uscire fuori.>> ah beh se non chiede altro.

Mi alzo ed esco senza dire una parola. A parer mio la scuola non serve,almeno non a me.

Uscita dalla classe vado all'armadietto per mettere giù il quaderno.

Due mani si appoggiano sui miei fianchi e ricevo un bacio sulla guancia sinistra.

Mi accorgo che è Hector dal piccolo tatuaggio sul dorso della mano una S, di Sean, suo padre.

<<Ehi, che ci fai qui?>> chiedo girandomi, trovandomelo a due centimetri dal viso. Male Esmeralda, male.

<<Tu piuttosto, buttata fuori un altra volta?>> chiede.

<<Si sai, come al solito. Scuola di merda. Che cazzo ne possono sapere loro dei miei problemi? Dicono che avrei bisogno di uno psicologo,quando in realtà io>> indico me << Non ho alcun bisogno di uno strizza cervelli, semmai loro >> e indico alcuni professori che conosco passare per il corridoio << Ne hanno davvero bisogno>> borbotto alterandomi e gesticolando con le mani. Lui mi osserva e ride.

Si avvicina a me per porge un piccolo bacio sul lato delle mie labbra.

Io lo fisso. E lui fissa me. Le sue labbra si piegano in un sorriso e le mie lo fanno a loro volta.

<<Andiamo>> dice d'un tratto.

<<Dove?>>

<< A fumare>> mormora lui iniziando a camminare verso l'uscita,come se fosse la cosa più logica del mondo. Affretto a muovermi perseguirlo prima di perderlo di vista. Mentre cerco di raggiungerlo nella mia mente inizia a riprodursi la giornata in cui io e lui ci conoscemmo.

Stava piovendo ed io ero seduta su una panchina sotto la pioggia da sola,lui, arrivato dal nulla, si era seduto vicino a me e sentivo il suo sguardo bruciarmi addosso, al che mi girai e lo mandai a fan culo. Comparve quel suo sorrisetto strafottente che amo e odio allo stesso tempo. Si era tolto la felpa, avvicinato a me, e messo la sua cazzo di felpa sulle mie spalle posizionandomi il cappuccio sul capo. Poi aveva chiesto, o meglio "ordinato" di andare con lui ed io gli avevo risposto di no, che non lo conoscevo e che non sarei andata in giro con uno sconosciuto. Così si presentò come Hector io nemmeno allora mi alzai.

Lui,testardo com'è, non ha voluto senitire scuse.

Mi aveva preso per un braccio, portandomi poi in un locale, offrendomi una cioccolata calda, dato che era fine novembre.

Aveva chiesto il motivo della mia pazzia, "stare sotto la pioggia al freddo su una panchina bagnata in quasi pieno inverno non è molto normale" aveva detto ed io avevo risposto "non c'è nulla di normale in me".

Causa d'effetto (in fase di correzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora