13.

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Io non mi sono mai aggrappata alla speranza. L'ho sempre trovata una cosa stupida. Illudersi e aggrapparsi a qualcosa che molto probabilmente non accadrà, perché?
Non ne avevo bisogno quando il mio pensiero era incentrato su me stessa.
Ma da quando tu, bionda sei uscita da quella porta mi sono aggrappata per la prima volta a quella cosa stupida che tutti chiamano speranza.
Ho sperato di rivederti presto, di poter battezzare la bambina e di poter vivere altri giorni sapendoti accanto a me.
Si, ho sperato, me l'hai insegnato tu.
Ho capito che sperare non fa male soprattutto quando stamattina ho visto entrare l'infermiere con una sedia a rotelle.
Pensavo di dover sottopormi ad un'altra visita e invece ho trovato Castillo, avevo già capito.
Non ho potuto fare a meno di sorridere per tutto il tragitto, è stato come rinascere.
Finalmente assaporavo aria pura, aria che non sapeva di medicinali, alcol, vomito.
Sembrava quasi di assaporare la libertà.
Ti ho vista ai piedi dell'altare con quel piccolo esserino in braccio, indossavi un vestito elegante e io mi sono sentita un po' fuori luogo a non aver pensato nemmeno a darmi una sistemata. Tu lo sai che le cose eleganti non sono fatte per me e per questo hai accennato una risata nel vedere la mia espressione alla vista del tuo vestito. Ma sai che, se avessi potuto, l'avrei indossato qualcosa di elegante.. Sempre nei miei standard ma per questa occasione importante avrei fatto un'eccezione.
Ti ho raggiunta velocemente grazie alla mia sedia a rotelle ma ad un certo punto mi sono stancata di avere a che fare con quell'aggeggio così, ho preso alcune delle mie forze e mi sono alzata posizionandomi al tuo fianco.
Non ho nemmeno fatto caso alle poche vecchiette riunite lì, tra i banchi, per sentire una messa di un caldo giovedì di Luglio.
Ho notato il bellissimo vestito bianco della piccola.
Mi sorrideva e il mio cuore perdeva dei battiti, mi è sembrato di vivere, vivere per davvero.
Il sacerdote ha iniziato la cerimonia senza perdere più nessun minuto.
"Qual è il nome che volete dare alla vostra bambina?"
Ammetto di essere andata in panico, non sapevo cosa rispondere, finché tu non mi hai presa per mano guardandomi subito dopo negli occhi e hai pronunciato:
"Zulema, il suo nome è e sarà sempre Zulema."
E a quel punto ho sentito davvero il mio cuore scoppiare, qualche lacrima è sfuggita al mio controllo, non ho potuto evitare che accadesse.
Dopo l'unzione con l'olio sacro e la consacrazione dell'acqua è arrivato il mio momento.
Il momento in cui questa bambina sarebbe stata legata a me per sempre così come io con lei.
L'ho presa in braccio e mi sono avvicinata all'acqua santa permettendo al sacerdote di battezzare finalmente la piccola.
Tremavo dall'emozione, è stata una cosa tutta nuova per me e mai avrei detto che l'avrei fatto e invece...
Maca, sei riuscita a farmi fare cose che mai avrei pensato di fare, mi hai resa umana.
Sei riuscita a farmi sperare e ad apprezzare tutto ciò che la speranza mi ha portata a ricevere.
"Non pensavo che avresti dato il mio nome alla bambina..."
Ti ho detto una volta uscite dalla chiesa, guardando la bambina tra le mie braccia.
"Io si, ci ho pensato su molto e sono arrivata alla conclusione che il tuo nome sarebbe stato quello giusto."
Mi hai sorriso, come se quella fosse stata una spiegazione valida.
"Tanto lo so che ci tieni a me."
Ti ho detto.
Tu mi hai guardata senza dire niente.
Ho baciato la piccola per poi poggiarla tra le tue braccia, sono salita in macchina con Castillo e poco prima che io chiudessi la portiera della macchina mi hai detto
"Come io so che tu tieni a me."
E mi hai abbracciata.
"Quando ci rivedremo?"
Ti ho sussurrato.
"Quando meno te lo aspetti Zulema Zahir."
Mi hai sussurrato di rimando per poi chiudere di tua spontanea volontà la portiera.
"Io ti aspetto."
Ti ho detto poco prima che la macchina partisse.

Il Diario Di Zulema ZahirDove le storie prendono vita. Scoprilo ora