vestiti

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Quando Yoongi uscì da casa sua, con le stelle che lo guardavano, aveva dei vestiti non suoi. Chiunque avrebbe pensato male e Yoongi era pronto a confermare che non aveva semplicemente avuto il tempo di asciugarsi i vestiti, così Jimin gliene aveva prestati dei suoi. Niente di complicato, un jeans nero e una maglioncino di cashmere color cammello.

Tornò a casa sua e poggiò a terra, con più cura del solito, quelle vans che non gli appartenevano. Ebbe quasi l'impulso di dormire con quei vestiti, ma poi si disse che così avrebbero perso l'odore di Jimin. Guardò fuori dalla finestra mentre teneva il maglioncino accostato al naso. Era la seconda volta che Jimin lo aveva ospitato per la pioggia e non lo aveva lasciato andare con i vestiti zuppi. La stagione che aveva sempre odiato, gli stava regalando qualcosa di positivo.

Il giorno seguente non cambiò nulla. Mentre puliva i bicchieri pensava a come restituirgli i vestiti, che in quel momento se ne stavano in una busta accanto al bancone. Aveva dato il suo numero a Jimin, quindi era impossibile per lui contattarlo a meno che il ragazzo non lo facesse per primo.

All'ora di pranzo, lo raggiunsero i due figli della proprietaria. Capì subito che il suo turno sarebbe andato per le lunghe. Mentre serviva un altro tavolo, dalla porta del locale entrarono due persone a lui familiari. Soprattutto quello con la camicia rosa pastello e con un viso attraente. L'altro era il ragazzo dagli insoliti capelli grigi, se non ricordava male, doveva chiamarsi Nam o qualcosa del genere. Si affrettò ad andare verso il bancone.

«Due caffè macchiati, per favore.» disse Seokjin. Namjoon, accanto a lui, diede un'occhiata all'orologio.

«Dovrei fare in tempo per le lezioni del pomeriggio.» disse. Yoongi diede loro le spalle, preparando velocemente quello che gli avevano ordinato.

«Jimin si è ripreso?» aggiunse.

«A me ha detto di si. La nonna è venuta a fargli visita per dargli una mano con l'alimentazione.» rispose Seokjin, poi gettò un'occhiata a Yoongi. Si ricordava che era stato più veloce di lui a capire che Jimin stava male, la sera scorsa. Inoltre, dopo i biglietti che gli aveva lasciato, Jimin gli aveva fatto sapere che quel cameriere gli aveva dato una mano.

«Ottimo. Comunque Seokjin, ti ringrazio per l'intervista.»  A Namjoon era stato assegnato un progetto da fare per l'Università. Doveva intervistare qualche investitore, programmatore o qualcuno che si intendesse di economia. Quando lo era venuto a sapere, Jimin aveva usato la scusa del compleanno di Hoseok per farli incontrare.

«Di niente, davvero. È stata un'esperienza diversa dal solito.»  gli sorrise. Seokjin possedeva una piccola azienda di cosmetici biologici, costosi ma di qualità. Yoongi servì loro i due caffè, poi si rese conto di avere altri clienti da servire e che quindi non poteva permettersi di girare intorno alla faccenda.

«Scusate, se non sbaglio conoscete Park Jimin...» i due ragazzi annuirono.
«Ecco, dovrei restituirgli dei vestiti che mi ha prestato, ma non so bene come contattarlo. Se lo vedete, potete darglieli per me?» Si morse la lingua rendendosi conto di aver parlato troppo. La proprietaria gli lanciò un occhiataccia, poi lasciò perdere quando vide i due clienti rispondere.

«Un attimo.» cominciò Seokjin massaggiandosi la tempia.
«Perché hai tu i vestiti di Jimin?»  Namjoon si schiarì la voce, sovrastando il suo tono. Poi gli rivolse un'occhiata che sembrava dire "Jimin è grande. Può fare quello che vuole adesso." Yoongi si sentì andare a fuoco, ma non aveva molto tempo per raccontare tutta la storia.

«Piuttosto. Come fai a non sapere come contattarlo? - chiese poi.

«Lui ha il mio numero, ma io non ho il suo.»

«Sai dove abita almeno? Mi ricordo che ordina sempre qui.»

«Si lo so, ma...»

«Problema risolto, allora.» gli sorrise Namjoon. Avevano finito entrambi di bere e Seokjin gli allungò una banconota mentre Namjoon era distratto. Poi con un cenno della mano e un sorriso, gli fece capire che poteva tenersi il resto come mancia. Yoongi sorrise contento: era la sua prima mancia.

«Sei un bravo ragazzo, ci vediamo!» lo salutò Namjoon, per poi cominciare a lamentarsi con Seokjin per aver offerto da bere.

Yoongi guardò la busta dei vestiti. Glieli avrebbe restituiti quella sera, quando avrebbe ordinato la cena.

O almeno, così aveva pensato. Durante l'intera giornata, Jimin non gli aveva mai mandato un messaggio, sembrava non gli importasse molto dei vestiti, ma Yoongi non poteva neanche tenerseli e fare finta di niente.

Il negozio stava per chiudere, la proprietaria aveva mandato a dormire entrambi i suoi figli e ci mancò poco che lo cacciasse via prendendolo a calci. Yoongi si ritrovò con la busta dei vestiti in mano e alla fine fu costretto a dirigersi a casa sua.

Salì sul suo motorino rosso e fece la solita stradina un po' sterrata che lo portava all'abitazione di Jimin. Ci mise un po' più del dovuto, dovendo stare attento ad evitare le pozzanghere. Nell'aria c'era una fastidiosa umidità, i muri dei piccoli palazzetti portavano ancora i segni del temporale.

Suonò al campanello Park e si assicurò di avere la busta ben in vista.

Differentemente da tutto quello che si aspettava, alla porta non si presentò Jimin. Per un attimo ebbe il terrore di aver sbagliato indirizzo.

Sullo stipite si affacciò una donna più bassa di lui almeno di venticinque centimetri. Un grembiule sporco avvolgeva le curve morbide di quel corpo irrobustito dalla fatica. Le mani avevano qualche callo e le maniche erano ben arrotolate. Gli vennero in mente le parole che aveva sentito "La nonna è venuta a fargli visita".

«Sa...Salve, signora. Devo riportare i vestiti di Jimin.» disse. La nonnina aveva uno sguardo tranquillo e curioso, ma si sentiva comunque in soggezione. La donna annuì e si girò all'interno della casa.

«Tesoro! È arrivato il tuo ragazzo!»

Rosso MelaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora