Capitolo 6 - Debolezze

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Clarke Griffin's  P. O. V.

Il giardiniere, non più tanto giovane, potava i rami fuori posto del giardino anteriore. La mansione Collins aveva un enorme estensione di terreno, con dell'erba tagliata bene e una bellissima fontana al centro, dove dopo ogni istante cadeva l'acqua ripetutamente. L'uomo sembrava concentrato a fare il suo lavoro, il che attirò la mia attenzione fino a quando non sentì una voce vellutata in sottofondo. 

"Agente Griffin."

Sentì un brivido percorrere il mio collo appena sentii la donna avvicinarsi. Mi girai per guardare la mora, incrociando lo sguardo più allettande di quella mattina. Ingoiai con difficoltà, lasciando che i miei deboli occhi analizzassero ogni piccolo dettaglio della australiana. 

"Alexandra."  Fu ciò che riuscì a pronunciare. La donna curvò il bordo delle labbra in un sorriso cinico, probabilmente accorgendosi di come praticamente la mangiai con gli occhi. In mia difesa, cercai di usare tutte le mie forze e il frammento della sanità mentale che mi restava. Lexa in quel momento era giusto davanti a me, con addosso solo dei pantaloncini e una piccola maglietta che le copriva il seno. Aveva un asciugamano bianco in mano, che passava delicatamente sul suo collo, dove cadevano delle piccole gocce di sudore. 

"Cioè... Signora Collins."

La sua pancia morbida era completamente scoperta davanti ai miei occhi, come la parte superiore del suo seno. Il top aveva una bellissima scollatura, potrei dire. Si notava come la australiana faceva attenzione al suo fisico. Il corpo di Lexa era semplicemente invidiabile, tuttavia per me era delizioso. No, Clarke. 

"Woods, Clarke. Signora Woods."  Mi corresse. "Comunque, a cosa devo l'onore della tua presenza in casa mia?"

Dovevo aver battuto le ciglia più del normale, perché Alexandra sorrise ampiamente prima di avvicinarsi alla finestra. 

"Sono qui per lavorare, signora Woods. Sono stata scelta temporaneamente per essere la sua guardia di sicurezza privata."

"Temporaneamente?"  Alexandra passò l'asciugamano sul suo corpo, attirando i miei occhi testardi su di esso. Scossi la testa e diressi la mia attenzione a un angolo casuale della casa. 

"Sì, fin quando non troveranno un sostituto."

La mora annuì con un sorriso incredulo. Dove ti stai cacciando, Clarke? 

"Sarà interessante."

"Cosa?"  Feci la finta tonta. 

Gli occhi verdi di Lexa si soffermarono su di me, e la sua espressione si ammorbidì.  "Niente, Griffin . Dobbiamo parlare meglio, voglio sapere come funzionerà."

"Certo, posso spiegare."  Parlai allontanandomi da lei.  Poteva essere comico se non fosse stato tragico. Volevo stare lontana da ciò che avrebbe potuto tubarmi, ma era impossibile. 

"Benissimo, è meglio che mi aspetti nell'ufficio privato di Christopher. Non voglio che i dipendenti ascoltino la nostra..."  Lexa rimase in silenzio per qualche secondo, e dopo guardò me.  "Conversazione."

"Non vedo il problema, signora Woods."

"Ma io sì, agente Griffin."  Disse con un tono deciso.
"Indra!"  Lexa la chiamò, e pochi secondi dopo la donna apparve nella sala, correttamente uniformata.  "Porta l'agente Griffin nell'ufficio di mio marito. Faccio una doccia e scendo subito."

"Sì, signora."  La donna parlò rapidamente. 

"Offrile qualcosa da bere, per favore, Indra."  Disse alla domestica.  "Ti prometto che non ci metterò tanto, Clarke."

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