gatto

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La gatta dal pelo bianco guardava con muso ostile quell'estraneo che si stava avvicinando al suo padrone. Quando fu abbastanza vicino, soffiò minacciosamente e rizzò il pelo.

Yoongi si fermò dov'era.

«Monroe!» la sgridò Jimin e la gatta balzò via dalle sue gambe, sorpassando Yoongi.

«Che caratterino.» commentò Yoongi. «Mi auguro che il suo padrone non sia così.» Jimin ricambiò il sorriso beffardo e negò con un gesto della mano.

«Ho solo sbagliato a viziarla troppo. Proprio come tu stai facendo con me.» Yoongi si mise a ridere e si sedette sulla poltrona di fronte a lui. Jimin seguì con gli occhi ogni suo singolo movimento e osservò la pelle della gamba che era sfuggita all'accappatoio.

«Se mi tratti così potrei anche farci l'abitudine.» rispose Yoongi a tono, con una piccola allusione al piacere che aveva provato allo sguardo studioso di Jimin.

Forse era l'atmosfera che li stava rendendo dei pazzi. Parlarono dei vestiti che si stavano asciugando per evitare di continuare a percorrere quella via pericolosa. Yoongi poi si ricordò.

«Hai mangiato?» chiese. Per risposta, Jimin gli indicò le vaschette quasi vuote sul tavolo della cucina.

«Si, mentre eri in doccia. Te ne ho lasciato un po'.» aggiunse.

«Oh tranquillo, ho già mangiato.» Jimin non se lo fece dire due volte e con uno scatto, portò la piccola porzione che aveva lasciato per Yoongi, sul divano. Se l'appoggiò sulle gambe e ricominciò a mangiare. Il più grande cominciò a ridere di gusto a quella visione. Aveva fatto bene a portargli da mangiare, era una sorpresa per lui vedere quel ragazzo educato e composto fiondarsi sul cibo senza rimetterci né di coscienza né di peso.

Jimin finì il suo pasto in poco tempo e abbandonò la schiena sul divano. Yoongi continuava a sorridere.

«Hai qualcosa...» iniziò. Jimin si toccò il volto, ma finiva solo per girare intorno alla macchia di soia che aveva vicino al labbro. Yoongi alla fine si alzò e lo raggiunse. Jimin lo guardava avvicinarsi con uno strano bagliore negli occhi.

La sua mano sfiorò lentamente la parte bassa della sua guancia, come quando si tocca una statua con la paura di sbriciolarla. Le sue dita tenevano ferma la mandibola, mentre il pollice andava ad accarezzare la pelle e liberarla da quella macchia. Yoongi non riuscì a trattenersi e andò a toccare anche il labbro inferiore, inventandosi un'altra macchia. Poi si accorse che Jimin non stava respirando.

Si allontanarono entrambi e poi, con un misto di divertimento e imbarazzo, notarono che di fronte a loro c'era un pacco di fazzoletti.

Alle 23:00 il cielo mise fine al suo sfogo, congedando le nuvole scure e ospitando delle bellissime stelle.
Per Yoongi non era una novità tornare a casa a quell'ora e Jimin non era particolarmente stanco dopo la scarica d'adrenalina che aveva avuto quella sera. Sapeva già che gli aspettava una notte in bianco tormentato da pensieri impossibili da rifiutare.
Yoongi aveva ripreso i suoi vestiti asciutti e aveva preso parte a una complessa gara di ringraziamenti con Jimin.
Era arrivato il momento di andarsene e la favola di quella notte finì. Col cuore che martellava nel petto contento e appagato, entrambi si stesero nei rispettivi letti, ma dovettero aspettare un bel po' prima di addormentarsi.

Se Jimin era abituato a fare le ore piccole per lo studio all'Università, per Yoongi tornare a lavoro alle 7:00 fu un incubo da sveglio.
Durante la giornata bevve due caffè, sentendosi maledettamente in colpa per aver interrotto il suo record. Essendo sabato, i clienti erano più numerosi del solito, come le probabilità di Yoongi di scambiare la Coca-Cola per il vino, talmente fosse rincoglionito.

Ma oltre a qualche strillata da parte della proprietaria perché aveva invertito l'ordine di alcuni tavoli, non successe nulla di rilevante, almeno, non fino a quella sera.

Sentì la caffeina del caffè finalmente fare effetto e far schizzare il sangue al cuore quando vide Jimin entrare nel suo locale e rivolgergli un sorriso. Ricambiò lo sguardo amichevole, poi si accorse che non era da solo. Con lui, un ragazzo vestito di rosa e l'atteggiamento fiero, che giurava di aver già visto, uno con i capelli tinti di grigio che sembrava il più maturo e un temerario con i pantaloncini corti nonostante la temperatura.

Il locale era notevolmente pieno e in quel momento gli stavano dando una mano i due figli della proprietaria per servire i tavoli.

Quando uno di loro si stava per avvicinare al tavolo di Jimin, Yoongi lo fermò per un braccio, trovando subito una scusa per trovargli un altro incarico.

«Beh, tanti auguri Hoseok!» disse Seokjin, alzando il bicchiere alcolico che Yoongi gli aveva appena riempito. Quindi anche quello schizzato faceva parte del gruppetto di Jimin.

Li lasciò soli molto presto, non volendo essere di troppo.

«Potresti anche non mangiartelo con gli occhi, Jimin.» lo canzonò Namjoon, attirando l'attenzione di tutti. Jimin smise di guardare Yoongi con un lieve imbarazzo e portando la conversazione, senza volerlo, al ragazzo corvino che serviva ignaro i tavoli.

Passarono almeno due ore e il locale si stava svuotando lentamente. Il gruppo aveva già tagliato e mangiato la torta, il festeggiato aveva scartato i regali attirando l'attenzione con i suoi schiamazzi.

Yoongi, ad un certo punto, vide Jimin dirigersi con molta fretta verso i bagni. Gli passò accanto senza neanche guardarlo e questo lo mise in allarme. Diede uno sguardo alla sala e avvisò i suoi aiutanti che si sarebbe assentato per un paio di minuti.

Raggiunse Jimin nei bagni, senza curarsi di nulla. Jimin gli rivolse un'occhiata in panico. Il suo viso aveva un colorito strano e gli occhi incredibilmente lucidi. Il busto piegato e tremante, il petto si alzava irregolarmente per il respiro affannoso e la sua mano era alzata per dirgli di allontanarsi.

Rosso MelaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora