Capitolo 10

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**Prima di iniziare con il capitolo ho solo un richiesta: NON lasciate commenti volgari, offensivi, irrispettosi e di cattivo gusto. Troppo spesso qua su wattpad leggo delle cose aberranti e se dovessi trovare troppi commenti che non mi piacciono eliminerò la storia.**

Vi lascio al capitolo:

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Le ore passano, fondendosi in giorni, trasformandosi in settimane e per tutto il tempo Harry rimane incollato al capezzale di Avery. Infermieri e dottori entrano ed escono, rilevano i parametri vitali, fanno analisi, ordinano costantemente nuovi test, ma non cambia nulla. Non cambia niente, cazzo, e Harry fa fatica a tenersi insieme ogni momento che passa.

Cerca di distrarsi, cerca di fare quel poco lavoro che può dalla stanza d'ospedale di Avery, ma è tutto inutile. Gli manca. Gli manca così tanto la sua piccola Avery. Farebbe assolutamente di tutto per vedere di nuovo il suo luminoso sorriso tutto fossette. Oppure ascoltare la sua dolce risata. Non vede l'ora di tornare ad ascoltare Avery divagare su tutto quello che le passa per la testa, come l'estrema importanza di salvare i trichechi e degli animali marini in pericolo o semplicemente sedersi e rispondere a tutte le sue molte domande sulle cose più assurde, ma che per qualche ragione sono così importanti per lei. E il motto di Harry quando si tratta di sua figlia è sempre stato se è importante per Avery, allora è altrettanto importante per lui.

Se potesse scambiare la sua vita con la sua lo farebbe, oh dio, lo farebbe . Se potesse in qualche modo gettarsi di fronte a lei e prendere il proiettile puntato alla sua preziosa tempia, non esiterebbe. Ma il proiettile è già nel suo sangue, scorre attraverso il suo organismo, protetto dal suo stesso corpo. Harry non può impedire alla pistola di sparare, ma non è ancora pronto a raccogliere i bossoli che cadranno.

Jesse entra ed esce, ma non può mai restare a lungo. Ha sempre una scusa sulle labbra, parla di lavoro, di riunioni, di conferenze, inventando inutili scuse e giustificazioni per le sue ripetute assenze. Harry sarebbe più arrabbiato se avesse l'energia, se avesse la volontà di preoccuparsi. Ma tutte le sue facoltà emotive sono concentrate su sua figlia, sull'essere lì per lei, assicurandosi che sappia di non essere sola.

Harry passa ore a parlare con Avery, anche se sa che non risponderà, ma non vuole che si senta sola. Non sa quanto lei senta, ma non ha molta importanza, perchè continuerebbe a farlo anche se fosse certo che non sentisse nulla. Le legge dei libri, le canta delle canzoni e le dice in ogni momento quanto la ama e quanto gli manca.

A volte gli vengono in mente vecchi ricordi, quando Avery era solo una neonata e Harry era un disastro assoluto mentre cercava di capire come essere un buon padre nonostante tutto. Un ricordo in particolare non manca mai di regalargli un piccolo sorriso. Il suo primo vero momento di legame con Avery, tanti anni fa.

"Oh per favore, Avery per favore." Aveva implorato Harry, in piedi nel mezzo del reparto per neonati, tenendo tra le mani una collezione di omogeneizzati di diversi gusti e una neonata di nove mesi che sembrava non avere alcuna intenzione di smettere di urlare. Era stato nel negozio per quasi un'ora, cercando disperatamente di capire cosa piacesse ad Avery, tutto inutilmente. Avery si rifiutava di mangiare, si rifiutava di fare praticamente tutto tranne piangere, tutto il giorno e tutta la notte, a quanto pareva.

E Harry si sentiva inutile, incapace di farla stare calma o farla mangiare regolarmente. La piccola non aveva nemmeno dormito e Harry sentiva la sua energia inesistente abbandonare velocemente il suo corpo. Aveva provato di tutto: aveva comprato un mucchio di nuovi libri per genitori e guardato innumerevoli video, ma nulla aveva dato dei consigli utili per la sua situazione specifica e unica. Per quanto ci provasse, Harry non aveva ancora un legame con Avery—probabilmente per lei non era altro che l'ennesimo estraneo.

All we can do is keep breathing-Italian translationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora