Capitolo 15 - Svizzera (Prima Parte)

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Clarke Griffin's  P. O. V.

Aprì gli occhi appena sentì la voce del capitano suonare attraverso gli altoparlanti del Jet. Ci stava informando che tra qualche minuto saremmo atterrate in Svizzera, e che avremmo dovuto tenere le cinture di sicurezza allacciate. Guardai alla mia sinistra, vedendo l'immagine di Lexa in un sonno profondo e pacifico. Era esausta dopo tante ore di volo, e finì per addormentarsi. Controllai se la sua cintura fosse ben allacciata, quando sentì l'aereo scendere gradualmente. Lexa aveva prepatato tutto all'ultimo minuto, dato che l'idea le venne all'improvviso, ma non fu un compito molto difficile, ovviamente; Con la quantità di soldi che possedeva, doveva solo fare qualche chiamata ed era tutto pronto per lei. All'inizio pensai di rifiutare la proposta, dato che non era la cosa giusta. Tuttavia, la sete di informazioni mi consumò, facendomi mettere da parte i miei principi per ottenere qualunque informazione tramite un mezzo metaforicamente illecito. Seguendo il procedimento normale, avrei dovuto mandare una petizione al dipartimento di polizia Svizzero, chiedendo di mettersi in contatto con la banca per avere l'informazione esatta del titolare del conto; Tuttavia, preferii fare a modo mio. Una volta che le ruote del Jet entrarono in contatto con la pista d'atterraggio, causando quell'impatto iniziale, Lexa si mosse sul suo sedile insieme a me, svegliandosi dal suo sonno. Mi allacciai la cerniera del mio cappotto per cercare di scaldarmi di più, mentre la latina sembrava sistemarsi i vestiti. 

"Siamo arrivate, signora Collins."  Dissi con un sorriso cinico. 

Lei si portò una mano sui suoi capelli lunghi, spostandoli da una parte, e dopo mi guardò seriamente.  "Woods, Clarke. Sono la signora Woods."

"Quando sei lontana da tuo marito sei una persona diversa?"

Lei non disse niente, sorrise e basta. Qualche minuto dopo, il Jet si fermò dove saremmo scese. Lexa prese la sua borsa dal sedile vicino a lei e si alzò. Era vestita appropriatamente. Indossava dei pantaloni scuri, un jersey a collo alto di lana nero, sopra un cappotto bianco pesante, e dei tacchi chiusi. I suoi capelli lunghi e chiari erano sciolti e setosi, come piacevano a me. La porta del Jet si aprì, e subito dopo uno dei dipendenti dell'aeroporto mise in posizione le scalette. Mi alzai dal mio sedile, e come Lexa, indossavo dei jeans scuri e un cappotto pesante e caldo, ma il mio era nero. E una sciarpa intorno al collo. 

"Benvenute a Zurigo, signore."  L'uomo parlò cortesemente quando uscimmo dal Jet. 

Una brezza fresca entrò subito in contatto con la mia faccia, facendomi rizzare tutti i peli del corpo. Era inverno a Zurigo, la grandissima città della Svizzera era coperta da uno spesso manto di neve, rendendo il paesaggio monotono e noioso. Il bianco della neve copriva qualsiasi cosa lì presente. 

"Grazie."  Disse all'uomo che annuì. 

"La macchina vi sta aspettando."

Scendemmo le scale, camminando verso la Mercedes nera parcheggiata giusto accanto al Jet, mentre il personale si occupò di mettere le nostre valige nel bagagliaio. Lexa entrò rapidamente in macchina, e io la seguì. La mora respirò profondamente mentre si strofinava le mani per scaldarsi. Sorrisi e mi accomodai insieme a lei, vedendo i suoi capelli coperti da qualche fiocco di neve. 

"Mi congelerò, mio Dio."  Brontolò, per poi chiedere all'autista di accendere il riscaldamento. 

"Vieni qui, lascia che ti aiuti."

Lexa si avvicinò rapidamente, dandomi l'opportunità di prenderle le mani per strofinarle con le mie. Quindi, soffiai un po' d'aria calda fra le mani della australiana che stava cercando di scaldarsi. I suoi occhi verdi mi guardarono attentamente per qualche secondo, dove ci guardammo per un motivo sconosciuto. In quel corto lasso di tempo, ci guardammo con un'energia diversa. Gli occhi della mora non esprimevano grandezza e molto meno sarcasmo, al contrario, potevo giurare che fossero dolci e delicati. Fece scivolare la punta della lingua sul suo labbro inferiore, inumidendolo lentamente per poi ingoiare forte. Lei dopo battè le palpebre più veloce del normale, e poi tolse le mani dalle mie accomodandosi al suo posto. 

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