sogni

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Seokjin aprì la bocca incredulo. Il tè tra le sue mani ormai era diventato freddo, sembrava essere solo una scusa per tenergli le mani occupate.

Jimin cercava di controllare l'umidità dei suoi occhi e sforzò un sorriso. Aveva saltato l'università quella mattina, troppo stanco dopo una notte passata a piangere. Aveva chiamato Seokjin verso mezzogiorno, non appena sveglio.

«Non essere così pessimista, magari torna. Voglio dire, non preferirà mai suo padre a te.»
disse, tenendo a freno le parole poco carine. Jimin sentì una vibrazione in gola, per un attimo ebbe paura che la sua voce si sarebbe rotta.

«Ha sempre sognato di andarsene da questo paesino,» disse «è sempre stato il suo sogno vivere in città, con la sua famiglia, con tante persone che lo accettassero.» aspettò un momento e poi un sorriso amaro si affacciò sul suo volto.
«Tutto il contrario di me.»  Seokjin rimase in silenzio.

«Potreste vedervi, di sicuro.» Per qualche motivo, a Jimin tornò l'abbraccio di Jungkook e Taehyung alla stazione, quando Jungkook doveva trasferirsi in quel paesino, mentre il più grande sarebbe rimasto a Seoul. Capì finalmente cosa avessero provato e cosa stesse provando Jungkook, ora che lo vedeva allontanarsi una seconda volta. Si sentì male per loro, perché ora anche lui si rendeva conto di quanto facesse dannatamente male.

«Vedrai che continuerete a tenervi in contatto.» lo rassicurò. Jimin alzò le spalle, affidandosi al fato. Questo fino ad allora era stato più che generoso, non si sarebbe stupito se di punto in bianco gli avesse girato le spalle.

«Lo amo. Questo non cambierà mai. Anche lui mi ama, ma l'amore non può nulla contro il desiderio irresistibile di acchiappare un sogno che ti si para di fronte agli occhi.» Seokjin cominciò a scaldarsi.

«E allora fallo anche tu!» si alzò. «Rincorri i tuoi sogni, non aggrapparti a lui così tanto!»

Il sorriso genuino di Jimin venne bagnato da un paio di lacrime. «Era lui il mio sogno.»

Il suo lavoro da angelo lo aveva fatto, ora era compito di Yoongi decidere.

[...]

Yoongi se ne stava seduto sulle scale di casa sua. Di fronte a lui, il cielo invidiava il colore delle pozzanghere. A volte si chiese se le nuvole non imitassero il suo umore. La vita gli parve diversa in quel momento, come se si trovasse in uno di quei film dove il protagonista decide di non partire perché la sua amata lo ha baciato sotto la pioggia. Ma sapeva benissimo che non sarebbe successo niente di tutto ciò. Una macchina parcheggiò poco lontano da lui, in mezzo alla piazza.

Ne uscì Taehyung. La frangia scura ben ordinata era leggermente più chiara della giacca che portava.  Sentì il cuore strizzarsi come una spugna al pensiero che non poteva più fermarsi. Fece un bel respiro e si alzò. Amava Jimin, con tutto se stesso. Stava solo facendo un passo verso il suo più grande sogno. Jimin era la causa di tutto, lo aveva reso felice, amato e ora lo aveva portato verso il suo più grande desiderio. Ma allora perché era così inquieto?

«Non posso crederci!»

Taehyung distolse lo sguardo da Yoongi e si girò. Non sentiva quella voce squillante da settimane. Jungkook si accorse di lui dopo aver smesso di fissare Yoongi. Se prima era solo arrabbiato, adesso era un uragano di emozioni.

«Lo stai facendo davvero?!» chiese, rivolgendosi a Yoongi.

«Calmati, non è detto che me ne vado per sempre.» rispose. Più a se stesso che a lui.

«Si certo, e io sono italiano. Sai benissimo cosa succede se fai soffrire Jimin.»

«È stato lui a lasciarmi andare.»

Jungkook si mise a ridere. Le sillabe scandite dal ribrezzo.
«E dopo tutto questo tempo, ancora non conosci come è fatto?» Yoongi lo sapeva eccome. Sapeva che gli aveva dato il permesso solo perché aveva messo la sua felicità al posto della propria. Ma questa realtà era troppo dolorosa da rivelare ad alta voce.

«Non te ne frega proprio un cazzo, suppongo. Sei proprio come Taehyung, ora ti sei messo i testa che devi crescere e diventare un adulto stronzo e senza sentimenti.»

Taehyung aprì la bocca per ribattere qualcosa, ma Jungkook lo fermò con la mano.
«Le parole di una merda come te non le voglio neanche sentire. Aiutalo pure a spezzargli il cuore, come hai fatto con me.» Taehyung assottigliò le labbra. Poi disse a Yoongi di salire in macchina. Jungkook si sentì crollare. Già immaginava i pianti di Jimin che avrebbe dovuto sopportare. Chiuse gli occhi e cercò di darsi una calmata. Con poco successo.

«Jungkook, io...»

«Ho già sofferto per te.» lo interruppe. Taehyung sapeva bene che si riferiva a quando si era dovuto trasferire al paesino.
«Mi sono ubriacato, sperando di dimenticarti. Mi sono costretto a farmi andare bene il fatto di vederci solo una volta a settimana.» L'altro ragazzo lo stava ad ascoltare in silenzio. Gli parve di vederlo ancora liceale. Anche lui stava crescendo.

«E ho sofferto ancora, quando hai deciso di togliermi anche questo privilegio. Ti ho amato come parte della mia famiglia e ti avrei voluto ammazzare con le mie stesse mani, perché tu sapevi bene che non lo meritavo.»
Ci fu una pausa. Taehyung era alla ricerca delle parole giuste. Ma di fronte a quello che aveva detto Jungkook, era ovvio che avrebbe fatto la fine dell'idiota. Il più piccolo interpretò a modo suo quel silenzio.

«Anche Jimin soffrirà come me, se non peggio. Tutto quello che posso fare è sperare che la vita vi regali ciò che meritate.»

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