CAPITOLO 9

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GIULIA

Rientriamo in silenzio e tutti ci guardano -È ora di andare in hotel- mi dice Fabio, cerco Sam con lo sguardo ma non lo trovo - È andato a prendere il treno, questo weekend si tratta di prove e servizi fotografici, ha detto che tu te la cavi benissimo da sola così gli abbiamo detto di prendersi qualche giorno di pausa per dedicarsi alla scuola dove dovrà insegnare- Madame risponde al mio sguardo interrogativo, primo weekend da sola, bene. Credo proprio che mi concentrerò sulle prove 24 ore su 24, magari Francesca potrà venire a vedere dal vivo come procede la coreografia.
- Oh per le prove va benissimo, spero di non deludere nessuno di voi- una risata nervosa accompagna questa mia frase e Francesca mi guarda amorevolmente - andiamo in hotel allora, oggi pomeriggio avrò del lavoro da fare- concludo sorridendo. Sangiovanni è rimasto dietro di me, fermo sulla porta, non si è più mosso né ha alzato lo sguardo.
- Sangio passa in sala registrazioni a recuperare la tua roba- gli dice un uomo calvo con la faccia simpatica che credo si chiami Massimo, io mi giro a guardarlo e noto che anche Sangio lo guarda senza capire
- Devi tornare anche tu in van no? Non hai detto sta mattina che ti serviva un passaggio- "Eccallà" penso ad alta voce e Madame accanto a me scoppia a ridere. Sangio la guarda senza capire poi guarda me, non sa cosa dire, ha gli occhi meno arrossati rispetto a prima ma ancora si notano i segni del pianto sul suo viso. Sospira - Hai ragione, sono senza ritorno, un minuto per prendere le mie cose e sono all'uscita- dice frettolosamente chiudendosi la porta alle spalle. Una voce attira la mia attenzione che fino a quel momento era del tutto concentrata sui movimenti del ragazzo - Certo che con voi non si capisce mai nulla- Madame mi guarda divertita e non posso far altro che darle ragione
- Non ci stiamo a capì niente manco noi, ti giuro, ora vado ci vediamo presto alle prove- mi saluta con la manina insieme a tutti gli altri e mi avvio verso il van, ci mancava solo un bel giretto in macchina con lui penso mentre salgo sul sedile posteriore e sorrido all'autista.

SANGIOVANNI

Arrivo in sala prove e sono tentato di chiudermi lì e non uscire più, poi però mi ricordo che si ratta di lei allora raccolgo un po' di coraggio, la mia roba e mi dirigo all'uscita. Salgo salutando Ale, l'autista, e mi siedo il più distante possibile da lei. -Sangio prima porto te a casa- mi dice lui ma sono perso nei miei pensieri e rispondo con un semplice cenno. Lei è minuscola, accoccolata sul sedile sembra volersi nascondere. Dovrebbe sapere che con me non funziona.
- Sei in ansia?- le chiedo d'istinto - Cos'è ora mi leggi nel pensiero- mi dice lei sapendo che la conosco meglio di chiunque. -Sì, mi diverto, chissà quante me ne stai dicendo in quella testolina- scherzo e come risposta una manina mi arruffa i capelli. Rimango immobile sotto il suo tocco incapace di non sorridere come un ebete. Quando si rende conto del gesto che ha fatto ritira di scatto la mano stringendola all'altra. Mi guarda con quegli occhi da cerbiatto e credo mi stia scrutando l'anima. Potrei giurare di poter toccare la tensione che c'è nell'aria quindi smetto di guardarla e mi volto verso il finestrino. Il paesaggio scorre tranquillo mentre ci muoviamo verso casa mia. Ripenso alla prima volta in cui lei è venuta da me l'anno scorso. Eravamo felici e spensierati, innamorati fino al midollo e ci mancavamo, così avevamo deciso di rivederci il più presto possibile. L'avevo presentata fiero a tutta la mia famiglia, tutti le si erano affezionati. Finito quel week-end, sapendo che l'avrebbero rivista solo dopo gli instore, si avevano salutato lei più tristi di quando avevano dovuto salutare me. Sorrido spontaneamente pensando a quei momenti e vedo che stiamo arrivando a casa mia. Nel giardino c'è il solito grande tavolo e mia mamma è intenta ad apparecchiare mentre da dentro si sentono una marea di voci. -Pranzo di famiglia?- mi chiede Ale entrando nel vialetto -Credo proprio di sì, anche se non ne sapevo niente- rispondo mentre osservo mio padre e mia cugina portare fuori piatti colmi di cibo "come sempre hanno esagerato" dico tra me e me e sento Giulia ridere leggermente al mio fianco. Anche lei li sta guardando, chissà quali sono i suoi ricordi migliori di questi matti, quando vede che la osservo mi sorride - Sono persone speciali in tutto e per tutto- dice come mi avesse letto nel pensiero.
Se prima erano troppo presi ad imbandire la tavola ora che siamo fermi si sono accorti dell'arrivo del van. Vedo mio padre avvicinarsi e so che sta per succedere il peggio. Giulia si irrigidisce al mio fianco mentre l'autista apre la portiera. -Allora Gio com'è andato il rient...- Pierlu non finisce la frase poiché troppo preso ad osservare una Giulia che gli sorride timidamente, fa un passo verso di noi - È un'allucinazione- dice sgranando gli occhi e la squadra di nuovo da capo a piedi - No papà è solo che, beh, Giulia è arrivata oggi per il videoclip di Madame e doveva andare in hotel io invece dovevo tornare a casa e c'era solo il van quindi ecco, sì insomma...- non so come spiegarmi soprattutto non con mio padre che ci guarda così.
-Ciao Pierlu- gli dice lei ridendo probabilmente della sua espressione e della mia spiegazione balbettata - abbiamo riportato prima lui ed ora io me ne torno in hotel- Scendo dal van accennandole un sorriso che vuole dire "scusa per mio padre ma non ti ho superata io figurati lui", lei fa per salutarci ma a quanto pare Perlu ha altri piani. -No Giulia, tu ora scendi ti fai abbracciare che è da un anno che non ti vediamo e resti a pranzo- dal suo sguardo si capisce che non accetterà un no come risposta - e poi vuoi mettere un pranzo in hotel con uno cucinato da Lidia- lei gentile come sempre gli dice che ha ragione ma tenta di inventare qualche scusa per rifiutare l'invito, tutte vengono velocemente sviate da mio padre che le promette di accompagnarla lui stesso in hotel quando vuole così de non dover disturbare Ale. Solo a quel punto, non sapendo più cosa dire lei acconsente. La guardo e aspetto che anche lei mi guardi, voglio che capisca che in fondo io la voglio qui. Quando i nostri sguardi si incontrano nei suoi occhi leggo la voglia di restare e quell'ansietta sempre presente che cerca di nascondere al mondo. Si tranquillizza quando vede che non è un problema la sua presenza per me, anzi, e così ci avviamo verso il grande tavolo. -Ecco che inizia la festa- le sussurro all'orecchio, lei al mio avvicinarmi si irrigidisce ma poi mi regala una ristata sincera.
-Guardate chi ho trovato!- esclama mio padre rivolto alla famiglia, i loro sguardi si spostano da me a lei ma nessuno dice niente, sembrano tutti pietrificati.
-Giuliaaa- mia mamma quasi grida dalla gioia e si sposta veloce verso di lei per abbracciarla. In poco tempo viene rapita dalla mia famiglia, la trascinano a tavola e si preparano a riempirla di affetto ma soprattutto di domande su ciò che è successo quest'anno. Lei splende, come sempre, e si siede felice. Non riesco a staccarle gli occhi di dosso, con lei qui, io che sono sempre stato inadatto a qualsiasi contesto esistente su questo pianeta, mi sento completo.

NOI CHE SIAMO D'ISTANTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora