CAPITOLO: 1

1.7K 80 13
                                    

La solita giornata del cazzo.

Lunedì le solite ore e la solita rottura di coglioni, non ho voglia di alzarmi dal letto.

<<Esmeralda alzati o farai tardi!>>

Ecco di questo parlo. Ma chi melo fa fare? Mi alzo a mal voglia, non voglio sentire quella gallina di mia madre che starnazza di prima mattina.

Prendo le prime cose che mi capitano; collant neri e la mia felpa larga, ma molto larga, grigia come piace a me. Le mie adorate Globe. Vado in bagno, mi lavo il viso, metto il rimmel, l'ombretto scuro, il rossetto rosso e i miei orecchini rotondi grandi, e raccolgo i miei capelli con un fermaglio. Perfetto posso uscire.

<<Eccoti finalmente>> dice mia madre come entro in cucina per prendere una merendina.

<<Si ma ho fretta, vado ciao>> e mentre sto per uscire dalla portala notizia...

<<Senti io pomeriggio ho da fare, passi tu a prendere tuo fratello a scuola? Io per le sette dovrei tornare. Grazie >> ecco la rottura di coglioni del lunedì mattina.

<< Che palle, oh però che sei! >> esco sbattendo la porta.

Me ne voglio andare da questo posto, non la sopporto più quella donna ne lei, ne il suo maritino del cazzo.

Porca puttana! Accendo una cicca, mi devo calmare.

Stamattina ho deciso di andare a scuola a piedi, non è molto distante da casa mia.

Oggi il tempo è tetro e lo adoro, amo i temporali sin da quando ero piccola.

Ricordo che rimanevo molto tempo alla finestra. Guardavo le goccioline scendere immaginandomi gare per vedere quale goccia arrivava prima al davanzale.

Passando secondi, minuti o forse anche ore ad osservare.

Ma ora che sono crescita la pioggia la voglio sentir scendere sul mio viso, ogni singola goccia.

Arrivo a scuola, saluto con un cenno del capo chi conosco, sono una di quelle ragazze che non ha mai avuto problemi nel relazionarsi, non mi considero "popolare" e ringrazio di non esserlo, basta e avanza il mio giro di amici, pochi ma buoni.

Spesso e volentieri sto anche sola, ho imparato a convivere con me stessa, non mi faccio alcun tipo problema, sto bene, poi se con me c'è anche un ottimo libro meglio ancora, specialmente se il libro tratta di argomenti difficili, presenti nella vita di tutti i giorni ma che ogni persona cerca di evitare per cercare una sorta di tranquillità,quella tranquillità che ognuno di noi vuole dimostrare di avere ma che in realtà non esiste.

Alle volte sento di non essere molto normale, forse per colpa del mio passato piuttosto burrascoso. Suona la campanella risvegliandomi dai miei pensieri. Affretto il passo per entrare in classe, prendo l'ultimo banco infondo attaccato al muro, così da poter farmi i cazzi miei.Passano le ore e non vedo l'ora d'uscire da questo posto, ho bisogno di nicotina.

<< Si signorina Mccall vuole rispondere lei alla mia domanda ?>>

Mormora entusiasta la professoressa vedendo la mia mano alzata, credendo in un mio interesse verso la sua lezione.

<< In realtà no, potrei andare al bagno?>>

brusii di sottofondo e qualche risatina risuona nella classe.

<< Va bene vai, cinque minuti e in classe.>> Si si, parla parla.

Esco dalla classe, scendo le scale, arrivo nel cortile, vado in fondo e svolto l'angolo dove sono parcheggiati alcuni motorini.

Causa d'effetto (in fase di correzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora