22.

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"Ti hanno presa di striscio gitana, sei fuori pericolo... Però stringi forte questa, evita di perdere altro sangue"
Le dico indicandole la felpa che le ho legato attorno al braccio, tranquillizzandola un po'.

Annuisce sedendosi meglio sul sedile.

"E tu come stai?"
Mi chiede.

Come sto? Come vuoi che stia Saray?
Distrutta sia fisicamente che psicologicamente.
Prima di questo momento mi sentivo sola più che mai.
Fino a qualche mese fa pensavo di morire durante un'operazione sperimentale.
Ho i miei demoni che vivono sulle mie spalle.
Ho un passato che non voglio più ricordare ma che la mia testa si ostina a presentarmi davanti.
Ho una figlia seppellita in un cimitero.
Ho degli incubi che mi aspettano tutte le notti.
Da mesi, vivo ogni giorno come se fosse l'ultimo.
Non so più per chi o per cosa vado avanti.
Però, sto bene, davvero.

Avrei voluto dirle.
Invece rimango lì a fissarla per qualche minuto che, sia per me che per lei, sembrano ore.

"Sto bene."
Annuisco forse per convincere anche me.

La gitana mi rivolge uno sguardo d'intesa.
Si sorella, domanda stupida a quanto pare.

"Ho letto la tua lettera."
Corrugo la fronte, non so di cosa stia parlando.

"La mia lettera?"

Estrae un pezzo di carta dalla tasca del suo pantalone da infermiera e me lo porge.

"Ma, questo è un foglio del mio diario!"

"Zulema Zahir che scrive un diario? Chi l'avrebbe mai detto!"
Mi deride la gitana.
Io sento l'ansia mista alla rabbia, salire.

"È per la memoria gitana, lo scrivevo fino a poco prima dell'operazione... Ma, come hai fatto ad averla?"

"Sembrava strano che tu mi spedissi una lettera, non l'avevi mai fatto!"

Forse ho un'idea di chi potesse essere stato.
Mi giro lentamente verso la bionda seduta al mio fianco.
Se gli sguardi potessero uccidere, Macarena sarebbe già morta.

"Quando?"
Le dico solo questo, fissando i suoi occhi verdi.
Lei sembra pensarci su, ma sa bene la risposta.
Lo capisco da come batte le dita della mano destra sui braccioli del sedile.

"Dopo l'operazione... Sono andata in camera tua, non sapevo che fare, tu non ti svegliavi ed ho trovato il diario sotto al tuo cuscino, ho pensato fosse stato giusto che Saray leggesse..."

Vorrei ucciderla.
Ora.
In questo istante.

"Quindi tu, hai letto TUTTO il diario?"
Annuisce.
È come se lei ormai conoscesse tutto di me.
I miei pensieri, i miei incubi, tutto.
Mi fermo a pensare.
La guardo in un modo impassibile.
Lei sembra aver preso una scossa, di quelle potenti.

"Hai letto anche quelle pagine non è vero? È per questo che non sei venuta più in ospedale"

Il Diario Di Zulema ZahirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora