Marylin Alberta Benitez & Walter Clyde Point Of View
#Discoband à Detroit, Lamar
Dopo la vittoria di questi nuovi sei artisti eravamo tutti andati a festeggiare in un bar/ discoteca non molto lontano dal Teatro fox di Detroit. Mentre molti di noi erano sulla pista da ballo io mi ero andata a sedere un attimo dopo aver ballato abbastanza quando qualcuno venne a parlarmi.
"Allora ti stai divertendo?" Mi chiese una voce per niente famigliare.
"Certo e tu?" risposi girandomi verso quella persona che non riuscivo a riconoscere sul momento.
"Oh, sì molto e piacere. Sono Thomas McClary" mi disse quel ragazzo tendendomi la mano.
"Piacere Brina Cavallaro E....buono a sapersi." Risposi io. Il ragazzo mi guardò per lunghissimi minuti senza dire niente così decisi di rompere il silenzio.
"Devo proprio andare se non ti dispiace" dissi io alzandomi. Vidi che volle fermarmi ma era troppo tardi ero già lontana.
Mi allontanai assai da quel ragazzo, lo conobbi appena, ok va bene non lo conoscevo per niente anche se dovevo ammettere che era particolarmente carino e avesse un volto famigliare prima di quel giorno.
Scherzi a parte, mi diressi verso il bar per farmi servire un altro punch ma qualcosa accade un qualcosa che purtroppo non potei evitare in quel preciso instante.
"Ma dannazione dove guardi mentre camini?" Dissi io irritata cercando di levarmi quella macchia di punch sul mio vestito bianco in pizzo.
"Mi scusi non l'avevo proprio vista non volevo veramente..." disse lui incredulo cercando di aiutarmi come poteva.
"Non toccarmi...Che hai da guardare così? Non hai mai visto una donna in vita tua ?" risposi io molto fredda e allontanando per la stessa occasione la sua mano. A quel mio gesto e atteggiamento rimasse paralizzato senza sapere che dire o fare. In quel preciso istante mia zia venne verso di me.
"Cara ora poggia questo bicchiere e andiamo a casa non ti senti bene" mi disse Clarisse che assistette a tutta la scena e che venne in soccorso ad entrambi "E caro faresti meglio a rientrare anche te a casa" disse in fine a quel ragazzo che rispose solo con un ceno di testa.
Lasciai perdere quello che feci per seguire mia zia prima di poter parlare.
"Ma chi è quel ragazzo?" Chiessi a quest'ultima mentre ci allontanammo sempre di più da quel ragazzo anche se in fondo avevo la mia risposta.
Si lo devo ammettere quella sera avevo bevuto su via solo due bicchieri di punch e del vino bianco niente di grave giusto? D'altronde avevo l'età per consumare gli alcolici.
"Uno dei Commodores non che il loro frontman. Almeno così ho sentito dire nei dintorni e scusalo. È nuovo in questo mondo e non sa come comportarsi o ancore come reagire soprattutto davanti ad una ragazza come te" disse lei ridacchiando appena e aiutandomi a tenermi dritta.
"Clarisse. So di essere bella ai tuoi occhi però...e ok lo vedo che non smette di guardarmi ma questo non è una ragione per...insomma lascia stare" dissi io rigirandomi trovando il suo sguardo su di me e non era per niente cambiato dai tempi del liceo.
Ma che mi stava succedendo? Non avevo mai reagito in quel modo dinnanzi ad un ragazzo prima di allora, in particolar modo dopo il mio ex.
Ma quella volta era ben diverso era qualcosa di molto più forte che le parole non sarebbero bastate per descrivere quell'emozione anzi credo che non ci fosse modo per descriverlo.
#WalterClyde
Raggiungemmo Lionel per poter rientrare a casa e annunciare la buona notizia alle rispettive famiglie, ma il nostro caro frontman sembrava inchiodato sul pavimento. Cercammo di riportarlo fra di noi ma impossibile.
"Terra chiama Lionel ...finalmente è da più di mezz'ora che ti stiamo chiamando" dissi io dopo mille tentativi da parte di tutti gli altri membri del gruppo.
Un leggero e mortificato "scusatemi ragazzi" uscì dalla sua bocca una volta che aveva finalmente deciso di degnarci della sua attenzione.
"Quando ti deciderai a parlarle" gli chiese Ron
"Ragazzi dopo questa serata non ci penso neanche" rispose lui a sua difesa.
"Lo sai che in quanto frontman dovrai affrontarla fra qualche giorno a casa sua giusto?" incalzai insieme a tutti gli altri quattro.
"Si lo so ma per ora non me la sento di pensarci" ci disse lui mentre cercava a malapena di camminare.
Mentre cercavamo di capire quello che fosse successo con Brina verso il bar ci fu una voce molto acuta e tranquilla che attirò la nostra attenzione verso di lui.
"Ragazzi il locale sta per chiudere volete un passaggio?" Disse Michael affiancato da Marlon mentre il locale si stava effettivamente svuotando.
"No grazie siamo venuti in macchina e rientreremo con quella." replicò Lionel cercando di essere il più cordiale possibile prendendo le sue cose quando anche noi altri facevamo lo stesso.
"Ok va bene.... come volete" rispose Michael.
"Ancora grazie per l'offerta" disse invece William dopo aver detto qualcosa che non udì a colui che ci serviva da capogruppo.
"Prego, complimenti per la vittoria e.... alla settimana prossima a Los Angeles?!" disse sempre Michael andandosene dopo aver ricevuto un -ok- all'unisono e finalmente uscimmo da quel locale.
#DetroitresidenceBenitez
L'indomani mattina non avevo veramente voglia di uscire dalla mia stanza in particolar modo dopo quello che era successo il giorno prima o meglio quella mattina alle sei. Guardai fuori dalla finestra pensando a quel ragazzo. Per lui avevo fatto notte bianca e non era buon segno.
Avevo già sofferto abbastanza a causa di qualcuno e non poteva succedere di nuovo, non potevo permettere a qualcun'altro di giocare con i miei sentimenti. Ero ancora fin troppo fragile su questo.
Tra un pensiero e altro sentii la voglia di vomitare. La causa? Il troppo alcool della sera prima.
Mi alzai di scatto per andare in bagno per poter vomitare quando qualcuno bussò alla mia porta.
"Mary ti alzi dobbiamo andare a Tuskegee oggi. Aspettiamo solo te" gridò mia cugina Jennifer dall'altra parte.
Si venne a rendermi visita con tutto il resto della famiglia e grazie a Dio avevano abbandonato l'idea di farmi diventare una di loro visto il mio enorme successo estroverso in quegli anni.
"Potete andare io rimango a casa." Risposi addolorata, non avevo proprio voglia di uscire tanto meno la voglia di fare un viaggio di tre ore e un quarto in macchina che in teoria si trasformano in un'ora circa in jet privato. Conoscendo la mia famiglia sarebbero andati in macchina. E così fu.
"Ok se vuoi. Posso entrare almeno?" provò ad aprire la porta ma quest'ultima era chiusa a chiave
"NO", risposi rialzandomi e incominciando a sistemarmi un po' prima di ritornarmene a letto.
Udì dei passi allontanarsi quindi dedussi che Jennifer non volle reiterare i suoi sforzi nel voler farmi aprire la porta.
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You are my secret love (in corso di modifiche)
RomanceTuskegee, Alabama 20 giugno 1949 nasceva lui. Sì, proprio lui, colui che avrebbe in seguito cambiato la mia vita. All'inizio nessuno dei due osava andare verso l'altro, ma ora come dirvi che è diventato l'uomo della mia vita, il padre dei miei figl...