sconosciuto

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Passarono le settimane successive ad alternare le case dove dormire. Jimin voleva controllare che Yoongi non avesse una ricaduta d'umore dovuto al lutto e Yoongi voleva tenere sott'occhio l'alimentazione di Jimin. Era riuscito addirittura a insegnargli come fare una minestrina in bianco, dopo diversi tentativi.

A volte ci pensavano entrambi: un bulimico aveva salvato la vita a un fattorino. Ma ormai Jimin aveva accartocciato quell'etichetta e l'aveva gettata nel cestino. Il suo rapporto col cibo stava migliorando e anche lo psicologo si complimentò con lui. Ne parlò con la sua famiglia e Yoongi si sentì in terribile imbarazzo quando vennero a sapere che era stato merito suo.

In quel momento si trovava fuori dallo studio dello psicologo e stava aspettando che Jimin uscisse. La notifica sul suo cellulare rese la sua attesa meno noiosa.

Aggrottò le sopracciglia confuso quando vide un messaggio da un numero che non riconosceva.

numero sconosciuto

Non mi piace avere debiti con le persone, ti manderò il biglietto di sola andata per Seoul stasera.

Non fece in tempo a saperne di più che Jimin gli catturò le labbra in un dolce bacio. Yoongi gli chiese come fosse andata la visita, ma la sua mente era impegnata a pensare a quel messaggio piuttosto che agli ennesimi miglioramenti di Jimin.

«Che palle, proprio oggi che sono felice, il cielo mi deve mettere il broncio!»  Yoongi alzò lo sguardo. Le nuvole grigie andarono a coprire anche l'ultimo spicchio di cielo azzurro del mezzogiorno. Lo aiutò a mettersi il casco.

«Ho il turno di sera, comincio tra poco. Ti accompagno a casa.»  Jimin annuì, ormai sapeva la routine. Gli allacciò le mani al petto e Yoongi visse quel momento come se fosse stato il primo.

La loro vita aveva assunto un colore diverso, più vivace, come quando nei film mostrano il più bello dei lieto fine. Il motorino rosso entrò in paese, affiancandosi alle biciclette.

I bambini si chinavano per permettere alle bambine di mettere loro le coroncine di fiori in testa, le nonne ammiravano i frutti che la primavera aveva regalato loro al suo arrivo e nelle bancarelle si vedeva merce che mancava da parecchi mesi. Sulla stradina che portava a casa di Jimin, erano nate diverse erbacce, che avevano sfidato la forza ormai consumata dell'asfalto spaccato.

Yoongi guardò Jimin sparire dietro la porta di casa con un sorriso e poi tornò a guardare il suo cellulare. Decise di rispondere a quel messaggio

numero sconosciuto

chi sei?

Tuo padre, Yoongi. Tua madre non
ti ha detto nulla di me?

I suoi muscoli sembrarono non essere in grado di reggerlo. La realtà che era riuscito a costruire si infranse di fronte ai suoi occhi, lasciando spazio al sogno di sempre: vivere a Seoul, la grande città, in compagnia della sua famiglia, senza alcuna fatica. Senza pensarci due volte premette il pulsante per la chiamata. Nel frattempo accese il motorino e si diresse verso il Kobi's. Più squilli sentiva, più i suoi battiti aumentavano.

"Pronto?" Yoongi fu tentato di riagganciare la chiamata.

«Perché proprio adesso?»

"Non sono cose che posso dirti al telefono, figliolo." La sua voce era graffiata dalla severità. Yoongi s'immaginò un uomo d'affari in giacca e cravatta.
«Come fai a chiamarmi così, io....»

"L'unica a dettare condizioni è stata tua madre, quindi darò retta solo a lei. "

«Mia madre è...»
"Lo so, per questo ti ho chiamato." Yoongi vide il suo ristorante in lontananza. La proprietaria lo aspettava sbattendo un piede a terra. "Ci sono molte cose che devi sapere prima di giudicarmi, Yoongi. Ti ho inviato l'indirizzo del nostro appartamento. "

Fermò il motorino a diversi metri dal posto in cui lo parcheggiava di solito. La donna si avvicinò minacciosa.

«Devo decidere...»

"Forse non ci siamo capiti." Una pausa. "Ti do' due giorni."

La mente di Yoongi era talmente occupata da non riuscire a memorizzare gli ordini senza averli scritti su un foglio di carta. Stava facendo il doppio della fatica quella sera, e pensare che poi sarebbe toccato il turno delle consegne. La frustrazione seguì la fatica quando si accorse che i clienti non erano neanche così tanti. Gettò via lo straccio con cui stava asciugando i piatti e si poggiò al lavello, fissando con occhi assenti l'acqua scorrere.

«Qualcosa di forte.»  Yoongi alzò il capo e vide la figura di Jungkook. Di recente quel tono piatto e insolito lo accompagnava in qualsiasi occasione lo vedesse.

«Sei minorenne, Jungkook. Lo sai che non posso.»  Il ragazzo sembrava avere i nervi a fior di pelle.

«Non ti ci mettere anche tu, Yoongi. Ringrazia che sono venuto da te a chiedere l'alcool per dimenticare e non dai drogati al parchetto.» gli disse. Yoongi si costrinse ad accettare. Preferiva evitare altri incidenti come la prima avventura con Jordan.

Gli servì un bicchierino di whiskey. Jungkook alzò la mano facendo il segno della pace, facendogli capire che ne voleva due. Yoongi sospirò e gli diede le spalle per andare a prepararlo.

«È per Taehyung vero?»

«Conosci qualcun altro che potrebbe ridurmi così?» sussurrò lui, guardando il liquido. Yoongi lo guardò con la coda dell'occhio e girò il capo quanto bastava per vedere che tutti i clienti stavano mangiando, quindi se la poteva prendere comoda. Dimenticò il secondo bicchiere e si mise ad ascoltare Jungkook.

«Abbiamo solo pochi anni di differenza e pure me li fa pesare come se lui fosse il fratello maggiore inarrivabile. Quello maturo che non ha bisogno di niente.»

«È successo qualcosa?»
«Come potrebbe? Mi scrive solo per scrupolo personale, come se avesse qualche debito con me. Ogni volta finiamo per litigare.»

Yoongi pensò a Taehyung, che si era allontanato così dalla persona più importante della sua vita. Perché questo nessuno lo metteva in discussione. Anche lui avrebbe dovuto lasciare Jimin, prima o poi. Il solo pensiero della sua reazione gli faceva ribaltare lo stomaco.
Ma forse poteva andare solo a vedere cosa volesse suo padre, conoscere finalmente la sua famiglia... avrebbe promesso a Jimin che sarebbe tornato anche se sarebbe stato difficile mantenere la parola.

«Quel coglione.»  sibilò Jungkook, prima di scolarsi tutto il liquido amaro nel bicchiere
«Prima si assicura di avere qualcuno che morirebbe per lui e poi lo tratta come se non fosse nessuno.»

Yoongi scambiò la figura di Jungkook con quella di Jimin. Anche lui avrebbe finito per odiarlo. Perché lui sarebbe andato da suo padre.









e mi piace mandare le cose a puttane

Rosso MelaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora