fantasma

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- L'autrice di Bulletproof, Travel e Monroe cafe vi augura buona lettura. -

«Mi basta che tu sappia portare un motorino e che non sia dislessico.» disse la proprietaria del piccolo locale, mentre asciugava un bicchiere. Yoongi annuì con un sopracciglio alzato. Era stato il colloquio più breve della sua vita e di colloqui ne aveva fatti tanti, in quel paesino lontano da Seoul. Voleva andare a vivere in città, era il suo sogno sin da bambino, ma le condizioni di sua madre erano instabili e lui doveva starle vicino.

Yoongi girò i tacchi per andarsene, ma la donna lo fermò.
Gli indicò una busta poggiata sul balcone, sembrava piena. Attaccato, c'era un indirizzo.
Mancavano ancora un paio di ore alla sera, ma i residenti di un piccolo villaggio preferivano mangiare presto.
«Se ti danno la mancia puoi tenerla.» disse, guardandolo dalla testa ai piedi con uno sguardo che avrebbe voluto aggiungere : "alquanto improbabile".

Yoongi la ignorò e prese il pacchetto. Controllò l'indirizzo e si diresse verso il suo motorino rosso. La vernice cominciava a staccarsi in alcuni punti, logorati dal peso del tempo.

Partì, senza curarsi di mettere il navigatore. Il paesino non era troppo grande ma neanche troppo piccolo. Era affacciato su un grande lago, a cui si poteva accedere da una discesa sterrata. Yoongi ci aveva passato molto tempo da piccolo, con i suoi amici, che poi erano spariti, e anche con la sua famiglia, che poi lo aveva lasciato solo.

Molte delle abitazioni erano basse e goffe, alternate da qualche negozietto all'orientale che rimaneva aperto fino a tardi pur di guadagnare qualcosa in più. Agli angoli c'erano molto spesso operai o malfamati che si lamentavano della vita nei campi e fantasticavano, come lui, di andarsene in città. Alcune donne curavano le graziose aiuole e le coppiette si salutavano dalle finestre degli appartamenti per darsi la buonanotte. I lampioni funzionavano a tratti, i marciapiedi incredibilmente puliti. C'era una sola scuola, un solo ospedale e due stazioni dell'autobus che portavano alla stazione regionale.

Yoongi conosceva le strade a memoria e fare le consegne quella sera non si rivelò un problema. Conosceva di vista moltissime persone, ma instaurare rapporti con loro era fuori discussione. Passò dalla famiglia problematica, al festino organizzato dai ragazzi più fighi del paese.

Era terribilmente stanco quando prese la strada per tornarsene a casa. Il suo primo giorno di lavoro lo aveva passato a fare avanti e indietro, ma era contento di quante consegne avesse fatto. Non si aspettò la mancia, che infatti non arrivò.

Gli parve che fossero passati giorni da quando aveva visto l'insegna Kobi's e fu ancora più felice di passarci accanto senza fermarsi a prendere un altro pacco. La proprietaria si accorse che non accennava a fermarsi e si mise due dita in bocca, facendo un sonoro fischio che avrebbe potuto svegliare tutti i vicini.

Yoongi rallentò ma non si fermò, pensando che volesse soltanto un saluto. Quando si accorse che in mano teneva un'altra busta, parecchio piena, strabuzzò gli occhi. Guardò l'orologio.

- Chi è il pazzo che mangia a quest'ora? - sbraitò. Prese bruscamente l'ordine e ripartì. La donna gli urlò dietro di non usare quel tono col cliente, altrimenti avrebbe potuto dire addio allo stipendio.

Yoongi guidò più veloce del solito. Si dirigeva verso una strada che non frequentava spesso. Non vedeva l'ora di trovarsi davanti quel festaiolo ubriaco o quel nottambulo antipatico e prenderlo a parolacce.

Il vento lo investì con la sua aria fredda e lui tornò in sé, mettendo da parte la rabbia e sostituendola con un pizzico di curiosità.

Contro ogni sua previsione, la casa era alquanto moderna, bianca con travi di legno. Il giardino curato suggeriva che non ci abitasse qualcuno che ordinava cibo a quell'ora solo per indispettire un fattorino. Salì quei pochi gradini e gettò un'occhiata ai ciclamini colorati al lato dei muri.

Il campanello diceva "Park". Quando suonò, sentì un rumore leggero ma deciso, forse libri?

Poco più tardi, alla porta, giurò che si fosse presentato un fantasma.

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