CAPITOLO 2

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GIULIA

E come un sogno che diventa realtà lo spettacolo giunge al termine, è un successo, ci abbracciamo tra le lacrime e ci promettiamo di rivederci il più presto possibile, pur sapendo quanto sarà difficile data la distanza. L'Italia mi manca, ogni giorno, ma questo posto mi ha portata ad una tale consapevolezza che mi si spezza un po' il cuore, non che prima fosse del tutto intatto. La fine di una qualsiasi esperienza fa sempre male e nel mio caso fa molto molto male. Dopo i saluti e le promesse di tornare presto a danzare qui è il momento di andare all'aeroporto, le lacrime mi rigano il viso e non riesco proprio a fermarle. Sono esausta anche solo al pensiero di dover affrontare il jet lag una volta tornata a casa, spero almeno di riuscire a dormire durante il lungo volo che mi attende. Il frastuono dell'aeroporto mi allontana dai pensieri, mi rendo conto di essere in ritardassimo ed inizio a correre, chissà cosa pensa chi mi vede... ho il viso sconvolto dal pianto, il corpo stanco dopo aver ballato così tanto, mi porto dietro valigie alte quanto me e mi ritrovo a pronunciare una serie di "mannaggia" mentre mi fiondo verso il gate poi ai controlli e infine verso il mio posto. Sono triste e stanca quando mi addormento ripercorrendo nei sogni tutto ciò che ho vissuto in questi mesi.
Ad un tratto sento una mano picchiettarmi la spalla. - Siamo quasi arrivati tesoro- mi dice una dolce signora che nemmeno avevo visto sedersi al mio fianco - Grazie mi scusi, sono esausta- le spiego notando che osserva il mio viso struccato sul quale si leggono tutte le emozioni che provo. - Oh si nota tranquilla, sei Giulia Stabile giusto? La ballerina, che facevi in America?- mi rendo conto a quella domanda che molti sull'aereo mi osservano, una risata nervosa mi esce dalle labbra e quella gentile signora mi sorride. Capisco che non sono più in America, li nessuno conosceva il mondo di amici, qui invece la gente mi riconosce. Mi ritrovo nel passato, circa un annetto fa. Maggio 2021 appena uscita dalla casetta, io e lui che camminiamo in mezzo alla folla che urla i nostri nomi. Io saluto con la mano stringendo con l'altra la sua. Un sorriso sghembo compare sul mio viso a quell'immagine ma mi rendo conto di non avere risposto alla domanda, come sempre da grande sbadata mi sono persa nei ricordi del mio cuore.
- Sì sono io, dopo amici sono rimasta per un periodo in Italia, dovevo abituarmi a quella nuova vita e poi sono andata a Los Angeles per studiare. Doveva essere un mese ed è stato quasi un anno... non so spiegare come- racconto con tono dolce osservando la signora che mi ascolta attenta. - Avrai una vita meravigliosa, te lo auguro- mi dice un attimo prima di atterrare e il cuore mi si stringe. Ricordo l'affetto delle persone durante il mio percorso ad amici. Quando ancora dovevo imparare ad amarmi molti già lo facevano, in quel molti, però, vedo solo due occhi profondamente azzurri e allora spengo il cervello. Mi alzo dal posto e infilo il cappuccio della felpa. Vado a recuperare i miei bagagli, mi fermo a fare qualche foto e finalmente rivedo quei visi così colmi di amore, abbraccio i miei genitori come fosse la prima volta dopo una vita e alla fine è così, ricordo a me stessa. Saliamo in macchina e andiamo dritti a casa. Devo abituarmi all'orario e non vedo l'ora di mettermi a letto, quando però apriamo la porta una schiera di persone salta fuori da dietro i mobili. - Ma mannaggia! Voi siete proprio dei monelli- esclamo vedendo Chiara, il mio mr. Porc, la direttora, tutti i miei familiari e molte altre persone a me care avvicinarsi per abbracciarmi e farsi raccontare la mia esperienza. Se prima era tardi facciamo ancora più tardi ma quasi mi scordo dell'esistenza del tempo. Una volta salutati tutti con un sorriso profondamente felice e commosso, apro instagram e carico sulle storie una foto del cartellone pieno di foto che mi hanno fatto trovare all'ingresso, ogni foto è una parte del mio percorso di quest'anno dai momenti prima della partenza fino all'ultimo spettacolo, ci sono prove, selfie con i miei amici prima di partire e con le tante nuove persone che ho avuto l'onore di conoscere, una lacrima scende veloce sulla mia guancia ma sono troppo presa a fissare una foto per asciugarla. Quello scatto risale ad inizio agosto dell'anno scorso, qualche settimana prima di partire, ora siamo a maggio ma mi sembra sia passato molto più di qualche mese... ritrae me e la famiglia Damian mentre tutti abbracciati e abbronzati sorridiamo. Non voglio continuare a guardarla e mi sposto sulla breve didascalia "ultima vacanza prima della grande avventura". Il respiro si ferma e non posso fare a meno di singhiozzare, sposto lo sguardo su qualche foto con i miei o con Chiara ma non riesco a far finta di niente, vado in camera augurando una buonanotte che sa un po' di malinconia e cerco di distrarmi controllando il telefono. Vedo varie chiamate perse, risposte alla storia e messaggi che mi riprometto di controllare domattina. Ho gli occhi gonfi e il cuore che mi esplode per questo susseguirsi di emozioni forti. Dormo felice di nuovo nella mia cameretta, questa volta però con qualche sicurezza in più su chi sono e cosa posso fare nella mia vita.

SANGIOVANNI

É tardi ed anche il tour è terminato, sento la voce spezzarsi metre ringrazio tutti coloro che hanno partecipato a questo progetto, ringrazio il pubblico che mai mi ha fatto sentire così adatto ad una realtà all'apparenza così profondamente distante da me. Sento che sto per piangere, ma io non piango spesso quindi sorrido e con grande amarezza scendo dal palco mandando baci volanti mentre mi butto sul sedile del van e iniziamo a muoverci per le strade di una Roma notturna ancora piena di vita. Sono provato dalla scarica di adrenalina che sento dentro. Arriviamo in hotel dove Nueve ha organizzato una festa giusto per concludere con una bella sbronza "mondo Sangio". Bevo ma non troppo, sta notte vorrei dormire tranquillo, parlo con queste persone che mi hanno sopportato per mesi, scrivo velocemente alla mia famiglia che mi avvisa del gran pranzo che mi aspetta domani, sorrido felice come un bambino e torno a divertirmi. Rientro nella mia stanza davvero tardi e leggermente brillo mi butto sul materasso ancora vestito, madonna quanto è scomodo, penso, prima di rispondere a qualche messaggio. Apro instagram e rimango un attimo interdetto nel vedere la sua storia caricata letteralmente da 18 secondi, maledico me stesso... che figura di merda Giovanni, poi la osservo meglio scrutando le foto e le piccole scritte che le accompagnano. Ovviamente non si vedono tutte e alcune sono tagliate. Alla vista di quella con la mia famiglia sento il cuore mancare di un battito, subito dopo come se non bastasse, i miei occhi vengono attirati dal bordo di una foto in alto a destra. So benissimo di che foto si tratta e capisco anche che probabilmente vederla mi farà stare peggio di quanto non stia per la fine di questo tour che spero vivamente sia solo il primo di tanti tanti altri. Prontamente esco dall'app e apro la galleria, la trovo in men che non si dica e sento gli occhi bruciare mentre osservo io lei e Chiara qualche settimana dopo la fine di amici sulla porta della sua accademia. Non riesco a guardarla troppo, i nostri visi sorridenti di quei momenti felici si imprimono nel mio cuore. Non faccio nemmeno in tempo a chiudere la foto e crollo in una delle mie nottate tormentate dai ricordi.

NOI CHE SIAMO D'ISTANTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora