CAPITOLO 17

2.1K 127 0
                                    

GIULIA

Esco dalla porta dopo una mezz'oretta e so che è tardi, mi preparo a scusarmi con Simone e saluto Francesca e Fabio. Mi avevano invitata a cena ma non mi sembra proprio caso di smollare quel povero ragazzo dopo tutti i giri che glifo fatto fare. Una volta arrivata nel parcheggio però lui non c'è, vedo invece un Pierlu che sorridente mi invita a salire in auto. Non capisco ma sono ridotta uno schifo per di più con questo borsone in spalla che è due volte me quindi gli sorrido felice, mi avvio verso la macchina e mi butto dentro. Sto un secondo accasciata sul sedile con gli occhi chiusi, esausta, quando riconosco il suo profumo nell'aria. É seduto di fianco a me e mi fissa con quella faccia da santo... che falso lo prenderei a schiaffi. Gli faccio una linguaccia e lui ride seguito subito da Pier, hanno una risata molto simile, mi piace sentirli ridere insieme.
-Qualcuno invece che fissarmi e ridere può spiegarmi perché sono qui?- chiedo perchè davvero non sto capendo niente e sono troppo stanca per provare a ragionare -Non è che mi state rapendo ve? Anche perchè ok che valgo un sacco di soldi ma vi avverto so essere molto fastidiosa- ridiamo ancora e mi sembra di essere tornata ai vecchi tempi. Noi tre sul divano a fare gli scemi, Pierlu ed io che lo perculiamo insieme e ci troviamo a ridere come pazzi. Mi sembra di sentire ancora il suo accento veneto mentre tutto irritato ci sgridava "Avete finito... Giuliæ, Papà guærdate che non siete più divërtenti".
Ma questi non sono i vecchi tempi e la sua voce ora risuona stanca nel veicolo, parla piano come sempre ma si sente una nota di divertimento
-Non ti stiamo rapendo anche se Pierlu vorrebbe-
-Dai Gio non dirle così che poi scappa- risponde Pierlu regalandomi un sorrisone dei suoi per poi tornare serio e accendere il motore per partire.
-Simone! Dove lo avete mandato... oddio poverino era stato gentile non volevo dargli buca così... chissà cosa pensa ora di me- i due Damian mi guardano divertiti e Pierlu mi risponde indicando il figlio -Gio lo ha fatto scappare-
Noi siamo divisi solo dal mio ingombrante borsone e quando si accorge che mi sono girata a guardarlo incredula si sistema sul sedile
-Non l'ho fatto scappare io... magari ha imparato da qualcun altro- accompagna questa freccia con un finto colpo di tosse e io rischio di strozzarmi con la mia saliva
-No comunque gli ho detto che ci avresti messo un po' e che poteva andarsene tanto c'era Pierlu taxi-
-Non dovevi- dico più a Pier che a lui, non volevo davvero restare con Simone e questa situazione se pur assurda mi ha salvato la serata.
Guardo per qualche minuto questo ragazzo che fissa fuori dal finestrino assorto nei suoi pensieri, lo fa da sempre, chissà in che pensieri si perde...
-La smetti di fissarmi, poi sarei io quello che vuole rapirti- batto le palpebre e mi risveglio da quella specie di ipnosi. Sorrido spontaneamente anche se cerco di guardarlo male -Non posso neanche più guardare in macchina che questo si monta la testa, ti pare Pierlu...-
-Lascialo stare deve fare la star, comunque ragazzi che strada devo prendere?- mi accorgo che siamo appena fuori Vicenza, sto iniziando ad ambientarmi anche con le strade
-Io devo andare in hotel-
-Andiamo a casa-
Le voci mie e di Sangio si sovrappongono e Pier ci guarda confuso dallo specchietto retrovisore, Sangio si sporge leggermente verso di me sopra il borsone e mi sussurra -Non hai mangiato niente e hai anche fatto lezione, tu vieni da noi e mangi poi ti riportiamo-
-Non posso fervi fare tutti questi giri e poi domani mattina ho la sveglia prestissimo- rispondo abbassando il tono di voce ad un sussurro. Non voglio andare lì in primis perchè hanno già fatto troppo e mi sentirei in colpa e poi perchè se vado ci ritroveremo litigare o a baciarci e sinceramente non so cosa mi spaventi di più.
-Se ti preoccupi della sveglia non faremo tardi e poi non mi ricordavo fossi una gran dormigliona- nel dirlo si avvicina ancora di più e stiamo praticamente borbottando l'uno all'orecchio dell'altro. Mi accorgo che è arrivato il momento di girare per andare in hotel quindi scuoto la testa -Ti giuro che arrivo in hotel e mangio, non voglio essere un peso- faccio gli occhietti a cerbiatto sperando che mi lasci fare come voglio e stranamente me la da vinta.
-Papà gira che andiamo in Hotel- Pier annuisce nel giro di due minuti siamo davanti l'entrata. Mi affretto a prendere il borsone ed uscire dalla portiera, continuo a ringraziare Pierluigi anche se lui mi ripete che gli fa piacere e che mi scarrozzerebbe ovunque. È davvero una persona speciale penso mentre mi giro per entrare e mi ricordo che devo chiamare i miei genitori. Sento la macchina ripartire tiro un sospiro di sollievo e sciolgo la coda, se cosí la vogliamo chiamare, che ho in testa. Non vedo l'ora di andare a fare la doccia. Una risatina alle mie spalle mi fa sobbalzare. Sangiovanni dietro di me mi fissa con quegli occhi azzurri assai divertito dal casino che ho al posto dei capelli, osservo i suoi ricci come sempre perfetti, noto che li ha accorciato anche se di poco e che gli stanno bene. Ok Giulia torna con la testa per terra mi sgrido e poi faccio incrociare i nostri sguardi.
-Vaffanbene, ma sei matto- gli dico e gli do uno schiaffetto sulla spalla subito dopo mi ricordo come sono messa e cerco di sistemare i capelli.
-Pensavi di poter correre a farti la doccia senza cenare ballerina... stai bene anche tutta sfatta dai muoviti- mi guarda storto e sa di aver azzeccato a pieno tutti i miei pensieri. Mi prende per mano e mi trascina nel ristorante dell'hotel.
Questo è matto penso mentre, una volta scaraventato il mio borsone a terra sotto gli occhi di tutta la sala, mi fa sedere ad un tavolo da due ed inizia ad ordinare tutto ciò che sul menù gli sembra un minimo invitante, insomma... una valanga di cibo

NOI CHE SIAMO D'ISTANTIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora