RAIN

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Erano le sette e quarantacinque del mattino e sia Mikasa che Armin erano parecchio stupiti nel vedere Eren già seduto composto al proprio posto. Eren aveva utilizzato l'ansia dell'interrogazione come scusa per essere stato così puntuale e in parte era vero. Poi c'era l'altra parte della verità. Non aveva detto ai suoi amici che la sua prima volta era stata proprio con il professor. Ackerman, ma la sua testa non aveva fatto altro che analizzare quell'esperienza in tutte le sue sfaccettature, tra un ripasso di inglese e l'altro. Eren non aveva certo cambiato idea sul carattere impossibile dell'uomo né sul suo atteggiamento scostante e a tratti decisamente intimidatorio. Ma non poteva certo dimenticare il piacere che aveva provato nel sentirlo dentro di lui. Non sapeva se fosse una reazione naturale dopo la perdita della verginità né aveva idea di quanto sarebbe durata. Sapeva solo che si era ritrovato a contare spasmodicamente i giorni che mancavano a quel venerdì e che le sue gambe avevano corso a quel modo fino a lì perché voleva mettere ancora i suoi occhi su quell'uomo dalla doppia vita.

"Buongiorno, ragazzi."

L'aula versò nel chiasso più totale finché ogni studente non fu composto al proprio posto. Eren attese che il professore incrociasse lo sguardo con lui, ma nulla di ciò si verificò. Il corvino si limitò come sempre a sistemare le sue cose e a controllare con gli occhi che fossero tutti presenti, senza preoccuparsi di fare l'appello. Il labbro di Eren era ormai frastagliato dai morsi quando finalmente gli occhi plumbei dell'uomo calarono su di lui, freddi e inespressivi.

"Jaeger, in piedi. Ti torturo per trenta minuti. Voi altri vedete di iniziare a lavorare sulla seconda parte della comprensione del testo. Una volta finito con lui sorteggerò e chiederò il riassunto. Accetto anche volontari."

Sotto all'ordine perentorio dell'insegnante, tutte le teste presenti si abbassarono sui libri. Fu come se lui e il corvino fossero rimasti soli al mondo. Quando Eren lasciò il proprio banco per andare alla lavagna, così vicino alla cattedra dell'uomo, la sensazione di essere in una bolla privata fu così forte che Eren corse ancora più vividamente ai ricordi di quella notte. In un attimo avvertì il bisogno di quelle mani diafane sulla sua pelle calda. Guardò le ciocche pettinate dell'uomo e desiderò vederle disfarsi come quella sera nel letto con lui. Voleva quel corpo dimenarsi sul suo. Lui voleva decisamente fare ancora sesso con il suo insegnante.

"Jaeger, ti decidi ad aprire il libro a pagina cinquanta o devo farti un disegno?!"

Levi inarcò un sopracciglio di fronte all'espressione imbambolata del ragazzo. Non gli erano sfuggite le labbra dischiuse e penzolanti né gli occhi che praticamente se lo stavano divorando. Restò forse un po' troppo a lungo fisso in quello sguardo verde dorato per poi accavallare le gambe e improvvisare un sospiro scocciato per intimidire lo studente perso tra le nuvole.

"S-sì, mi scusi."

Eren avvampò, sperando quasi che il professore si concentrasse sul suo innaturale rossore piuttosto che sull'erezione che sentiva crescere nei pantaloni. Tirò giù il bordo della felpa fin quasi a strapparla, pregando di nascondere almeno un po' quel segno di evidente sconvolgimento ormonale. Affondò la testa nel libro e cercò di concentrarsi sulle domande del corvino.

Levi gli diede del filo da torcere, sommergendo Eren di domande per tutti i trenta minuti in cui l'aveva reclamato. Tuttavia, poteva dirsi piacevolmente sorpreso dalla prontezza del ragazzo.

"Non male, Jaeger. Una volta tanto mi sorprendi. Nove."

Levi appuntò con scrittura elegante il numero sul registro per poi stendere il braccio e restituire al ragazzo il foglio su cui aveva svolto la traduzione. Levi finse di non accorgersi del sussulto di Eren quando le loro dita si accarezzano su quel foglio stropicciato. Schioccò un'occhiata furtiva allo studente che, confuso, tornò a sedersi.

SECRET LESSONS (ERERI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora