Capitolo 10

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La porta dello studio viene aperto all'improvviso e va a sbattere contro il muro.
Sull'uscio vedo una donna un po' bassa e con qualche chiletto in più con dei ricci da paura.
Chissà quanto tempo passa per tenerli a bada?! Prima di estraniarmi completamente dal mondo esterno avevo una amica, di nome Flora, che portava sempre di capelli ricci  e passava, ogni mattina, quaranta minuti a sistemarli. Diverse volte è rimasta a dormire da me e vedendo i prodotti che metteva su quei poveri capelli ho avuto un infarto psicologico. Forse è per questo che non sono riuscita a riprendermi... o forse è perché mi sparlava dietro?

"MI DICI DOVE SEI? NON RISPONDI ALLE CHIAMATE, NON AVVISI A CASA... MI STAI PER CASO TRADENDO CON QUESTA SGUATTERA PIATTA?"
Eh? Aspe... Mi ha dato della sguattera?
No, anzi, della sguattera piatta!
Ah, mo la trasformo in una gallina spelacchiata...
"Come scusi? Guardi che sono qui e ci sento, anche bene!"

"Perché cerchi di rubarmi il marito? Sei così giovane, cosa te ne fai di un vecchietto ossa e pelle?"
Eh?! Oddio! Qui ci sono persone più pazze di me... chissà quante persone esistono su questo pianeta che hanno il cervello al di fuori dell'atmosfera terrestre? Come stelle...
Sarebbe bello essere come una stella...
Essere ricordata per la propria luce e bontà d'animo anche dopo la
morte...
Indicare la strada giusta...
Essere ciò che fa stare bene le persone, ciò che annulla i pensieri di chi ti guarda...
Però questo non vale per il cervello, insomma, miglia e miglia di distanza dal proprio cervello deve essere devastante.

Quando viene la notte,
io sto sulla scala e ascolto,
le stelle sciamano in giardino
ed io sto nel buio.
Senti, una stella è caduta risuonando!
Non andare a piedi nudi sull'erba,
il mio giardino è pieno di schegge.

"Ahahahahah. Non ti preoccupare, cara! È solo mia moglie. Tesoro, ti presento Lea. Ha una storia molto interessante e mentre osservava le stelle non ci siamo resi conto del tempo passato. Che dici Lea? Ci vediamo alla prossima seduta o preferisci finire oggi?"

"Facciamo alla prossima seduta. Mi sento stanca e ho bisogno di metabolizzare il fatto di riuscire a far uscire fuori la voce... ahahah."
Ridi ridi... vediamo per quanto continuerai a fare questa falsa risata?!

"Va bene, cara. Però vorrei chiederti di fare una cosa...guardati allo specchio. Alla prossima seduta mi dici quello che hai visto"

"Devo proprio? Non mi piace vedermi...
Va bene, va bene... nessuna obiezione"

"La seduta è finita, andiamo a casa mamma..."

"Certo tesoro, ma tu stai bene? Ti sei sentita a disagio con lo psicologo?"

"Avevo detto detto che preferivo una donna, mamma... però lui è apposto. Poi ha una moglie da manicomio, dovresti conoscerla..."
Ho per caso qualcosa in faccia? Perché mi guarda così? Oddio! Ho combinato ancora una delle mie? Tra un po' si mette a piangere, poco ma sicuro...
Ma non ho detto niente... meglio chiedere!

"Che hai mamma? Perché mi guardi come se non ci vedessimo da mesi? E cosa sono quei lacrimoni?"

"Figlia mia... t-tu... mhmhmh. Mi hai raccontato una cosa di tua spontanea volontà... mi hai chiamato mamma. Forse pensi che non me ne sia accorta, ma io ho notato che nell'ultimo periodo hai preferito darmi dei soprannomi invece di chiamarmi mamma.
Sono così commossa..."

Già, le ho dati stupidi nomignoli... Lei è una buona mamma, solo... non riesce a vedere cosa ho dovuto attraversare... le maniere infantili, o dovrei dire quasi autodistruttivi, con cui ho affrontato ciò che è stato il ben servito della vita per la sottscritta.
Adesso che ci penso, assomiglio molto alla mamma, esteticamente parlando.
Ciglia lunghe, naso a patata, labbra asimmetriche: il labbro inferiore è più carnoso rispetto al labbro superiore; le uniche differenze sono la carnagione, la mia è olivastra mentre quella di mamma più chiara, e il colore degli occhi che ho ereditato dalla bisnonna e sono un misto tra il verde e il color nocciola.

Ora sono in camera mia a guardare l'immagine riflessa nello specchio.
Sono io anche se non lo sono.
Capelli crespi, guance scavate e sguardo spento.
Mi sono persa... come una stella cadente.
Non so perché mi sono spenta...
Non ho idea di come avverare i desideri altrui se sono io la prima a non farcela...
Non so dove cadrò...
O se riuscirò a germogliare dal terreno su cui sono atterrata...

Alcuni desideri si adempiranno,
altri saranno respinti.
Ma io sarò passata splendendo
per un attimo. Anche se nessuno
mi avesse guardata
risulterebbe ugualmente giustificato -
per quel lucente attimo -
il mio esistere.







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