NIKY
Vincent mi stava aspettando vicino alla sua macchina, quando scesi mi venne incontro e mi salutò con un casto bacio sulle labbra.
Continuavo però a non provare emozioni nei suoi amorevoli gesti.
"Sei bellissima" mi disse mentre apriva la portiera dell'auto per permettermi di entrare.
Andammo a cena in un ristorante molto intimo e romantico. Non avevo molta fame e fu lui ad ordinare per entrambi vista la mia indecisione.
Lasciai nel piatto gran parte della cena.
Parlammo del più e del meno, fino a quando Vincent mi chiese cosa avessi. Aveva notato che ero sovrappensiero e con la testa altrove.
Mi scusai per non essere di buona compagnia e diedi la colpa ai postumi dell'influenza, ma la verità era un'altra.
Nei miei pensieri riaffiorava sempre la stessa domanda "Come stavano trascorrendo la serata Dylan e Lucy?".
Mi stavo facendo paranoie per una situazione creata da me, di cui io sarei stata l'unica colpevole delle conseguenze. Praticamente avevo spedito Lucy diritta tra le braccia di Dylan.
Lucy era una bella ragazza, a tratti senza pudore e sapevo come in genere era solita vestirsi durante le nostre uscite, con Francy che la riprendeva per una gonna troppo corta o per una scollatura esagerata. Il solo pensiero mi stava facendo impazzire.
Dentro di me vedevo sempre la stessa scena: Dylan a letto con Lucy.
Se solo ne avessi avuto il coraggio avrei lasciato Vincent lì e con una banale scusa sarei andata via a controllare quei due.
Finita la cena decisi di andare a casa e come da copione, una volta che Vincent mi ebbe accompagnata mi baciò con trasporto. Stava per spingermi all'interno del portone con l'intenzione di prendere la via delle scale e salire nel mio appartamento, mentre mi sussurrava un "ti voglio" nell'orecchio e mi baciava il collo. Con una scusa gli dissi che non me la sentivo e che sarei andata a dormire.
A malincuore Vincent si ritrasse e sospirando accettò di lasciarmi sola.
Ringraziai il mio angelo custode.
Una volta rientrata nel mio appartamento, mi poggiai alla porta e sprofondai a terra in un pianto dirotto.
Odiavo me stessa per permettere al ricordo di Dylan di condizionare ancora la mia vita dopo cinque lunghi anni.
Dopo essermi ripresa andai in camera, tolsi il vestito e indossai una tuta comoda. Mi sentivo soffocare e decisi di uscire a prendere un pò d'aria, la notte era lunga e a letto non avrei comunque chiuso occhi. Camminai senza rendermi conto dove stessi andando, presi anche la metro fino a quando non mi ritrovai nei pressi di Battery Park.
Volevo maledirmi.
Ricordavo che in quel luogo Dylan si era dichiarato a me e fu lì che, anni prima, ci eravamo dati il primo indimenticabile bacio che suggellava la nostra unione.
Mentre passeggiavo lungo il viale che conduceva alle partenze dei traghetti scorsi una sagoma familiare, vestita in jeans e maglietta. Lui era seduto sul bordo di una panchina con la testa china e una birra in mano.
Lo avrei riconosciuto tra mille persone. Stavo per tornarmene indietro e cambiare direzione quando il suo sguardo mi intercettò.
Rimanemmo entrambi li a guardarci a pochi metri di distanza fino a quando scese dalla panchina e mi si avvicinò. Seppur era tarda notte, lungo il viale vi erano numerosi turisti che andavano e venivano dall'imbarco per la Statua della Libertà o verso Ellis Island.
"Niky? Sei proprio tu? Che diavolo ci fai qui sola a quest'ora?" mi rimproverò.
Il mio cuore batteva a mille all'ora.
"Stavo facendo una passeggiata!".
"A quest'ora?"
"Si! Dylan a quest'ora! Cosa c'è di male? Se non sbaglio siamo a New York!".
"Ok, ok, per caso sei un tantino nervosa?" mi stuzzicò.
"Sto bene avevo solo bisogno di prendere un pò d'aria".
Lo guardai, anche con indosso un semplice paio di jeans stava maledettamente bene.
"La tua serata romantica con Vincent non è andata come speravi?" mi chiese.
Rimasi sorpresa dal fatto che lui sapesse tutto.
"Tranquilla è stata Lucy a dirmi che non saresti venuta perchè dovevi uscire con Vincent" mi confessò.
Mi appoggiai al parapetto che si affacciava sull'oceano con vista sul più importante monumento di New York.
"La tua serata invece è andata come speravi?" gli chiesi con lo sguardo rivolto verso l'orizzonte.
"Si... non posso lamentarmi, la tua assistente è stata all'altezza del suo compito".
"Già" risposi semplicemente.
"Piuttosto direi che il tuo Vincent si è dimostrato proprio un gran gentiluomo se ti ha lasciato venire fin qui da sola!".
Lo guardai "Prima di tutto non è il mio Vincent! Secondo sono venuta di mia spontanea volontà, lui neanche sa che sono qui!".
"Dimmi che non ci sei andata a letto!" mi chiese improvvisamente facendomi restare sbalordita. I suoi occhi sembravano infuocati.
Iniziai a perdere la pazienza "Come diavolo ti permetti di farmi certe domande? Non ne hai nessun diritto!".
Dylan fece un passo verso di me avvicinandosi troppo, mi prese la testa fra le mani costringendomi a guardarlo.
I mie occhi si stavano riempiendo di lacrime perchè volevo disperatamente lasciarmi il capitolo Dylan alle spalle ma era impossibile e in quel momento, in quel posto ne ebbi la conferma. Ero ancora innamorata di lui e per quanto cercassi di allontanarlo, di avvicinarmi a Vincent o di usare Lucy, Dylan era sempre lì nei miei pensieri più di quando lo era dopo essere partito per Londra.
"Non sopporto che quel verme ti stia vicino e non sopporterei sapere che sei andata a letto con lui. Ti prego Niky dimmi come stanno le cose!".
Con un gesto mi liberai della sua presa "vuoi sapere come stanno le cose?" gli urlai fregandomene delle persone che passavano "ci ho provato Dylan. Ho provato ad andare a letto con qualcuno che non fossi tu, ma quello che mi hai fatto è stato troppo doloroso e mi ha profondamente segnata. Non riesco neanche a baciare Vincent senza che mi riaffiori alla mente il tuo ricordo!".
Mi fermai a prendere fiato.
"Sei soddisfatto? Volevi sapere se sei stato tu l'ultimo con cui ho fatto l'amore? Ecco ora lo sai! E sai anche quello che ha significato per me trovarti a letto con Susan!".
Mi voltai con la chiara intenzione di andarmene via, ero uscita di casa per distarmi e schiarirmi le idee, ma ero più confusa, amareggiata e sconfortata di prima.
Dylan però mi bloccò per un braccio facendomi girare e fu così che, bloccata tra le sue braccia, mi ritrovai le sue labbra dolcemente sulle mie.
Un bacio appassionato, cercato, voluto e desiderato. Un bacio che aveva il sapore dell'amore, del desiderio, della lontananza ritrovata. Dapprima cercai di oppormi ma poi mi lasciai andare contraccambiando il suo bacio. Le nostre labbra si erano ritrovate dopo tanto tempo. Dentro di me sentivo i nervi sciogliersi. Un senso di pace interiore mi invase e le lacrime iniziarono a scendere copiose in un pianto liberatorio. Tra le sue braccia ebbi un senso di protezione, di pace e serenità. Quando ci staccammo dopo non so quanto tempo, lui poggiò la sua fronte contro la mia asciugandomi le lacrime con le mani "ti giuro... per l'ennesima volta Niky... quella maledetta notte non ho fatto l'amore con Susan, devi credermi!".
Ci guardammo negli occhi, ma il solo nominare Susan mi fece ritornare alla realtà, iniziai ad allontanarmi piano staccandomi da lui.
"Ho bisogno di stare sola... sono più confusa di prima. Ti prego Dylan, ti scongiuro non seguirmi e non cercarmi! Ho bisogno di tempo!". Con quelle parole mi allontanai lasciandolo lì sul viale di Battery Park.
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Love that returns
ChickLitUn tradimento. Il ritorno di un amore. La storia di Niky e Dylan...