CAPITOLO 1

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SANGIOVANNI

Mi sembra di poter camminare sulle nuvole mentre osservo quel viso che tanto mi tormenta a qualche metro dal mio. Cerco di afferrarlo, di accarezzarlo come facevo un tempo ma quel sorriso dolce si sgretola tra le mie mani in un milione di pezzi irriconoscibili e a quel punto è troppo. Mi sveglio di soprassalto con il viso coperto di lacrime e ci metto un attimo a realizzare che si tratta di uno dei miei soliti sogni. Mi alzo da quel letto d'hotel che sa di tutto tranne che di casa e vado in bagno a farmi una doccia fredda. É diventata una specie di routine tanto che ormai non controllo nemmeno l'orario, il getto d'acqua mi scorre sul viso e mi riporta alla realtà, mi insapono velocemente corpo e capelli, noto che i ricci sono più lunghi di quanto non lo siano mai stati ma mi piacciono così, non so, ci sono quasi affezionato. Mi trascino fuori dalla doccia e mi guardo allo specchio. Ho le occhiaie abbastanza profonde e il viso incavato, probabilmente sono dimagrito, mi dico. Sarà la stanchezza da tour o la perenne ansia ma sono davvero sfatto. Non vi è un secondo per distrarsi e in fondo va bene così, lavorare non mi ha mai spaventato, semplicemente ero abituato ad ambienti diversi, credo. Mi sento profondamente grato per aver avuto un anno per condividere la mia musica ovunque e con chiunque mi segua, tutte le tappe sono andate sold out e sentir cantare i miei testi a squarciagola mi ha fatto sentire leggero come non ero da tempo. Questo mi fa tornare indietro nel tempo e un po' mi incupisco, sento come un vuoto.
Torno a letto con i capelli zuppi che gocciolano sul cuscino e imposto la sveglia per la mattina seguente. Ultima tappa poi si torna a casa. Vorrei non finisse mai ma d'altro canto non vedo l'ora, sono sempre stato uno strano io ... non ve lo sarete mica dimenticati ?

GIULIA

La sveglia suona e sono le 7, mi lamento mentre la spengo, in questo sono sempre la solita ma mi tocca alzarmi per riempire il borsone e prepararmi. Ho già le lacrime agli occhi e non so come farò a non piangere per tutto il giorno. Oggi è l'ultimo spettacolo della compagnia qui a Los Angeles e domani si torna in Italia, sono distrutta e allo steso tempo su di giri. Forse semplicemente non sto realizzando che il lavoro di quest'anno così intenso e sorprendente è giunto al termine. Il corpo mi si riempie di bollicine mentre esco dalla porta e ripeto la mia routine per l'ultima volta. Arrivo in sala sempre prima di tutti, mi riscaldo e inizio a improvvisare qualcosa con la musica a palla nelle cuffiette poi mano a mano i miei colleghi entrano dalla porta, li accolgo con un sorriso dolce che oggi nasconde un po' di malinconia e come se nessuno volesse realizzare proviamo e riproviamo, tutto è pronto per l'ultima grande serata e mi sento fiera. Non saprei spiegarlo ma direi orgogliosa di me stessa. Prendo il telefono per la prima volta nella giornata durante il tragitto di ritorno verso il mio appartamento e come un colpo al cuore mi rendo conto che vorrei solo chiamarlo e raccontargli che per la prima volta sono abbastanza e che, soprattutto, ho dimostrato di poter essere all'altezza. Ricaccio indietro la lacrime ingoio con forza il magone che mi si è creato in gola, mi infilo sotto la doccia sperando almeno sta notte che i miei problemi d'insonnia non si facciano vivi, domani vorrei fare lo spettacolo e poi partire tranquilla. Con i capelli ancora umidi occupo il tempo restante riempiendo le valigie fin quando esausta mi butto sul letto. Scarico la tensione in un pianto liberatorio e mi addormento addolorata e felice. In bilico tra una fine e un'inizio. Ripenso ai tempi della casetta a quell'ultima sera io e lui e provo le stesse inspiegabili sensazioni. Chissà la Giulia di domani cosa proverà ?

NOI CHE SIAMO D'ISTANTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora