CAPITOLO 18

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SANGIOVANNI

Parliamo, parliamo per un tempo che mi sembra infinito come se fossimo solo due vecchi conoscenti.
-Come è andato il tour?-
-E a te lo spettacolo?-
-E questa certificazione e quest'altra?-
-E come facevi a non essere sempre stanca?-
-E come sta la nipotina?-
-E tu hai imparato l'inglese per bene?-
-E tra una tappa e l'altra qualche vacanza?-
-E come stanno i tuoi? Gli sarai mancata tanto-
-E non ti sei sentito in cima al mondo?-
-Io si e tu?-
-Io stavo tre metri sopra al cielo-
Stiamo ridendo come matti mentre le racconto che nelle vacanze di natale durante il cenone di famiglia Lady V aveva deciso di vomitare tutto quello che aveva mangiato addosso ad Abe.
-Oddio non respiro-
-Ti giuro immagina la sua faccia-
Deve impegnarsi a smettere di ridere per tornare a guardarmi seria -In realtà mi manca Abe, mi sei mancato anche tu-
-Anche tu mi sei mancata, non puoi immaginare lady cantata senza indicare nessuno... perde metà della sua bellezza-
Rimaniamo a guardarci intensamente, abbiamo parlato di qualsiasi cosa ci passasse per la mente, ci siamo detti tutto ciò che durante quei mesi non avevamo condiviso. Ha la faccia stanca ma il
sorriso felice e d'istinto le lancio una delle poche patatine fritte che mi sono rimaste nel piatto del secondo. Lei ride e sospira immersa in qualche suo pensiero.
-Credo sia ora di andare, ti ho fatto mangiare tutto il ristorante praticamente e si è fatto anche tardi- mi alzo dalla sedia intento ad infilarmi la felpa e lei sembra risvegliarsi.
-Resta- mi dice convinta e non so cosa dire
-Resta così Pier non deve fare il doppio della strada per venirti a prendere, domani puoi andare a lavoro in van da qui- tenta di nascondersi dietro qualche scusa ma noto il rossore nelle sue guance e sotto sotto anche la paura di un rifiuto. Non capisce l'effetto che ha su di me, non potrei mai dirle di no.
Mi chino e raccolgo il suo borsone da terra ed in silenzio mi avvio alle scale. Lei mi segue e so che è agitata perché le trema la mano mentre schiaccia il pulsante del quarto piano e tira fuori la chiave magnetica della camera.
Apre e mi trovo in una stanza abbastanza grande che sa di lei, è leggermente disordinata, il letto è sfatto e qualche vestito è sparso qua e là, le cose di danza sono ben sistemate nei cassetti, le valigie ancora mezze aperte sono appoggiate accanto alla porta. Ovviamente ha sistemato solo ciò che per lei è indispensabile ovvero quel che le serve per ballare. Accanto al cuscino un Marius ben sistemato ci guarda. Sorrido pensandola insieme a quel pupazzetto durante le notti in casetta. Si accorge che lo sto guardando e una risata nervosa riecheggia nella stanza -Ora penso proprio che mi farò una doccia, tu mettiti comodo e non disturbare Marius-
lascia il borsone a terra ed entra in bagno. Non ho neanche il tempo di avvicinarmi al letto che riapre la porta per passarmi il telefono e chiedermi di metterlo in carica.
mami : "Amor quindi per sta sera niente chiamata? Che fai? ci manchi"
questa notifica fa illuminare lo schermo e nello sfondo vedo una foto, lei e chiara dopo la finale di amici accoccolate sul letto di Giulia mentre riguardano al computer le scene di quella serata indimenticabile. Sul retro del pc c'è il doppio platino di Lady, chissà se è ancora lì...
Lascio il telefono ricordando a me stesso di dirle che deve chiamare i suoi mi sfilo le scarpe e appoggio la testa sul cuscino, sa di lei e mi mancava sentire il suo odore così forte attorno a me. Non so perchè ma mi sento a casa quindi chiudo gli occhi e lascio che il mio cervello viaggi fra i ricordi.
Io e lei dopo la finale rientriamo in casetta tenendoci per mano, ci stringiamo forte e non riusciamo a staccarci. Finiamo stesi sul quel letto matrimoniale che abbiamo montato e mi accorgo che sta piangendo, sto piangendo anche io mentre mi sussurra un "Grazie" che viene dal cuore. Un cuore che prima era distrutto, che non voleva altro che cambiare la sua vita e che ora può dire di avercela fatta. Le accarezzo i capelli ed inizio ad arrotolarli come faccio sempre, lei affonda le mani fra i miei ricci e ci scambiamo un tenero bacio. Mi stacco per guardarla negli occhi "Mi hai salvato, come fai a vedere il mondo così?" sono parole chiare, lei mi ha reso leggero mi ha allontanato da quel muro che avevo costruito ed io voglio solo imparare a guardare la vita come lo fa lei.
"Vorrei vedermi come mi vedi tu"
"Dovresti, dovresti davvero" e tra questi pensieri sussurrati ci perdiamo in noi due, in tutto ciò che abbiamo affrontato e che abbiamo conquistato. Parliamo fino al mattino seguente, cerchiamo di condividere tutto ciò che abbiamo provato. Ogni singola emozione ogni minimo sguardo mi resterà impresso nel cuore per sempre.
Esce dal bagno con addosso solo un asciugamano, e sentendo il rumore alzo la testa per guardarla, i capelli lunghi bagnati lasciano cadere delle goccioline a percorrerle le spalle. Si sposta verso di me, le gambe nude in bella vista "questa mi vuole far morire" penso mentre lei si piega per prendere l'intimo da un cassetto.
-Sotto al cuscino c'è il pigiama, me lo passi?- mi chiede imbarazzata, non riesco a parlare quindi mi alzo e le passo una maglietta che subito mi accorgo essere mia. È una di quelle che le ho dato quando è venuta da me la prima volta, sorrido pensando che la indossa ancora e la vedo arrossire. Si sposta veloce in bagno e ne esce vestita, non ha il reggiseno ovviamente perché dobbiamo dormire e la maglietta arriva giusto giusto sotto le mutandine. La osservo intenta a spazzolarsi i capelli.
-Sei bella, con quella addosso anche di più- non riesco a trattenermi e lei si gira a guardarmi sorridente, credo avesse paura della mia reazione.
Di tutta risposta appoggia il pettine e non so con quale sicurezza si stende sul letto a un millimetro da me. Magari si sta rendendo conto dell'effetto che mi fa, ma non ho neanche il tempo di concludere questo mio pensiero che le nostre labbra si scontrano. Ricambio il bacio senza pensarci due volte, mi manca e la voglio sempre di più. Mi avvicino a lei sul letto e ci ritroviamo avvinghiati, infila le mani tra i miei ricci e poi scende ad accarezzarmi la schiena. Io tengo le mani sui suoi fianchi, non voglio fare niente di cui potremmo pentirci. Mi stacco dal bacio e dalla bocca le scappa un lamento, sorrido a questa reazione e mi sposto sul suo collo, lei non mi ferma anzi fa in modo di posizionarsi sotto di me. Continuo a baciarla nel punto che so la fa impazzire, lei mi sfila la maglietta.
-Voglio di più- dice sicura per poi lasciarmi un bacio umido sull'orecchio. Le sfilo la maglia anche io e scendo a baciarla fra i seni, poi sulla pancia e sul ventre
-Ti prego così è una tortura- mi dice e non mi capacito di quanto mi sembri cresciuta rispetto alle nostre prima volte, più consapevole di se stessa e del suo corpo.
Le sfilo le mutande e iniziò a toccarla prima con le dita poi con la lingua. La sento tremare sotto di me e aggrapparsi sempre di più alla mia schiena. Mi sfila i pantaloni e i boxer ed inizia a toccarmi anche lei. Dio quanto mi è mancata. La guardo così piccola sotto di me e so che non reggerò per molto.
-Ti voglio- le dico piano aspettando una sua risposta che non tarda ad arrivare
-Anche io, come non mai-
Ci uniamo in una cosa sola, raggiungiamo il culmine in fretta, i movimenti dapprima lenti si velocizzano e ci guardiamo intensamente negli occhi tra un bacio e l'altro. Ci addormentiamo abbracciati in mezzo alle coperte, la guardo e sono davvero convinto che non ci sia cosa più bella di lei... soprattutto qui stretta a me.

NOI CHE SIAMO D'ISTANTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora