Cap. 2

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Pov. Deku

Aprì lentamente gli occhi vedendo tutto sfocato... O meglio, l'occhio. Non riuscivo a muovermi bene, tutto bruciava e mi faceva terribilmente male, ma mi portai una mano all'occhio sinistro per trovarci una fasciatura che mi impediva di vedere. Mi alzai a fatica dal letto, non capendo dove fossi. La stanza non era molto grande, con muri di un bianco sporco. Ero su un lettino bianco con accanto un mobile con degli attrezzi; Capì subito di essere in un ospedale. Improvvisamente la porta si aprì, lasciandone entrare una vecchietta abbastanza bassa. <Oh ti sei svegliato finalmente> disse. Spostai la coperta dal mio corpo sedendomi lateralmente sul letto. <Che ci faccio qui?> chiesi. Ero quasi arrabbiato, speravo davvero di morire questa volta, perchè la gente deve mettersi sempre in mezzo?

<Sei ridotto male e io ti ho curato. Sei stato in coma per 3 giorni.> disse. Spalancai gli occhi ricordando gli avvenimenti che per me erano accaduti poco prima, ma erano di tre giorni fa. <Dov'è mia madre!?> urlai provando ad alzarmi, ma venni buttato indietro da una fitta al torace. La donna non rispose e iniziai a preoccuparmi, così, tremante, riproposi la domanda. <Dov'è mia madre> dissi. La donna sospirò, <Tua madre non ce l'ha fatta, quei ladri ci sono andati davvero pesanti. Mi dispiace figliolo> disse. Mi crollò il mondo a dosso, non provavo altro che dolore, ero vuoto. Odiavo quell'uomo, lo odiavo, aveva ucciso sua moglie, mia madre e se sperava di passarla liscia... Mi sbloccai improvvisamente, facendo tornare alla mente la frase della donna. <Quali ladri...?> chiesi con un filo di voce. La donna era visibilmente preoccupata, forse perchè non si aspettava la mia reazione o forse perchè mi aveva preso per pazzo. <Tuo padre vi ha trovato a casa una volta tornato dal mercato. Tu eri gravemente ferito, avevi sbattuto violentemente la testa, hai riportato vari traumi, molti lividi e delle costole rotte. Infine ti hanno anche stuprato, tanto da farti sanguinare, ma siamo riusciti miracolosamente a salvarti, prima che una costola perforasse il tuo polmone destro.> disse facendo una pausa. <Per tua madre invece... La sua testa è stata ripetutamente sbattuta contro il muro, fino alla morte. Il cranio era danneggiato ed era già morta appena tuo padre la ha trovata. Non abbiamo potuto fare nulla.> disse. Ero scioccato, deluso, triste, ma la rabbia prese il sopravvento su di me. <COSA!?> urlai, <NON E' COSI' LUI HA-> Mi bloccai di colpo appena la porta si spalancò facendo entrare mio padre. Mi bloccai terrorizzato, le parole mi morirono in gola e non ebbi il coraggio di reagire. <Figliolo, finalmente ti sei svegliato!> disse sorridendo con gli occhi lucidi, per poi rivolgersi alla dottoressa, <Grazie davvero, vi devo tutto. Non avrei sopportato di perdere anche lui, vi sono grato> disse.  

Falso.... Falso, falso, falso, falso, FALSO!

Tremai cacciando indietro un conato di vomito. <Ragazzo> disse la dottoressa attirando la mia attenzione. Sollevai la testa dal pavimento, mentalmente distrutto e incontrai gli occhi della vecchia. <Domani puoi tornare a casa, tuo padre si prenderà cura di te.> disse. Tremai e annuì, mentre i due uscirono dalla stanza per parlare delle mie cure.

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Era passato un giorno, oggi sarei uscito dall'ospedale, controvoglia. L'uomo che osava definirsi mio padre mi aveva portato dei vestiti ed ero in bagno a guardarmi allo specchio. Potevo finalmente stare in piedi grazie al quirk di quella vecchia, Recovery girl, ma non ero ancora in forma. Avevo i capelli scompigliati, l'occhio sinistro fasciato, le occhiaie e molte bende in tutto il corpo, alcune delle quali non coprivano i lividi che avevano assunto un colorito violaceo. Uscì dal bagno e trovai Hisashi che con fare "affettuoso" mi accompagnò fuori dall'ospedale fino a casa nostra. Mi guardai intorno appena entrato, non era cambiato molto: La casa era pulita, il muro dove era morta mia madre era macchiato di sangue e si doveva riverniciare; Il vaso non c'era più e nemmeno i cocci. Era come se non fosse mai successo nulla e qualcuno avesse rovesciato sbadatamente del vino rosso sul muro. Non avevo detto una parola per tutto il tragitto, finchè mio padre non mi spintonò a terra. <Bastardo!> urlò ricominciando a picchiarmi, <E' tutta colpa tua!> un calcio, <Dovevi morire tu!> un altro calcio, <Mi hai reso un assassino!> urlò nuovamente, tirandomi l'ennesimo calcio. Non avevo la forza di reagire, finchè la porta si spalancò e ne entrarono delle persone che fermarono mio padre, ormai completamente in panico. Mi alzai dolorante, senza emozioni; Non mi importava ci fossero, ero solo grato della loro presenza. Portarono mio padre in strada, attirando l'attenzione della gente che iniziò a sussurrare e spettegolare. Raggiunsi mio padre urlante mettendomi in prima fila, al centro di quella massa e notai una testa bicolore, con due occhi di colore diverso e una cicatrice sull' occhio: Realizzai poco dopo, grazie ai sussurri delle persone, che quella testa bicolore non era niente meno che il Principe Shouto Todoroki. <Guardie, portatelo nelle prigioni del castello.> ordinò e le guardie eseguirono portando via Hisashi che urlava dimenandosi. Non avevo battuto ciglio e non avevo capito cosa fosse successo. Il principe mi si avvicinò, <Stai bene?> chiese; Non risposi, lasciando spargere altre voci intorno a me e realizzai che mi avessero separato da quell'uomo, cadendo a terra improvvisamente rilassato. Non riuscì a controllare alcune lacrime, che vennero asciugate dal principe, <Va tutto bene ora. Se mi giurerai fedeltà diventando il mio servitore e io prometto di proteggerti dalle persone come tuo padre.> disse. La sua voce era calma, preoccupata per me e rassicurante. Arrossì leggermente sentendo uno spicchio di speranza nascere dentro di me. Il principe mi porse la mano, che afferrai senza esitazione.

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