slytherin love

12

la camera da letto scura faceva contrasto con luci dell'alba, segno della fine di una notte in cui kylie non aveva chiuso occhio.

tom dormiva beato, ovviamente stringendola a se, lei con la testa sul suo petto.

era ufficialmente finita la pace, nel mondo magico.

silente gli dava la caccia e, nel mentre, i genitori di harry e rita erano stati fatti fuori.

i weasley erano stati diseredati dalla loro famiglia.

inoltre, kylie, la sera prima, aveva ricevuto la risposta alla domanda che la tormentava dalla nascita.

chi era suo padre?

si era sempre domandata da chi avesse mai potuto prendere quella nota di sadismo nella bontà che la caratterizzava.

amava vedere le persone soffrire, ma era come se avesse un alter ego a ricordarle quanto fosse sbagliato.

oppure passava ore a domandarsi come potesse avere gli occhi chiari se sua madre li aveva neri come la pece.

suo padre era niente meno che lucius malfoy, il padre di draco.

aveva messo incinta bellatrix dopo una turbolenta lite con narcissa, già incinta di draco.

era una malfoy all'albero genealogico che le era stato mostrato la sera prima, inciso sul muro di una stanza a lei sconosciuta.

era la sorellastra di draco.

si sentiva oltraggiata, si aspettava di essere figlia di chiunque ma non di lui.

era cattivo, umiliava draco di continuo paragonandolo a lei, che cominciava a capire.

tom si svegliò, dando un bacio sulla fronte alla sua fidanzata.

"buongiorno amore" disse lui.

lei non rispose, era troppo immersa nei suoi pensieri, da cui fu svegliata grazie a un bacio leggermente famelico.

fu lei la prima a staccarsi, leggermente stordita dalla presa ferrea sulla sua mascella, un classico di tom.

"to ho già detto che non è un bene pensare così tanto" disse il suo futuro marito.

"sai com'è, sembra che il karma stia facendo il suo lavoro" rispose lei.

lui, nel tentativo di consolarla, la strinse a sé.

"tesoro, sei una purosangue, discendi da delle famiglie veramente importanti, non c'è nulla di cui vergognarsi" le disse.

lei si lasciò cullare dalle sue parole, venendo interrotti, però, da una mano che bussava insistentemente alla porta.

"avanti" disse tom.

draco fece il suo ingresso, il volto sorridente es euforico.

"ciao sorellina" disse, facendola ridere lievemente.

"devo darvi una notizia" aggiunse poco dopo, cominciando a sudare.

"parla allora" disse sorridente kylie.

"ho deciso di scappare con rita" sussurrò.

la bocca di kylie formò una O perfetta e tom, che per qualche secondo parve non aver capito, balzò in piedi.

"non puoi lasciare i mangiamorte a poche ore dalla guerra magica, draco" disse lui.

kylie gli mise una mano sulla spalla, tentando di calmarlo.

"tom, rita corre troppi rischi affrontando la guerra magica, la farebbero fuori in tre secondi" rispose draco impacciato.

"draco ha ragione, tom" intervenne kylie, "se dovesse succederle qualcosa non sarei più la stessa".

tom sospirò, si voltò verso kylie e fece unire le loro fronti, cercando di rilassarsi.

"draco, sei ufficialmente fuori dai mangiamorte, hai ventiquattro ore per sparire prima che dica ai tuoi genitori ciò che hai fatto" disse tom.

"ma a loro vanno bene i potter, mia madre mi appoggerà di sicuro" cercò di convincere più se stesso che tom.

tom non rispose, uscì dalla stanza, lasciandoli soli.

"tu mi vuoi ancora bene?" chiese il biondo con le lacrime agli occhi.

"ovvio, draco, che ti voglio bene" rispose abbracciandolo.

"voglio che tu tenga questo" disse lui sfilando uno dei suoi amatissimi anelli dalle sue lunghe dita.

"partirò all'alba" aggiunse mentre si sedeva sul letto, "rita verrà tra poco a salutarti, voleva regalarti una cosa".

nemmeno il tempo di dirlo, che la figura minuta della ragazza fece il suo ingresso.

si abbracciarono per dei minuti Infiniti, piangendo e promettendo di non dimenticarsi mai l'una dell'altra.

rita le porse uno specchio, qualvolta vorrai parlarmi, mi chiamerai qui. se un giorno non dovessi rispondere, saprai il perché" le disse.

era doloroso dover lasciar andare una delle sue migliori amiche, ma lo fece per il suo bene, perché se le fosse capitato qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonato.