CAPITOLO 36

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Sento il frustrante suono dell'elettrocardiogramma. Bip, bip,bip... È un suono abbastanza frustrante. Guardo mio fratello dormire, non fa una piega. Mi domando come faccia ha stare immobile. Penso che se io andassi in coma, mi muoverei comunque.
<< Esmeralda?>> sento una voce profondamente roca sussurrare il mio nome, non mi serve voltarmi per capire a chi appartiene quella voce.
<< Cosa ci fai tu qui? >> sussurro senza mai voltarmi.
Sento i suoi passi avvicinarsi a me.
<< Volevo vedere come sta...>> da come si è espresso sembrerebbe più una domanda che una affermazione.
Annuisco con la testa. Fisso il viso angelico di mio fratello, nella stanza ricala il silenzio l'unico rumore è quel fottuto bip di quella fottuta macchina. Mi sale l'ansia. Devo uscire, non ce la posso fare...
<< Sta immobile, fermo. Come se niente di ciò che ha intorno vivesse. È fermo. Si sente solo questo assordante bip dell'elettrocardiogramma. È estenuante vederlo in queste condizioni ed è ancora più estenuante non poter fare nulla per lui. Bisogna solo aspettare e basta>>
Distolgo lo sguardo da mio fratello per posarlo finalmente su Dylan. Lo vedo perso. È lontano anni luce da me. Sembra come se non lo conoscessi. In fondo è così, cosa so concretamente di lui ?

Quasi nulla. A me non sono mai importate molto queste cazzate, però ammetto che mi farebbe piacere conoscere qualcosa di lui e non solo il suo cazzo.

<< Esmeralda, c'è qualcosa che io ti devo dovrei dire...>> mi fissa.
Faccio un cenno con il capo per spronarlo a parlare.
<< In questo periodo, non ti sono stato particolarmente vicino, e non è per qualcosa, è che sono andato a cercare una persona ...>>

Un suono piatto emesso da quel aggeggio distoglie il mio interesse nell'ascoltare ciò che Dylan ha da dirmi. E in un batter d'occhio nella stanza prima silenziosa, ci sono all'incirca cinque medici, uno di questi strappa la camicetta di mio fratello e inizia a fargli un massaggio cardiaco, automaticamente ne entra un'altro trasportando il carrellino con sopra i defibrillatori.

<< Sta andando in arresto cardiaco, presto!>> La mia mente in questo momento è come se si fosse fermata. Come se vedesse tutto in muto e a rallentatore. Vedo il corpicino di mio fratello rimbalzare alle scosse che i medici gli stanno dando, vedo il panico nei loro occhi. Sento delle braccia stringermi forte. Sono immobile. Non capisco ciò che sta accadendo.

Sento che qualcuno mi alza di peso e mi porta fuori dalla stanza. Inizio a dimenarmi e ad urlare, ma quest'ultimo sembra non volermi lasciar andare. Mi portano in bagno, vengo messa a terra e senza nemmeno rendermene conto, dell'acqua gelida mi arriva dritta in faccia. Prendo un grosso respiro.

<<Che cazzo ti ha dato alla testa?>> Urlo a Dylan. Non so bene cosa mi è successo.

<<Ti stavi sentendo male, e in quella stanza non potevo lasciarti...>> inizia a gesticolare con le mani.

<< Ma tu chi cazzo sei? Si può sapere chi cazzo ti credi di essere? Mio fratello sta avendo un arresto cardiaco e tu mi porti in bagno?>> esplodo, sento la cassa toracica salire e scendere, gli occhi mi si stanno appannando...

<<Ti calmi?>> Sussurra. << No che non mi calmo! Perché sei qui? Non hai nulla di meglio da fare? Ti voglio fuori dalla mia vita! Levati dal cazzo. Vattene.>> Detto ciò lo lascio lì e me ne vado. inizio a correre.

Chi si crede di essere? non può venire da me ogni qual volta che vuole, ho dei sentimenti, non sono una fottuta bambola. Per una settimana non l'ho sentito e ora pretende chissà quale pregio su di me? Ho problemi ben più grandi da risolvere.

Entro nella stanza di mio fratello con il fiatone e noto un infermiera.

<< Lei deve essere la sorella, Esmeralda?>> annuisco. Ha i capelli raccolti in una coda ordinata, e il camice bianco, come tutto in quella stanza, lungo fino a terra. Ha una cartellina in mano, quella di mio fratello.

<< Come sta? >> Fisso mio fratello sul lettino. Immobile, come se non fosse successo nulla circa cinque minuti fa.

<< Ha avuto un arresto cardiaco, ma ora è stabile, il dottore gli ha somministrato un farmaco che dovrebbe rilassarlo...>> Il mio sguardo saetta sull'infermiera carico d'odio.

<<Come una droga?>> I lati della sua bocca si spostano leggermente all'insù.

<< No signorina, è un bambino. Gli ha somministrato un calmante. Non forte, ma giusto per la sua età. Vedrai, si rimetterà presto.>>

<< Come può esserne sicura?>>

<< Non è sicurezza, è avere fiducia. Lui è forte>> sposta il suo sguardo dal mio per posarlo su di lui. Sorride quasi fiera.

<< Spesso, la fiducia ci frega>>

<< Si, è vero, ma bisogna avere la fiducia in qualcuno, o qualcosa...>>

<< Ciò potrebbe portare alla disperazione, la realtà non è come noi la immaginiamo>>

<<L'immaginazione, è molto meglio della realtà..>> Detto ciò esce dalla stanza senza lasciarmi il tempo di risponderle.
Do un ultimo sguardo a mio fratello ed esco anch'io da quella stanza, diventata troppo piccola per rimanerci ancora.
__
<<Come stai?>> lo fisso negli occhi.
<<Lo stai chiedendo veramente o è tanto per chiedere?>>
<<Esme, lo sai benissimo che se ti chiedo come stai, lo chiedo perché voglio saperlo e non tanto per chiedere...>>
<<Hector, non so come mi sento... È asfissiante, è come se ci fosse una forza più grande di me, che tiene il mio respiro in pugno. Io devo solo aspettare che se ne vada, per poi cercare di respirare a pieni polmoni... Solo che non so ne quando succederà e nemmeno se succederà un giorno. Sono distrutta. Mi sento rotta, come se per me non ci fosse più nulla da fare. Chi vuole avere al suo fianco una persona con così tanti problemi? >> finisco il mio monologo guardandolo negli occhi.
<<Esme, io ci sono e sarò sempre per te. Lo prometto.>>
<<Alle promesse non ci credo molto >>
<<Lo so, ma io non romperei mai una promessa, specialmente se fatta a te...>>
<<Perché ? >>
Lui alza dal divano e si posiziona in mezzo alle mie gambe, guardandomi dal basso.
<<Che stai facendo ?>>
<<Devo dirti una cosa importante, ma ho bisogno che tu mi ascolti...>> Annuisco con il capo e faccio un cenno per farlo proseguire.
<< Esmeralda, ci siamo conosciuti diversi anni fa, ne abbiamo passate di tutti i colori. Ora per te è un periodo difficile e brutto, e non augurerei nemmeno alla persona che odio di più al mondo, quello che ti sta succedendo, figuriamoci alla persona che amo. >> Sgrano gli occhi <<Quello che sto cercando di dirti è che in questi hanno ho scoperto delle emozioni nei tuoi confronti. Abbastanza forti. Si sono scatenate quando ho visto le mani di quel bastardo su di te. Quando ho visto il tuo modo di fare nei suoi confronti. A me ha dato un fastidio da spaccare il mondo intero. Ma ho visto te ridere e ho lasciato stare. La gelosia mi stava travolgendo e non ti sono stato accanto come lo sarei voluto essere a causa di questa fottuta gelosia. Perché io ti voglio mia, ti voglio tutta per me. Voglio vederti la mattina a pena sveglia, voglio vederti la sera e durante il giorno. Voglio la tua risata contagiosa sempre con me, voglio poterti toccare come e quando voglio senza farmi delle paranoie. Sono stufo. Stufo perché io saprei prendermi cura di te. So che tu dici di non averne bisogno. Ma non è quello che vuoi realmente... Tutti abbiamo bisogno di qualcuno perché siamo essere viventi. E ogni essere vivente deve avere qualcuno. Non siamo fatti per vivere da soli, come non siamo fatti per non provare emozioni. La natura ci ha creati dipendenti o per qualcosa o per qualcuno. Decidiamo noi se cadere nella tentazione o riuscire ad evitarla. Io non ci sono riuscito. Giuro non ce l'ho fatta... Io, ti amo esme..>>

Bene eccomi qui sono tornata! Sono tornata alla carica e ho deciso di cambiare alcune cose, se vi siete dimenticati della storia consiglio di andare a rileggerla, quello che volevo dirvi è che ho corretto gli errori dei capitoli precedenti e sto cercando di scrivere i nuovi capitoli al meglio. Spero vi sia piaciuto il capitolo .. Bacio
ps: volevo anche dirvi che ho pubblicato una nuova storia andate sul mio profilo se vi va di leggerla si intitola: "mezzosangue"

Causa d'effetto (in fase di correzione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora