Capitolo 19 - Scacco Matto

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Alexandra Woods's  P. O. V.

Il posto era grande, tenue e completamente lontano dalla città. Era stata una scelta perfetta per mettere in atto il mio piano. Niente sarebbe potuto andare male in quel momento, né nei futuri eventi. Era stato tutto pensato, lavorato e messo in atto alla perfezione, quindi niente avrebbe potuto impedire la prossima mossa. Dopotutto, non era un semplice gioco di fortuna, ma di strategia. Solo i migliori giocatori e i più forti sopravvivono nella selva disuguale di questo gioco da tavolo chiamato vita reale. E con la mia entrata in scena in questo gioco dimostro qual è il mio unico obbiettivo: vincere. 

"Metteteli in quella stanza!"

Sentì quella voce profonda e maschile gridare dal fondo, facendo eco attraverso il grande spazio di quel posto abbandonato. Camminai lentamente verso una delle stanze, la quale era in buono stato rispetto alle altre dove sarebbero state le vittime del mio piccolo gioco. Sentì dei passi pesanti sul pavimento freddo dietro di me.

Camminai fino al centro dell'enorme sala, dove c'era un tavolo con tre sedie intorno ad esso e una piccola poltrona nera; a sinistra della stanza c'era un piccolo mobile con una macchinetta del caffè elettrica e qualche bottiglia d'alcol. Credo che ciò sia stato il meglio che avessi potuto portare per avere un minimo di comodità durante la mia permanenza lì. 

"Slegami."  Ordinai seriamente. 

L'uomo che adesso aveva la faccia libera dal tessuto nero che lo copriva annuì con la testa rapidamente, avvicinandosi subito dopo per slegare finalmente il nodo della corda che mi legava i polsi. Quella merda mi stava lasciando dei segni rossi sulla pelle. 

"Regina."  Mormorò l'altro individuo, quasi con un tono di rispetto, per poi avvicinarsi con una piccola valigetta d'argento. 

Mi strofinai i polsi con le dita e solo allora mi girai verso l'uomo. Affrontai uno dei criminali con un'aria superiore, fino ad alzare le mani verso la serratura della valigetta d'argento che aveva in mano. Mossi i pollici delicatamente per aprirla rapidamente, dandomi la perfetta vista del mio giocattolo preferito. Un sorriso apparve sulle mie labbra mentre restavo a guardare la pistola d'oro calibro 45 che splendeva dentro quella scatola. 

"Ah, come mi sei mancata, tesoro."

Portai una mano verso quell'oggetto pesante e prezioso. Il mio piccolo giocattolo era completamente dorato, solo con qualche dettaglio nero sul calcio, dove c'erano le iniziali del mio nome incise in oro. L'uomo mi guardò con uno sguardo intimorito prima di chiudere la valigetta e allontanarsi. Tenevo la pistola in modo deciso con una mano, e con l'altra feci scivolare la punta delle dita sui dettagli della pistola. Mi sentivo molto più potente con la mia bambina in mano, come se avessi ottenuto dei super poteri. Come se niente e nessuno avrebbe potuto scalfirmi. 

Come se Alexandra Woods fosse la regina più potente del mondo. 

"Non vedo l'ora di usarla di nuovo."  Alzai l'arma d'oro, stendendo completamente il braccio, appoggiando la parte inferiore del calcio contro il palmo dell'altra mano. Chiusi un occhio per poter mirare più di preciso il piccolo vaso sulla finestra nella parte posteriore della sala. Con la pistola carica tolsi lentamente la sicura, sentire quel rumore mi fece scorrere il sangue più rapidamente nelle vene. Sentì l'adrenalina estendersi e quella sensazione piacevole di incommensurabile potere percorrere ogni cellula del mio corpo, causando quella maledetta frenesi. 

"Questo è per te, Christopher."

Quelle furono le mie parole prima di premere il grilletto. Il rumore dello sparo, seguito dall'esplosione del vetro mi fece sorridere soddisfatta. Guardai il vetro rotto per terra, e quindi il buco nella finestra. Sapevo ancora sparare perfettamente bene.

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