Capitolo 2 - Benvenuti a New York

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Clarke Griffin's  P. O. V.

Un mese dopo...

Annuì per la decima volta in quindici minuti alla donna che ci stava raccontando i fatti di un possibile furto a casa sua. Stavo cominciando a pensare che, data la sua età, quella donna avesse bisogno di un po' d'allegria nella sua vita, e raccontare com'è andata una falsa rapina nel suo caso l'avrebbe aiutata abbastanza. Perché in meno di un mese, era già venuta alla stazione di polizia almeno quattro volte, e ci parlava sempre di un oggetto che lei pensava che fosse stato rubato. L'età disturba la gente, raccontava cos'era successo con una veemenza che mi faceva pensare che fosse vero, quando in realtà era tutto finto, inventato dalla sua mente, che si annoiava. Lentamente, mi inclinai un po' in avanti, per stiracchiarmi la schiena. Stare seduta per tanto tempo stava cominciando ad essere devastante. 

"Allora l'ho visto saltare il cancello."  La donna dai capelli grigi concluse la storia. 

Alzai lo sguardo, incontrando gli occhi della donna, che erano angosciati.  "Lei ha visto l'uomo che ha saltato il cancello di casa sua?"  Chiesi senza crederle. 

"Sì, agente."

Lasciai uscire un respiro, appoggiandomi contro la sedia. La signora Dolores, si chiamava così, era venuta quella mattina alla stazione di polizia dicendo che la sua televisione era sparita, che quando si era seduta sul suo vecchio divano per vedere il suo programma di cucina mattutino preferito, si accorse che la televisione non c'era più. 

"Signora Dolores, con tutto il rispetto, dov'è suo figlio? Sa che lei è uscita di casa?"

"È uscito a sistemare la ruota della macchina, agente."

"Ha il suo numero di telefono? Possiamo chiamarlo per risolvere il problema."  Dissi con la poca pazienza che mi restava. 

La donna annuì, prendendo il telefono da dentro la sua borsa marrone che aveva sulle gambe. Un po' goffamente, digitò il numero di suo figlio, per poi premere il tasto per chiamare. Appena l'uomo rispose, la donna mi diede il telefono per farmi parlare con lui. La voce roca dall'altro lato della linea chiedeva scusa per tale inconveniente e mi informò che sarebbe arrivato dopo qualche minuto per finire di risolvere il problema. 

"Ecco fatto, signora Dolores, suo figlio Mark sta arrivando."  La informai ridandole il telefono. 

"E la mia televisione?"  Chise impaziente. 

Sospirai, scambiando un rapido sguardo con Raven, che era alla sua scrivania dietro la donna. Ella mi guardava con compassione, e allo stesso tempo tratteneva una risata a causa della situazione. Allora ritornai con l'attenzione sulla donna, che mi guardava cercando di trovare una soluzione. 

"L'abbiamo trovata, è nella sala di casa sua in questo momento."  Da dove non è mai uscita volevo aggiungere ma mi trattenni. 

"Ah! Che bello, tesoro! Ero molto preoccupata, quella televisione è stata una regalo molto speciale che mi ha fatto mio marito. E ha un valore emotivo enorme per me."

"Immagino, signora."

Perfino dopo quella situazione, che mi aveva fatta totalmente irritare, oggi ero di buon umore, anche se beh... non tanto. Nonostante ciò, quella sera avrei ricevuto la risposta alla mia richiesta di spostamento, insieme a Raven a New York. Era l'opportunità di cambiare la mia vita, e niente avrebbe potuto rovinarla. 

Vidi l'agente Josh chiamarmi, bussando piano sul vetro della porta del mio ufficio, quando gli feci segno con la mano di entrare. 

"Mi scusi, agente."  L'uomo parlò quando entrò nella stanza. 

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