Capitolo 9

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**Prima di iniziare con il capitolo ho solo un richiesta: NON lasciate commenti volgari, offensivi, irrispettosi e di cattivo gusto. Troppo spesso qua su wattpad leggo delle cose aberranti e se dovessi trovare troppi commenti che non mi piacciono eliminerò la storia.**

Vi lascio al capitolo:
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Dopo diverse ore, le lacrime di Harry si erano fermate e un po' più di aria aveva cominciato a raggiungergli i polmoni, infrangendosi piano contro il petto di Louis. La stanchezza aveva completamente sopraffatto il suo corpo martoriato e finalmente si era addormentato. È stretto al corpo di Louis, come se non potesse funzionare senza di lui, le dita che rimangono strette intorno alla vita del medico anche mentre riposa. E per tutta la notte Louis lo tiene stretto, mantenendolo calmo, facendolo respirare.
Anche se in circostanze diverse, Louis ha già immaginato questa scena innumerevoli volte. Essere di nuovo così vicino a Harry, bastarsi. E in qualsiasi altro momento, sarebbe stato felicissimo di riavere il riccio tra le sue braccia, ma non ora.
La scorsa notte è stata emozionante—dolorosamente emozionante. Dal momento in cui aveva dovuto pronunciare le parole che sapeva Harry non avrebbe potuto affrontare, al dovergli dire una verità inimmaginabile che a malapena lui stesso aveva elaborato. E guardare Harry perdere completamente se stesso, annegato in un mare di panico impossibile da fermare, gridando e piangendo inconsolabile—gli aveva fatto così male, più di quanto ne avesse messo in conto. Ha lavorato così duramente per accettare la distanza che deve rimanere tra loro, ricordando a se stesso che lo ha superato, che forse erano sempre destinati a rimanere meravigliosamente incompiuti.
Eppure, indipendentemente da ciò che si è ripetuto, il suo cuore la pensa molto diversamente, ed è stato vicino alle lacrime e sull'orlo di un crollo emotivo per tutto il tempo in cui Harry aveva tremato tra le sue braccia, resistendo solo per il bene del riccio. Implorando il suo corpo di sostenerlo ancora un po',  mentre continuava a ripetersi due parole.
non piangere, non piangere, non piangere.
Anche quando il peggio era passato e si era messo a cullare il corpo esausto di Harry tra le sue braccia per farlo addormentare, aveva dovuto continuare a ricordare a se stesso di non mollare, di non spezzarsi. Harry aveva bisogno di forza, aveva bisogno di costante conforto. E Louis lo è stato. Non è crollato e non ha ceduto al dolore travolgente che affliggeva il suo cuore, minacciando di farlo a pezzi dall'interno.
E ora, poiché la tempesta è momentaneamente cessata, Louis non riesce a dormire. Non riesce a convincere la sua mente a stare zitta e riposare, ancora scomodamente teso. Fa scorrere le dita delicatamente tra i capelli di Harry mentre continua a analizzare tutti i passaggi dell'operazione passo dopo passo. Ripassa mentalmente i referti infelici della TAC, sovrapponendoli a ciò che ricorda vividamente del tumore, cercando di capire come trovare un modo per sconfiggerlo.
Il tumore è completamente inoperabile, questo è innegabile. Vedere le scansioni è una cosa, perché lasciano ancora uno spiraglio di ottimismo, ma poi vederlo proprio davanti ai suoi occhi in tutta la sua realtà, osservare come si estende, minacciando l'integrità del corpo, non può negarlo. Non c'è modo realistico in cui possa asportare il tumore dal cervello di Avery senza ucciderla o causare deficit così drastici, che non possiederebbe più ciò che la rende umana. Ciò che la rende Avery.
Ma nonostante ciò, il cervello di Louis gira, elaborando ogni possibilità, ogni angolo, ogni metodo a cui riesce a pensare. Passando attraverso ogni ipotetica procedura, ogni metodo calcolato e ogni taglio preciso, cercando disperatamente di trovare qualcosa—qualunque cosa, che potrebbe salvarla.
Louis guarda Harry addormentato tra le sue braccia, il dolce e amorevole Harry. Le cose sono tutt'altro che perfette tra loro, per non dire altro, ma Louis non augurerebbe tutto questo nemmeno al suo peggior nemico. Per quanto voglia affermare di averlo dimenticato, non può negare di tenere ancora profondamente all'uomo tra le sue braccia, così tanto che a volte lo fa arrabbiare. E nonostante il nervosismo e la confusione che caratterizza la loro situazione, vedere Harry soffrire supera di gran lunga qualunque cosa. Vederlo così sconvolto, vicino al suo punto di rottura è stato quasi troppo da sopportare, e solo Dio sa dove Louis ha trovato la forza di non crollare mentre faceva da testimone alla sconfitta del riccio.
Harry ne ha già passate così tante, sopravvivendo a ogni doloroso pugno che la vita gli ha tirato, nonostante fosse sfavorito. Louis ricorda quanto Gemma significasse per Harry, cosa la sua morte gli ha causato. E sa anche quanto Avery significhi per lui ora, lo vede dal suo viso quando pronuncia il suo nome. Tutta la sua vita è dedicata a lei, ha giurato di proteggere e amare sua figlia a qualunque costo. Come può sopravvivere a questo? Come potrebbe mai Harry iniziare a vivere senza Avery?
ci deve essere qualcosa che posso fare...
Jesse entra improvvisamente nella stanza silenziosa, gli occhi che cadono immediatamente sul corpo di Harry raggomitolato contro il suo fianco. Louis incontra gli occhi di Jesse mentre si fissano in silenzio, la tensione è così forte che sembra spaventare anche i muri dell'ospedale. La mascella di Jesse si serra,tutto il suo corpo si tende, mentre osserva gli arti intrecciati di Louis e Harry, disperatamente aggrovigliati e attorcigliati insieme.
Onestamente a Louis non frega un cazzo dei sentimenti di Jesse. Non esistono scuse abbastanza buone per spiegare perché non è stato qui o almeno chiamato Harry. Dovrebbe essere lui in questo momento al suo posto, stringendo Harry, accarezzandogli la schiena, sussurrandogli all'orecchio, calmandolo e dicendogli che andrà tutto bene. Ma non lo è. Il suo fidanzato era solo, ha attraversato l'inferno per tutta la notte senza nessuno, tranne il medico di sua figlia, a consolarlo. E questo ragazzo ha il coraggio di entrare in scena con questo atteggiamento di superiorità, sembrando perfettamente riposato. No, che vada a farsi fottere.
"Sta dormendo." sussurra finalmente Louis, fissando Jesse e tenendo una mano sul petto di Harry come a proteggerlo. Abbassa lo sguardo sul riccio per un momento, guardando i piccoli respiri che lasciano la sua bocca e il suo viso apparentemente tranquillo mentre passa dolcemente le dita tra i capelli corti alla base del suo collo. "Ha avuto una notte davvero difficile. Se fossi stato qui, sapresti che..."
Jesse ride nervoso, i pugni serrati lungo i fianchi. "Avevo questioni urgenti di cui occuparmi."
"Oh, sono sicuro che le avessi. Sono sicuro che ci sono un milione di cose più importanti che stare con il tuo fidanzato mentre sua figlia subisce un intervento chirurgico potenzialmente fatale. Ovviamente, cazzo. Annuisce calmo Louis, gli occhi socchiusi. Sa di essere sfacciato, sa di essersi comportato di nuovo in maniera poco professionale per la seconda volta in 24 ore, ma in questo momento non gliene frega un cazzo. "Lascialo riposare, ha passato l'inferno..."
"Vorrà vedermi." Afferma audacemente Jesse, avvicinandosi di qualche passo e raggiungendo Harry.
"Non. Toccarlo." Dice Louis a denti stretti, cercando di non svegliare Harry, ancora rannicchiato contro il suo petto. Si sente incredibilmente protettivo nei suoi confronti in questo momento. Gli ci sono volute ore e ore per calmarsi e addormentarsi, il suo corpo ha tremato per ora. E ora sembra così in pace, e Louis sa che è temporaneo, che è fugace. Ma in questo momento vuole combattere per proteggerlo, per prolungare la calma. Perché nel momento in cui Harry aprirà gli occhi, il peso di tutto ciò che deve affrontare lo schiacceranno ancora una volta.
"È il mio fidanzato, vorrà vedermi. Non ho bisogno del tuo cazzo di permesso.» Risponde Jesse.
Louis lo guarda male, resistendo a malapena all'impulso di saltare in piedi e strangolare mentre si avvicina al letto. Jesse si allunga per spostare il corpo di Harry e girarlo verso la sua direzione per guardarlo. Poi si inginocchia davanti a lui e gli sposta alcuni capelli che gli erano finiti sul viso mentre dormiva.
"Jesse?" Harry sbatte le palpebre intontito, disorientato.
"Ciao piccolo, sono qui." sussurra Jesse, accarezzando il lato del viso di Harry.
"Jes..." Per un momento la morbida faccia assonnata di Harry sembra sollevata, perfino rassicurata, un leggero sorriso e il fantasma di una fossetta gli adornano il viso. Ma poi, come un forte e violento temporale, tutti i suoi lineamenti si fanno bui, ombre di lambi e ricordi lo colpiscono come un fulmine. Harry balza in piedi all'improvviso, inspirando un brusco respiro, un profondo cipiglio sulla fronte. "Dov'eri?"
"Harry, sono proprio qui." Lo consola gentilmente Jesse, le braccia che si allungano per avvolgergli la vita mentre apparentemente si aspetta che Harry si sciolga nel suo abbraccio. Ma il riccio non è della stessa idea.
"No, no, Jesse!" Harry si divincola dalle braccia del suo fidanzato, mentre si alza debolmente in piedi. "Dov'eri?! Ti ho chiamato e chiamato e chiamato! Avevo bisogno di te! Avery—» Ansima, le dita che si trascinano con violenza nei suoi capelli mentre alza lo sguardo verso il soffitto, reprimendo un'altra ondata di lacrime. Louis può vederlo visibilmente rivivere rapidamente gli eventi della notte precedente, scena dopo scena, momento dopo momento, dolore e disperazione lo colpiscono ancora una volta. "Ha avuto le c-convulsioni e...l-lei è—" Harry scuote la testa, le mani sul viso mentre inizia a crollare di nuovo.
"Mi dispiace." Dice subito Jesse, scusandosi. "Mi dispiace così tanto, Harry. Avrei voluto essere qui..."
"Avresti voluto essere qui! Che cazzo significa, Jesse?!" grida Harry, l'acqua che gli si accumula negli occhi. "Avevo bisogno di te! Avevo davvero bisogno di te e mi hai lasciato completamente solo! Ho passato la notte peggiore della mia vita e tu non eri accanto a me!"
Louis si sente come se si stesse intromettendo, come se la sua presenza non fosse necessaria durante questa discussione, ma non riesce a muoversi. Tenuto prigioniero sul letto d'ospedale, guardando da un'altra parte. Non sono affari suoi, per niente. Ma allo stesso tempo, sembra che tutto ciò che riguarda Harry sia affar suo. Vuole solo proteggerlo. Non merita questo trattamento di merda da nessuno, ma specialmente dall'uomo che dovrebbe amarlo.
"Sono qui ora."
"No! Ti sei almeno preso la briga di richiamarmi? Inviarmi un messaggio? Ero molto preoccupato per te. Pensavo che ti fosse successo qualcosa e— tra quello che stava succedendo a Avery e tu che sei sparito io—" Harry è senza fiato, riavvicinandosi pericolosamente ai livelli di panico di qualche ora prima. "Non dovrei preoccuparmi anche per te!"
"Oh piccolo, mi dispiace." ripete Jesse inutilmente, cercando di avvolgere di nuovo le sue braccia intorno a Harry. "Mi dispiace."
Harry si allontana bruscamente dal suo abbraccio, allontanando Jesse con rabbia, la mascella tesa. "No, basta. Non voglio più sentirlo—non ho tempo per questo. Devo andare da mia figlia." Si volta verso Louis, ancora appollaiato sul letto d'ospedale. "Louis, posso vederla adesso?"
Louis si risveglia, scivolando giù dal letto e raccogliendo la sua cuffia e il camice che aveva abbandonato a terra la sera prima. "Ehm...sì. posso portarti da lei. Ovviamente. Ehm...seguimi."
Louis inizia ad uscire dalla stanza mentre Harry lo segue ansiosamente, e per tutto il tempo Jesse lo guarda come se volesse ucciderlo. Louis vuole così tanto prenderlo in giro e dirgli di andare a farsi fottere, ma sarebbe ancora una volta estremamente poco professionale e ha fatto più che abbastanza cose poco professionali di recente. Per ora, dovrà aspettare e concentrare ciò che resta della sua energia per stare accanto a Harry nel miglior modo possibile.

All we can do is keep breathing-Italian translationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora