chapter 13 - Blanket

767 62 37
                                    

-Ci vediamo.- si sorrisero mentre Eren usciva.

L'uomo si chiuse la porta dietro le spalle, stringendosi nel cappotto.
Aveva parcheggiato l'auto più lontano, a causa di quelle parcheggiate lì per Starbucks.
Però, inaspettatamente, si godette quella breve passeggiata sotto la leggera neve che stava cadendo.

Ultimamente, si godeva un po' di cose. Era strano.
Non gli era mai importato chissà cosa delle luci di Natale, o della neve, o della folla in strada la sera. Gli sembrava tutto un po' più bello.
Era così che vedeva il mondo Levi?
Se era così, non era poi così male.

Arrivò all'auto, salì e tornò a casa.
Entrò in casa accolto giocosamente da Aslan, che abbaiava e scodinzolava guardandolo.
-Ciao bello.- Eren tolse il cappotto e lo appese all'appendiabiti, per poi dedicare l'attenzione al cane, che accarezzò.
-Ci prepariamo da mangiare, mh? Che dici?-
Aslan in risposta abbaiò.

Il giorno dopo, stranamente, quando l'insegnante raggiunse la caffetteria, Levi non c'era.
Però quel giorno aveva lezione.
Si avvicinò al bancone.
-Ehilà prof. Il solito?- Mitch gli sorrise poggiandosi al bancone.
-Sì. Non è che hai visto Levi?-
-Levi? Ah, quel ragazzo coi capelli neri che sta sempre con lei? No.-
Eren aggrottò le sopracciglia. Era strano.
Che non stesse bene? Eppure il giorno prima stava benissimo. Che fosse stata colpa sua perché aveva fatto troppe domande?

Si bloccò un attimo, stupito dal suo stesso comportamento.
Da quando gli interessava della presenza di qualcun altro?
Ma cosa stava combinando?

[...]

Sul serio, cosa stava combinando?

Suonò finalmente al campanello.

Come era finito a casa del corvino alle sette di sera?
Aveva provato a scrivere a Levi, ma siccome non c'era stata alcuna risposta aveva deciso di provare a telefonare. Niente. Allora dopo il lavoro era passato alla libreria, trovandola chiusa. Prima di tentare a casa sua, era passato in ludoteca, dove aveva trovato solo Hikaru.
E ora eccolo fuori la porta dell'appartamento del ragazzo.

Dovette suonare una seconda volta prima di essere aperto.
-Lev-- guardò il corvino, che non aveva affatto una bella cera.
-Ehy, stai bene?-
Levi non rispose, ma lasciò la porta aperta e tornò sul divano, nella sua coperta viola.
Eren entrò, tolse le scarpe e il cappotto e lo raggiunse in salotto.
-Ho provato anche a telefonare. Che fine avevi fatto?-
Il ragazzo se ne stava seduto con le gambe al petto e la coperta attorno, fin sopra la testa. Continuava a guardare il pavimento.
Eren sospirò e gli si sedette accanto.
-Nascondersi nelle coperte tranquillizzava anche me, da bambino.-
Levi si girò di poco per guardarlo.
-Mi faceva sentire protetto. Niente poteva toccarmi, così.- Eren lo guardò a sua volta.
Notò le guance arrossate, consumate dalle lacrime. Così come gli occhi gonfi.
-Mi dici cos'è successo?- gli passò un dito su uno zigomo.
Levi tornò a guardare il pavimento.
-Levi?-
Il ragazzo si alzò e, con ancora la coperta stretta attorno, si diresse in camera, seguito dal castano.
Appena Eren mise piede in camera si fermò.
Vide la quantità di foto sparse sul pavimento, strappate.
Levi si sedette a gambe incrociate su letto, ancora avvolto dalla coperta.
-Eren si abbassò per prendere una delle foto, ancora intatta, quasi.
Vide un ragazzo abbracciato a Levi. Sembravano alquanto felici.
-È lui che viveva qui? Li ho notati, i vestiti.-
-Non sono più qui.- sentì Levi parlare a bassa voce.
-Li hai buttati?- Eren poggiò la foto sulla scrivania, divertito.
-È tornato a prenderseli.-
-Oh.-


autrice
Un po' di angst 🥰

Bye Bibis ✨💜

𝒷𝑒 𝒶𝓁𝓇𝒾𝑔𝒽𝓉Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora