CAPITOLO 4

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DYLAN

Erano passati alcuni giorni dal mio ritorno a New York. Cinque anni prima ero partito dalla grande mela con pochi soldi in tasca e con tanta amarezza addosso. I primi tempi a Londra non erano stati dei migliori. Spesso avevo dormito in strada in una città a me sconosciuta, di tanto in tanto avevo mangiato alla mensa dei poveri. In cinque anni le cose erano cambiate radicalmente per me.

Io ero cambiato.

Non ero più il ragazzo rissoso e problematico di un tempo. Ero un uomo maturo, con la testa sulle spalle che aveva imparato a contenere il suo carattere grazie a diverse sedute di psicoanalisi e alla passione per le arti marziali. Ora avevo un lavoro che mi soddisfaceva.

Tutto ebbe inizio quando, un giorno per caso mentre dormivo per strada, trovai una macchina fotografica, forse dimenticata da qualche turista. Dopo aver guardato i pochi scatti che erano memorizzati sulla scheda, decisi di iniziare a farne qualcuno. Fu lei la mia unica compagna per alcune settimane. Passai momenti bui in cui, confesso, che avrei voluto farla finita. Non mi importava più di niente, la mia vita era stata un completo disastro. I miei genitori, alcolizzati e drogati, non sapevo neanche dove fossero finiti e se erano ancora vivi. Con Niky avevo trovato la pace e la serenità fino al giorno in cui tutto mi era stato portato via da persone più potenti. Nessuno mi avrebbe mai creduto.

Era la mia parola contro quella di Vincent. Io che provenivo da una famiglia disastrata e lui, studente modello, figlio di un noto imprenditore.

Capii che i soldi a volte fanno la differenza.

Dormendo per strada ricevevo anche parecchie monete e fu proprio grazie ai primi soldi racimolati, frutto di elemosine, che feci stampare dei miei scatti fotografici di Londra che riuscii a vendere ad un buon prezzo.

Un giorno, Jonathan, un uomo sulla settantina, si soffermò a parlare con me. Ritornò anche nei giorni seguenti passando diverse ore in mia compagnia. Notò i miei scatti e mi disse che avevo talento.

Risi della sua affermazione.

Piano piano gli raccontai il mio passato, parlare con lui mi faceva sentire meglio.

Jonathan era un uomo benestante di origini americane senza famiglia, la sua unica moglie era morta pochi anni prima e i due non avevano avuto figli. Nonostante ciò si erano amati incondizionatamente nel bene e nel male per tutta la vita.

Mi prese a cuore e per lui divenni come un figlio.

Si affezionò a me, portandomi a vivere nella sua enorme casa fuori Londra. Mi disse che era alla ricerca di un tuttofare e così iniziai a lavorare per lui.

In occasione del mio compleanno, Jonathan mi fece un regalo inaspettato, un corso semestrale di fotografia. Mi emozionai fino alle lacrime e da quel momento divenne per me il padre che avevo tanto desiderato.

Frequentai con costanza il semestre, imparando cose a me sconosciute, ciò mi fece appassionare ancora di più alla fotografia fino a vincere un prestigioso premio londinese per giovani fotografi e da lì ebbe inizio il mio lavoro. Jonathan fu orgoglioso di me e, per la prima volta dopo tanto tempo, iniziai a sperare che qualcosa di buono esisteva anche per me. Mi spronò ad aprire un'agenzia. Ascoltai i sui consigli e in poco tempo vidi i frutti di tanta passione.

Avevo preso la decisione di ritornare a New York dopo la morte di Jonathan. Un male incurabile me lo aveva portato via nel giro di pochi mesi. Ne ero uscito distrutto. Non accettavo che appena qualcosa di buono facesse capolino nella mia vita, dopo poco la sorte mi si rivoltava contro portandomi via tutto. Se ci fosse stata una cura per lui lo avrei portato fino in capo al mondo, ma purtroppo non ci furono speranze.

Solo dopo la morte di Jonathan venni a sapere che mi aveva nominato suo unico erede. Oltre alla grande casa londinese, avevo ereditato un cospicuo conto in banca ed un appartamento nel West Village a New York. Nessuno però mi avrebbe mai più restituito Jonathan. Fu in quel momento che capii che avevo sbagliato ad andarmene da New York, non ero io quello che doveva fuggire e nascondersi, dentro di me ero l'unico a conoscere la verità e dovevo camminare a testa alta. Sistemai le cose in sospeso a Londra e tramite l'avvocato di Jonathan decisi di convertire l'enorme casa ereditata in un rifugio per senzatetto. Una volta assicuratomi che tutto procedeva liscio avevo prenotato il volo per New York. Sarei ritornato a Londra di tanto in tanto appena ce ne fosse stata la necessità.

Seduto sul divano in pelle di quell'appartamento, pensavo agli avvenimenti che avevano radicalmente condizionato il corso della mia vita. Tra quelle mura sentivo la vicinanza di Jonathan. Avevo passato gli ultimi giorni ad immaginare la reazione di Niky appena mi avrebbe visto. Confidavo nella promessa di Francy di non rivelarle del nostro incontro. Nessuno sapeva che avevo acquistato da Kaitlyn Simmons gran parte delle quote della società che faceva capo alla sua rivista on line. Avevo incontrato Kaitlyn appena rientrato a New York e le avevo raccontato tutto su me e Niky. Le avevo chiesto di essere molto discreta e di non far trapelare la notizia. Ufficialmente sarei stato il nuovo fotografo e il mio nome sarebbe saltato fuori solo in caso di necessità. A tutti gli effetti ero in parte il nuovo capo di Niky. La mia non era stata una ripicca. Sapevo che la rivista stava avendo delle perdite e se la cosa fosse andata avanti senza che Kaitlyn prendesse provvedimenti, parecchie persone nel giro di pochi mesi si sarebbero trovate senza un lavoro.

Prima o poi avrei dovuto incontrare anche Vincent e l'idea non mi allettava per niente. La voglia di prenderlo a pugni era ancora irrefrenabile nonostante gli anni trascorsi.

Sapevo che aveva completato gli studi e che era diventato un avvocato, ma ciò non mi spaventava, mi interessava solo che Niky credesse alla verità.

La mia verità.

Non speravo che un giorno io e lei saremmo ritornati insieme, ma volevo un riscatto a tutte le sofferenze passate.

Riguardo a Susan dopo la mia partenza per Londra non avevo avuto più sue notizie. Ero intenzionato a rintracciarla e ad avere un chiarimento con lei su quanto accaduto quella mattina di agosto nella casa al mare di Vincent. Doveva essere l'inizio di una vacanza con i miei amici e invece si rivelò la fine della mia storia con Niky.

Love that returnsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora