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"Caro Artillas. 

Ultimamente sono stato vicino alla morte e ciò mi ha fatto sentire ancora più vuoto di quanto credessi.

Un amico si è sacrificato per difendermi e non riesco ad accettare che non ci sia più. Aveva solo qualche anno più di me e scriveva lettere alla moglie quando era lontano, trovandolo confortante. Per questo ho deciso di provare anch'io a mettere i pensieri su carta.

So che tra noi non c'è un rapporto neanche lontanamente simile al loro, ma nei momenti difficili mi sono ritrovato, senza rendermene conto, a pensare a te, al tempo passato insieme e a quell'atto impulsivo dettato dal desiderio. Sono stati solo istanti, ma hanno lasciato un segno in me, per questo spero di poterti rivedere un giorno, per poterci confrontare.

Probabilmente mi consideri tuo nemico e troverai queste parole sconvenienti. Se così fosse, ti prego di fermarti qui. Getta il foglio nel fuoco senza continuare a leggere. 

Ti scrivo perché sento di dover esternare il malessere che provo a qualcuno di estraneo alla mia vita di tutti i giorni.

Ci tengo innanzitutto a ripetere quanto io sia dispiaciuto per il trattamento che ti ho riservato. So bene di non potermi giustificare in alcun modo. 

Scriverti adesso mi dà l'impressione che ci sia davvero un legame tra noi. So bene che non è così, non fraintendermi, però la cosa mi è di conforto.

È la prima volta che decido di sfogarmi con qualcuno dall'inizio della guerra.
So che le mie parole cessano di essere private se pronunciate o scritte, è questo che mi aveva sempre bloccato. Adesso però sono solo e perciò ho deciso, per una volta, di manifestare il malcontento per la condizione che vivo da anni. 

Vorrei raccontarti qualcosa di concreto per dare un senso a queste righe, ma non mi è possibile.

Ti ringrazio comunque per avermi prestato attenzione, se sei giunto fino a qui.
Significa che un'amicizia tra noi è possibile?
Ti confesso che in tempi di pace non mi dispiacerebbe, ma ora è complicato.

Cose incredibili sono successe nell'ultimo periodo e so che me ne aspettano molte altre. Quando avrai tra le mani questa mia, io potrei essere già morto.

Spero che almeno a te il destino sia favorevole, e che Varohm non voglia più farci incontrare sul campo di battaglia."


Posò il pennino, senza firmare.
Si domandò se avesse esagerato, ma decise di lasciare tutto così, anche se sembrava un'accozzaglia stupida di frasi sconnesse.
Se l'avesse spedita o meno, non cambiava poi molto ormai: La Dea sapeva.

Lei non si era ancora fatta sentire per ammonirlo, e lui era riuscito a non scrivere niente di troppo esplicito. Sentiva di essersi sfogato in un certo senso, stava un po' meglio, ma in effetti le sue erano solo parole confuse, vuote.
Proprio come lo era lui.

La piegò e la infilò in una busta, ci scrisse come destinatario il nome del ragazzo e per l'indirizzo usò quello dell'Accademia Militare. Sull'altro lato, invece, lasciò uno pseudonimo appena inventato per l'occasione, per non insospettire nessuno alla capitale.
Oltre a non poter usare la sua vera identità per una questione di sicurezza, non poteva spedirla da lì.

Le Terre di Sente erano sotto il loro controllo, il che avrebbe reso il messaggio altamente sospetto.
Anche spedirlo dalle Terre di Clarens, in cui si sarebbero addentrati di lì a poco, era rischioso. Non poteva permettere che le loro intenzioni venissero scoperte.

La Voce della Dea (BL/Fantasy/Guerra) #Wattys2021||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora