CAPITOLO 1

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NIKY

"Niky ti prego dammi retta! E' meglio che tu non salga!".

"Spostati Vincent... per favore!" guardai il mio amico che, dopo un profondo sospiro dovette cedere ed acconsentire a lasciarmi passare.

Si spostò lasciandomi il passaggio libero.

Mentre salivo frettolosamente la rampa di scale che mi conduceva al piano superiore, sentii la sua voce e, un "ti avevo avvisata", mi fece gelare il sangue.

Mi fermai davanti alla porta, esitando qualche frazione di secondo prima di spalancarla. Vincent nel frattempo mi aveva raggiunta. Sapevo quello che avrei trovato e infatti la scena che si presentò ai miei occhi fu solo una conferma dei miei sospetti di quella maledetta mattina. Susan era completamente nuda sdraiata al fianco di Dylan... il mio ragazzo.

Entrambi furono svegliati dal mio irrompere. La luce filtrava nella stanza dalle finestre affacciate sul giardino in quella calda mattina di inizi agosto.

Dylan spalancò gli occhi dopo essersi reso conto che Susan era di fianco a lui. Mi guardò. Ero ancora incredula, sperando di essere in un incubo e di svegliarmi di li a poco, ma ciò non avvenne.

Non ricordo come, ma mi ritrovai Dylan con indosso solo i boxer in piedi al mio fianco. Ricordo Susan che cercava di coprirsi e ricordo chiaramente anche la bustina di un profilattico ai piedi del letto e Vincent che mi teneva per un braccio cercando di farmi uscire dalla stanza.

"Non è come credi Niky!" le parole di Dylan risuonavano nel silenzio totale.

Lo guardai delusa.

I miei occhi iniziarono a riempirsi di lacrime, mi sentivo trascinata in un vortice senza ritorno. Mai e poi mai avrei pensato che Dylan potesse arrivare a tanto. Nel corso di quei dieci mesi in cui ci eravamo affidati l'uno all'altra mi ero fidata di lui, nonostante i suoi trascorsi. Non mi era mai importato delle sue origini nè tanto meno della sua infanzia, trascorsa quasi sempre in mezzo alla strada. In lui avevo visto un non so che di diverso, uno strano luccichìo nei suoi occhi ed ero fermamente convinta che con il tempo e, soprattutto insieme, avremmo potuto costruire qualcosa di buono.

Mi sbagliavo.

L'amore mi aveva reso cieca.

Dylan non era l'angelo nero che credevo, le azioni dei suoi genitori si erano riflettute sul suo carattere e sul suo modo di vivere le relazioni. Mi ero illusa di poterlo cambiare e donargli una felicità diversa.

Mi sarei presa a ceffoni, continuando a darmi della stupida. Volevo solo urlare e scappare.

Lui continuava a ripetermi che non era successo niente con Susan, ma la realtà e l'averli trovati a letto insieme, non gli davano affatto ragione.

Vincent mi sostenne e mi riaccompagnò a casa, nonostante le richieste di Dylan di parlare da soli e chiarire quel "malinteso" come continuava a definirlo.

Nei giorni che seguirono un'insistente Dylan continuò a cercarmi a tutte le ore e in tutti i modi possibili. Telefonate, appostamenti sotto casa, non c'era un posto dove non me lo ritrovassi tra i piedi. Nei pochi dialoghi che riuscì a strapparmi continuava a proclamarsi innocente, fino al giorno in cui iniziò ad incolpare Vincent. Si era messo in testa l'assurda idea, a mio parere, che il nostro amico avesse organizzato quella finta messa in scena con il chiaro intendo di farci lasciare.

"Credimi se ti dico che Vincent e Susan hanno organizzato tutto!" mi supplicava di dargli ragione e fidarmi di lui.

"No!" risposi seccamente per l'ennesima volta. Lo guardai con disprezzo come non avevo mai fatto in vita mia. Dentro di me la delusione aveva lasciato spazio all'odio e al rancore.

Vincent era un nostro amico, studiava legge e proveniva da una famiglia per bene. Mai avevo sentito parlare male di lui. Odiava l'alcol, non fumava e conduceva una vita tranquilla. Mi fidavo ciecamente di lui e, in quel momento, odiavo Dylan con tutta me stessa e non volevo più rivederlo.

"Vattene! Non voglio vederti mai più!" gli replicai per l'ultima volta.

"Ok, come vuoi!" cedette alla fine stanco dopo giorni e giorni di suppliche, mi guardò un'ultima volta "ti prometto che un giorno la verità salterà fuori. Addio Niky!".

Si voltò e scomparve dalla mia visuale.

Nessuno dei nostri amici volle più vederlo. Circa un mese dopo venni a sapere che si era trasferito a Londra e così iniziai piano piano a dimenticare. Quell'esperienza mi aveva reso diffidente verso i rapporti a lungo termine, con una voglia di allontanarmi dalle relazioni amorose e con la consapevolezza che gli uomini alla fine tradiscono sempre.

Love that returnsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora