luci

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Il giorno seguente, Taehyung si svegliò senza sentire la solita presenza al suo fianco. Si mise a sedere e guardò per terra. Jungkook non stava neanche dormendo sul pavimento.

Scese le scale con gli occhi imbevuti di sonno. Sentiva della musica leggera provenire dal salone. Si affacciò alla porta e notò Jungkook canticchiare allegramente e ondeggiare su una scala.
«Jungkook! Scendi immediatamente da lì!» Il ragazzo si voltò spaventato e si sbilanciò. Fortunatamente atterrò in tempo.
«Ma tu sei pazzo! Sei appena stato dimesso, ma che ti salta in mente?»
«Sei tu il matto qui se ti metti ad urlare così di prima mattina!»

Solo in quel momento Taehyung si rese conto degli addobbi che viaggiavano sulle parti alte di muri. Aveva anche tolto fotografie e oggetti personali dai mobili. Si stava dando da fare già da quel momento.
«È da stanotte che sei nervoso.»  disse poi. Taehyung lo guardò interrogativo.
«Ti agitavi nel letto. Ho dovuto abbracciarti per farti calmare e per dormire in santa pace.»  disse Jungkook, con un rossore sulle guance appena accentuato.
«In effetti ho fatto un brutto sogno stanotte.»  rispose. Jungkook gli indicò una scatola con delle grandi casse dentro, l'altro le prese e si avviò vicino a un tavolo, dove poi si sarebbe posizionato un dj.
«Di che si trattava?»  chiese poi Jungkook. Taehyung ci pensò un attimo su.

«Prima ho visto te nel letto dell'ospedale, poi la tua immagine si è sostituita a quella di Jimin. Credo di aver visto anche una mela rossa come il sangue.»
Collegò le casse e si concentrò sugli altri apparecchi complessi.
Jungkook saltò giù dalla scala.
«Ehi! Non è che finisci per sostituire tuo fratello con Jimin?» chiese. Nel frattempo gli andò accanto per prendere dei pacchi di bicchieri di carta da un cassetto.
«Non essere stupido, lo sai bene che non c'è nessuno migliore di te.»  disse, andando a scombinarli i capelli. Mentre si allontanava, Jungkook lo guardò sorridendo.
«Ricordati che è per colpa tua se ho un complesso di superiorità.»

Insieme, passarono ad arredare un'altra stanza. La casa di Jungkook aveva tre camere da letto oltre alla sua. Durante le feste, faceva sempre attenzione a chiuderla a chiave.
Il nonno e la madre erano abituati a passare la notte da altri parenti, lasciando il loro "figliolo" alla sua gioventù.
«Ah, Taehyung.»  lo chiamò. Il ragazzo stava mettendo delle luci rosse poco sopra il letto matrimoniale. Sarebbero state utili per creare la giusta atmosfera.
«Invita anche tu qualcuno. Ho litigato con un po' di persone per colpa di Jordan, quindi mi serve altra gente.»

«Va bene, ma non conosco molte ragazze.»  disse Taehyung, finendo il suo lavoro. Jungkook alzò le spalle, evitando il suo sguardo. Non che avrebbe fatto differenza, sarebbe comunque stato incollato a lui tutta la sera. Poi si ricordò di qualcosa di importante.
«Cazzo, ho finito il sakè!»  esclamò, portandosi una mano sulla fronte.
«Ti accompagno a prenderlo, ma non voglio vederti bere.»

[...]

Quando calò la sera, i preparativi a casa Jeon erano ultimati e molti si presentarono in anticipo. Mancavano solo alcune persone all'appello.
Yoongi era uscito in quel momento di casa, rendendosi conto che si era fatto tardi. Aveva avuto una consegna all'ultimo e questa volta non era di Jimin.
Indossava una camicia nera e per difendersi dal freddo, un giubbotto rosso scuro. Parcheggiò il motorino di fronte alla casa dei Park. Il proprietario uscì proprio in quel momento dalla porta.
Indossava un maglioncino bianco a collo alto e degli orecchini d'oro gli coprivano quasi tutto il perimetro dell'orecchio sinistro.

Yoongi si scusò per il ritardo ed allungò il casco al ragazzo. Quando salì sul motorino, allacciò immediatamente le mani al corpo di Yoongi, il quale venne percorso da un brivido.

Il ragazzo conosceva molto bene dove si trovava la casa di Jungkook e prese anche una scorciatoia, passando per palazzetti alti e stretti. La strada sterrata era circondata dai colori delle aiuole ben curate.
Parcheggiò il motorino poco lontano dall'entrata. Si guardò intorno. Nel giardino c'erano gruppetti di gente con bicchieri in mano e la porta era spalancata, per permettere a chiunque di entrare.

L'interno era pieno e la musica sovrastava le parole degli invitati. Le luci cambiavano di momento in momento, impedendo all'occhio di abituarsi. Quell'abitazione sembrava essersi trasformata in una discoteca. Delle coppie pomiciavano accanto ai muri, altri ballavano ed alcuni giocavano al gioco dei bicchieri, mandando giù quantità notevoli di alchool quando la pallina faceva centro.
Jimin riconobbe qualcuno.
«Namjoon!»  esclamò. Il ragazzo in questione stava parlando con qualcuno, che poi si rivelò essere Seokjin. Si avvicinarono a loro, urlando per farsi sentire.
«Mi ha invitato Taehyung e mi ha detto di portare qualcun altro.»  Jimin sorrise. Era contento di aver fatto incontrare quei due, sapeva che sarebbero andati d'accordo.
«C'è anche Hoseok.» aggiunse Seokjin. «Ma sarà a ballare, conoscendolo.»

Yoongi si ricordò di aver già sentito quel nome un paio di volte. Senza che se ne rese conto, il suo viso d'incupì.
«Andiamo a mangiare!» esclamò Jimin, prendendolo per la manica. Lui tornò in sé, lasciandosi trascinare dal più piccolo che si faceva strada tra la folla.
Il tavolo della cucina si era notevolmente allargato e sopra stanziavano diverse pietanze facilmente reperibili dal supermercato in quantità industriale. Jimin prese un piatto e lo riempì con una modesta dose di patatine, pizzette e biscotti. Si stava riempiendo le guance come uno scoiattolo e Yoongi non potè far altro che sorridere.

«Oh, Jimin!» 
Il ragazzo ingoiò velocemente il cibo rischiando di strozzarsi. Jung Hoseok gli sorrideva. Le sue mani erano appoggiate sui fianchi morbidi di due ragazze. Una mora e una castana. Tutti e tre, con il viso leggermente imperlato di sudore.
«E questo chi è?»  chiese, guardando Yoongi.
«Ci siamo conosciuti da poco.»  Hoseok lo scrutò senza particolare ostilità e poi la musica cambiò, diventando più dolce ma allo stesso tempo con un bel ritmo.

«Te ne cedo una, amico. Mora o castana?»  Le ragazze sorrisero entrambe, scorrendo i loro languidi occhi su di lui.

«Uhm, ecco io...»  poi si accorse che Jimin non lo guardava nemmeno, sembrava concentrato sul bicchiere di sakè che teneva in mano.
«Preferisco le castane.»  disse. La sua voce sembrava recitata.
Jimin rialzò gli occhi giusto in tempo per vederlo portare le mani sul corpo di quella ragazza sconosciuta. Un dolore al petto gli suggeriva di andarsene, ma quella tortura era magnetica. Mentre continuava a guardarlo muoversi insieme a quella ragazza, si chiese perché desiderava ardentemente mettersi lì, tra loro due. O addirittura, prendere il posto di lei. Perse coscenza di ciò che lo circondava, nei suoi occhi, c'era quel ragazzo.

«Yoongi, eh?»  chiese qualcuno accanto a se. Jimin buttò giù un altro bicchiere di sakè. Jungkook gli sorrise e poi guardò nella sua stessa direzione. «Era fin troppo evidente.» 

«Jungkook, mi viene da vomitare.»

Rosso MelaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora