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Il resto del pomeriggio a Villa Clarens trascorse sereno.
Il maggiordomo, Jire Drensher, rimase con loro, offrendosi di fargli visitare la dimora.
Vennero condotti da una stanza all'altra per quello che sembrò un tempo infinito. La casa era così grande che sembrava di stare in un castello.
Lui non fu più scortese con Lasti, che non ebbe motivo di fare altri commenti indelicati sul suo padrone.

Vennero lasciati liberi di stare nei salotti o nella biblioteca, ma decisero di evitare l'esterno. Era meglio non rilassarsi troppo, nel caso in cui fosse passato di lì un soldato o anche solo un lavoratore ignaro della loro presenza. Dovevano tenersi lontani da occhi indiscreti.
Pranzarono da soli, senza che il Lord si unisse a loro. Il maggiordomo e un altro cameriere li servirono, facendoli sentire anche questa volta fuori luogo.
Il cibo era così tanto che decise che ne avrebbe parlato con il conte più tardi.

Quando egli tornò al piano di sotto, accompagnato da Nighelt Debran, Lasti si trovava seduto in biblioteca.
Aveva mangiato da un pezzo e deciso di dedicarsi alla lettura, vista la grande quantità di libri a sua disposizione.
"Eccovi, Primo Generale. Se per voi va bene, potremmo avviarci"

Appoggiò il volume su un tavolino basso accanto al divano su cui si era sistemato, sicuro che qualcun altro lo avrebbe messo via al posto suo. Alzò lo sguardo sul conte e una domanda gli sorse spontanea.
"È davvero sicuro uscire adesso, in pieno giorno? Vi ricordo che io non passo inosservato"

"Non temete, nessuno viene qui se non è invitato. Inoltre, ho assunto delle guardie private perché tenessero d'occhio la zona. Ieri notte erano a riposo poiché vi aspettavamo"
"E se queste guardie dovessero vedermi?" domandò.
"Rispondono a me, non certo al Re. Mi è parso di capire che potete comunicare con La Dea in qualsiasi momento, sono convinto che Lei potrà confermare che non avete di che preoccuparvi"
"È corretto. Andiamo" rispose, quindi si alzò in piedi.
Non aveva motivo di temere, esaminata la situazione.

Nei suoi domini, poco distante dalla tenuta, c'era una zona boscosa nella quale il Lord accompagnava gli ospiti facoltosi per delle brevi battute di caccia. Glielo raccontò mentre camminavano, seguiti soltanto dal valletto.
Il ragazzo portava con sé due archi e due faretre ricolme di frecce, sarebbero state le loro armi.

Lasti non si era allenato molto con l'arco, ma era sicuro che, con l'aiuto del Mirai, non avrebbe avuto problemi a stare al passo. Inoltre, Evyn era cieco.
Raggiunta l'area designata, si fermarono per mettersi in ascolto.
Lasti chiese a Nighelt di dargli tutto l'occorrente perché potesse tenerlo da solo, mentre il nobile prese soltanto l'arma e si fece passare una freccia.

"Possiamo parlare, se manteniamo un tono basso" lo informò.
"La nostra preda sono gli abicult o c'è qualcos'altro?" domandò innanzitutto.
"Di quelli ce ne sono molti, ma teniamoci aperti a ogni possibilità. Che mi dite di voi, Primo Generale?"

"Chiamatemi Lasti, ve ne prego. Di solito chiedo ai miei compagni di farlo, quando si rivolgono a me per questioni informali. Non sono un militare premiato né un nobile come voi, sono un Lin qualsiasi e voglio essere trattato come tale"
"Così sia" gli accordò il conte, che non aveva nulla in contrario. "Adesso però vorrei sapere qualcosa sul vostro conto"
"Solo se la cosa sarà reciproca" sottolineò Lasti, determinato a studiare le sue intenzioni.

"Bene... Allora mi pare giusto che inizi io. Ho ereditato la casa e il titolo da mio padre, morto quando ero piccolo. Poi è toccato a mia madre, colpita dalla Malattia. Il mio patrigno mi ha chiuso in un collegio sperando che mi ammalassi e morissi a mia volta, affinché potesse lasciare tutto a suo figlio... Ma sono sopravvissuto e mi sono preso ciò che era mio di diritto. Da allora vivo qui con i miei fidati domestici. Sono interessato a condurre una vita tranquilla, facendo ciò che amo e aiutando come posso la comunità locale. Non c'è molto altro da dire"

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