XVIII - Annabeth

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Ero preoccupata per Percy, era davvero in ansia per Jason. Quando il medico ci chiamò lui mi stritolò la mano, ma a me non importava, perché sapevo quanto fosse preoccupato. Arrivammo nella stanza di Jason, e c'era Piper in lacrime, con il trucco sbavato e gli occhi rossi. Appena mi vide mi corse subito incontro e mi abbracciò. Sentii la mano di Percy lasciare la mia, ma non vidi dove andò. Piper singhiozzava sulla mia spalla, sporcando la mia maglietta di trucco
-Ehi, Pip, tranquilla, siamo qui- cercai di tranquillizzarla. Il medico ci spiegò che per le ustioni Jason era finito in coma, e alcuni tendini delle gambe erano lesionati. Non sapeva se sarebbe tornato a camminare. Piper soffocò un singhiozzo, Percy sembrò perdere l'equilibrio e si sedette. Jason si agito nel letto
-Oh; il ragazzo potrebbe avere dei sogni mentre dorme, quindi non vi preoccupate se fa alcuni versi o si muove nel letto- nessuno ebbe la forza di rispondere, perciò il medico uscì dalla stanza.
-Piper, cos'è successo?- volevo sapere di più sull'incidente di Jason. Piper ci spiegò il motivo delle ustioni e ci disse che Jason non era andato in coma subito, Piper aveva avuto l'occasione di stare con lui almeno un paio di giorni.
-Wow... Jason è un idiota, appena si sveglia lo uccido con le mie mani- disse Percy. Quanto amo questo ragazzo; avevo capito stava cercando di rendere meno tesa la situazione, rassicurare Piper e cercare di farla ridere. Lei fece un piccolo sbuffo che io presi come una risata. Andai dalla mia amica e la abbracciai, quando il cellulare di Percy squillò
-Scusate un attimo, è mia madre- disse, e uscì dalla stanza. Piper mi svelò le sue preoccupazioni:
-Annabeth, ho paura, non voglio perdere Jason, non sono pronta. Io lo amo- mi disse, piangendo
-Andrà tutto bene, Pip, ne sono convinta; inoltre, so che non è molto ma sei riuscita a passare due giorni interi con lui, due bellissimi giorni, e il tuo compleanno è stato fantastico con Jason, non ho ragione?- Piper annuì
-È stato uno dei migliori- confermò
non le dissi tutto questo solo perché volevo calmarla, ma perché ci credevo davvero. In quel momento Percy entrò. Sembrava preoccupato
-Ragazze, devo andare, mia madre è qui in ospedale, Paul non ha voluto dirmi perché; torno tra poco- capivo benissimo il motivo della sua preoccupazione: Percy voleva bene a sua madre come nessun'altro, ogni volta che le succedeva qualcosa si preoccupava davvero tanto, così tanto da non aver fame, tanto da non volere i biscotti blu.
-Percy, vengo con te- gli dissi
-Si, anche io. Mi devo distrarre un po'- disse anche Piper. Diede un bacio sulla fronte a Jason e poi uscimmo dalla stanza, lasciando dietro di noi un po' di tristezza.

Girammo per l'ospedale non avendo idea di dove andare, perché l'infermiera antipatica di prima non voleva dirci dove fosse Sally Jackson, nonostante Percy fosse suo figlio. Finalmente, dopo un quarto d'ora, la trovammo.
-Stanza 210B- sussurrò Percy
-Andrà tutto bene- gli dissi, ed entrammo.
Era una stanza uguale a quella di Jason, tranne per il fatto che il letto era occupato dalla madre di Percy, mano nella mano con suo marito. Paul ci salutò, preoccupato;
-Ciao Percy, ciao Annabeth; e ciao...?- non aveva ancora conosciuto Piper
-Mi chiamo Piper McLean, signore- disse lei, con la voce più sicura di prima, ma percepivo ancora una nota di preoccupazione e dolore.
-Chiamami Paul- penso fosse la prima persona a non sgranare gli occhi e chiedere un autografo, sentendo il cognome di Piper. Lei sembrò contenta. Paul continuò:-Percy, ti ho chiamato perché... tua madre è stata male, e siccome è incinta ho preferito portarla qui- Percy sbiancò e cadde su una sedia. Dopo qualche istante disse:
-G-Grazie per avermi chiamato, Paul. Mamma non l'avrebbe fatto- La tranquillità e l'affetto con cui disse "mamma" mi commossero. Aveva 18 anni, è vero, ma non era un adulto, in fondo era solo un ragazzo; chiamare propria madre con più affetto non significa essere deboli, significa volerle bene davvero, più di ogni altra cosa.
Ti voglio bene, mamma.

Percy nel giro di poche ore aveva visto soffrire il suo migliore amico, e ora sua madre, la persona a cui voleva bene di più al mondo; non sapevo come riuscisse a tenere i nervi saldi. Guardando Sally provai una fitta di dolore. Il viso era pallido e stanco, le dita erano sottili e posate sul grande grembo. Non la conoscevo da molto tempo, ma mi ci ero già affezionata, e poi era la madre di Percy. Io sarei crollata se le fosse successo qualcosa, non posso immaginare Percy e Paul. No, Sally doveva guarire, doveva stare bene. Nel momento in cui stavo dando un bacio sulla guancia a Percy per rassicurarlo, entrò il medico, ma non fu un problema. Continuai a stringere la mano al ragazzo che più stava soffrendo al momento.

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