Capitolo 35

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"Come ti senti?" domandò Ryan a Toby, quando lo vide uscire dal bagno di casa di Logan. "Sei un po' verdognolo."

Ryan oltre al sangue, odiava anche il vomito. Quella era un'altra cosa che doveva rimanere nel suo corpo e non uscire fuori senza il suo permesso.

Quindi appena aveva visto Toby rimettere nella tazza del cesso se l'era elegantemente filata, lasciando ai due dottori l'onere di assistere quel deficiente di un mezzo veterinario.

"Mi sento come una margherita selvatica appena raccolta. Una merda, Ryan, come mi posso mai sentire?" rispose Toby, con la sua solita calma.

"Non te l'ha detto nessuno di ubriacarti alle sei della sera, coglione," lo attaccò Thomas.

Si amavano proprio quei due. Si facevano tanti di quei complimenti a vicenda...

Toby spostò gli occhi su Thomas, erano un po' arrossati ma allo stesso tempo irati. "Se voglio ubriacarmi anche alle sei della mattina, è un problema mio."

Thomas prese un profondo respiro, dilatando le narici come un toro, poi si alzò ed iniziò a tastarsi le tasche. "Fai come cazzo ti pare. Esco fuori al balcone a fumarmi una sigaretta," disse prima di andarsene via a fumare, incazzato nero.

Toby lo fissò andare via, aveva la fronte crucciata e le mascelle rigide. Si sedette sul divano e ritornò a torturarsi i riccioli con le mani. "Si può sapere perché sono qui? E perché c'è anche Thomas?" domandò, brusco.

Ryan guardò Logan, gli sembrò stanco e avvilito.

"Ti ho salvato, ricciolino. Stavi per finire nella rete di un ninfomane," gli rispose Ryan. "Ho chiamato Thomas perché tua sorella non mi ha risposto. Potevo chiamare la clinica, ma una vocina nel mio cervello mi ha suggerito di evitarlo."

Toby sgranò gli occhi. "Cosa?"

A quanto pare l'alcool gli aveva fatto dimenticare tutto.

"Hai capito bene, Toby. Ero al parco a passeggiare con Lucky quando ti ho visto tutto barcollante ridacchiare con quel viscido di John Baker. Si può sapere cosa ti è passato per la testa?"

Toby non rispose, rimase con la fronte crucciata a fissare il pavimento. Forse, stava facendo ammenda dei suoi errori.

Logan si sedette accanto a lui. "Toby, mi dispiace per averti mandato in confusione con quello che ti ho detto. Io non mi sono avvicinato a te per procurarti altro male, ma... ma non stavo vivendo bene con questo segreto. Dovevo dirtelo."

Ryan vide Toby voltare lentamente il capo verso il suo ragazzo. "Perché lo hai fatto?" gli domandò, la voce quasi un sussurro. "Perché mi hai picchiato?"

Logan lo guardò, triste, e si passò una mano tra i capelli, poi gli rispose: "Perché nella mia testa c'era un gran caos. Te l'ho detto: non accettavo di essere bisessuale, non accettavo che il ragazzo che mi attraeva al liceo stava con un altro ed erano felici. Non accettavo nulla di me stesso e facevo... danni. Non cerco giustificazioni, io vorrei solo che tu con il tempo capisca quanto io sia pentito di aver assecondato quel bastardo. Cristo, Toby, sogno ancora il tuo viso... insanguinato. È un incubo orrendo che mi perseguita da cinque anni."

"Io ricordo ancora la voce malvagia di un uomo che mi offendeva in tutti i modi possibili perché ero... perché sono omosessuale."

Logan scosse il capo, ad ogni parola di Toby il suo ragazzo stava sempre peggio e come al solito Ryan non poteva fare nulla. Se ne stava lì, inerme, ad ascoltare quelle parole strazianti.

"Era la voce di Marcus. Adesso, lui è in prigione, sta pagando per tutte le cattiverie che ha fatto. Io sto pagando in altri modi, non in prigione, ma sto comunque cercando di essere un uomo migliore."

Logan (Red Moon Saga 3) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora