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Anno 6217 DID – Luogo non identificato, regno di Visdis


Quando aprì gli occhi, Lasti non vide nulla.
Era completamente avvolto dalle tenebre.
Provò a muoversi, anche se non era in grado di avvertire il suo corpo.
Giunse subito a una conclusione: era morto.

Cercò di ricordare cosa fosse successo, ma riuscì a riportare alla mente solo immagini frammentate.
Sapeva di essere stato attaccato da un assassino.
La lotta nel bosco. Il fiume. La pietra e il sangue.

Si domandò se l'aldilà fosse così.
I suoi pensieri erano confusi, come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno o stesse ancora sognando.
Sentiva la testa che girava e quell'ambiente scuro e vuoto, tutto intorno a lui, vorticava con essa.

Provò a parlare e quando si accorse di avere la bocca riarsa capì che, forse, era ancora vivo.
Le parole che gli giunsero all'orecchio, pronunciate dalla sua voce, non avevano alcun senso. Si sforzò di dire altro, ma di nuovo non riuscì ad articolare nulla di comprensibile.
Frustrato e allo stesso tempo scoraggiato, tacque.

Adesso non vedeva più solo il buio. I suoi occhi si erano abituati e riusciva a distinguere un soffitto, sopra di sé. Era roccioso, proprio come quello che avrebbe avuto l'interno di una grotta.
"Sei sveglio"

Non era sicuro di aver sentito davvero quelle parole, forse le aveva immaginate. I pensieri sconnessi e l'udito ovattato gli stavano giocando brutti scherzi.
Non riconosceva la voce acuta che aveva pronunciato quella frase, trascinando il suono s più del dovuto. Anche il suo insolito accento gli era del tutto nuovo.

Un viso sconosciuto apparve nel suo campo visivo.
Fu incapace di focalizzarne i dettagli.
L'individuo gli mise una mano sulla fronte. Lasti sentì chiaramente il suo tocco ghiacciato sulla pelle, ma non riuscì a carpire altro.

"Sveglio, è buon segno. Scotti, non è buon segno" affermò, tornando nell'oscurità.
Il ragazzo si ritrovò di nuovo a fissare il soffitto roccioso.
Gli venne posata sulla testa una pezza bagnata che gli provocò una piacevole sensazione di freschezza.

"Tu vedere quante dita?"
Cercò di mettere a fuoco la sua mano, di cui scorgeva appena la forma e i contorni sfocati, ma fu uno sforzo inutile.
"No" biascicò.
Questa volta la voce uscì chiara dalle sue labbra, anche se pronunciare quella semplice sillaba fu molto faticoso.

Due schiaffetti improvvisi alla guancia lo scossero facendogli sgranare gli occhi.
Non erano stati abbastanza forti da fargli male, ma lo avevano preso alla sprovvista e adesso le guance gli pizzicavano.
"Tu non dormire. Ora sveglio, restare sveglio, sì?"
"Sì, ci provo" si sforzò di rispondere.

Non avvertiva il bisogno di dormire, ma si sentiva debole.
"Tu fortunato. Io strappato te da ishir che voleva mangiare. Tuo amico era già morto quando io arrivato"
"Mio amico? Chi...?" si zittì un istante, pensieroso, ma subito capì che accanto a lui poteva aver trovato soltanto il sicario. "Ah. Bene, voleva uccidermi..."
"Ecco perchè tue ferite erano avvelenate"

"Avvelenate?" ripeté, sorpreso.
Non si aspettava che le lame dell'assassino Shin lo fossero.
Non aveva le forze nemmeno per sollevare la testa e guardarsi intorno, ma almeno riusciva a capire ciò che gli stava dicendo e rispondere. L'udito stava lentamente tornando alla normalità, anche se si sentiva ancora molto confuso.

Era vivo, temeva solo che non fosse qualcosa di cui gioire. Il suo corpo era pesante, ora se ne rendeva conto benché non potesse muovere nulla al di fuori del viso.
"Tu continua a parlare. Non puoi addormentare"
Un attimo dopo un liquido amaro gli venne versato in gola. D'istinto cercò di sputarlo, ma fu costretto a mandarlo giù quando l'individuo gli strinse il naso.

La Voce della Dea (BL/Fantasy/Guerra) #Wattys2021||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora