Capitolo 33 - Confessioni

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CONTINUO FLASHBACK 

Clarke Griffin's P.O.V 

Restai ferma davanti alla porta mentre Lexa entrava nel mio appartamento contro la mia volontà. Camminò fino al centro della sala sui suoi tacchi scuri e alti, sembrava cercare qualcosa. Ingoiai la saliva e respirai il più possibile per cercare di mantenere la calma. Dopo qualche secondo alzai la testa e affrontai la donna nella mia sala, che mi guardava. Chiusi di colpo la porta e camminai a passi lenti verso di lei. 

"Posso sapere cosa ci fai qui? Come osi venire nel mio appartamento?"

"Dobbiamo parlare."

Una risata sarcastica uscì dalla mia bocca mentre mi appoggiavo al pilastro di legno che divideva una stanza dall'altra. Alexandra mantenne la sua postura seria, molto caratteristica di lei. Quell'aria imponente era predominante, perfino in un momento come quello dove era chiaramente in svantaggio. 

"Parlare? Sei l'ultima persona su questo mondo con cui voglio parlare, Alexandra. Voglio che sparisci dalla mia vita!"  Esclamai con rabbia. 

"Con chi vuoi parlare? Con Keana, quella che ti ha rubato il posto al dipartimento? Ti avevo avvertita che non era degna di fiducia, Griffin."

"Nemmeno tu lo sei!"

"Non compararmi con quella donna ridicola."  Disse rispondendomi. 

"Certo che no! Sei molto peggio di lei. Ma dimmi..."  Aggrottai la fronte e strinsi la mandibola sentendo il mio sangue scaldarsi.  "Come lo sai?"  Mi avvicinai a lei vedendo come ingoiava la saliva. Lexa continuava a stare in silenzio, non usciva niente dalla sua bocca. "Oh! Certo, te l'ha detto la tua complice."  Esclamai. "Sei felice, no? Puoi festeggiare insieme a quel bastardo la sua vittoria contro di me. Era questo quello che volevi, no? Sin dall'inizio mi hai usata in questo gioco sporco, come un pedone per saziare la tua sete di vendetta contro quel verme che chiami marito."

"Non parlare di cose che non sai."  Fece un passo avanti.  "Non sto dalla sua parte. Pensavo fosse molto chiaro."

"E non stai nemmeno dalla mia, a quanto pare."

"Tu non hai una parte. C'è solo la mia e la sua."  Disse guardandomi negli occhi.  

"Questa è la mia parte. Non mi tratterai più come un pedone."

"Clarke, cerca di calmarti, okay?"

Il suo tono di voce gentile mi aveva avvisata delle sue intenzioni. Sentì il leggero tocco della mano di Lexa sul mio braccio mentre il suo sguardo cercava di unirsi al mio.   "Non cominciare nemmeno! Non continuerai a manipolarmi!"

"Non ti sto manipolando."  Lei roteò gli occhi stufa. "Devi solo ascoltarmi! Sei cieca dalla rabbia!"

"Non ascolterò le tue bugie! Mio Dio! Vuoi ancora che ti creda? Dopo tutto?"

"Devi credermi."  Disse guardandomi intensamente.
"Immagino come ti stai sentendo, ma non potevo fare in altro modo! Davvero non volevo farti del male."

Qualunque frase diceva Lexa in un tentativo di giustificarsi, mi faceva bollire il sangue. Lei mi aveva mentito e l'aveva sempre fatto. Non avrebbe iniziato adesso a dire la verità, no? 

"Non posso credere a niente di quello che dici! Non sei altro che una ragazzina furba. Non so dove avevo la testa quando sono stata con te, quando mi sono permessa..."  Le parole uscivano dalla mia bocca.  "Non hai idea di quello che sento per te adesso. Ma se vuoi che lo dica..."

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