CAPITOLO 8

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DYLAN

Mi dileguai dall'ufficio di Niky rimasto sorpreso dall'averci trovato anche Lucy. Avevo capito che non le ero indifferente ma la cosa in quel momento era irrilevante per me, avevo altre faccende più urgenti da sbrigare.

Negli ultimi mesi, tramite un mio vecchio amico di New York, avevo avuto modo di reperire diverse informazioni su Vincent. Sapevo che aveva uno studio nella grande mela ed ero fermamente convinto che dietro la sua immagine da bravo ragazzo e onesto avvocato, si celasse qualche lacuna.

Sapevo dove si trovava il suo studio e decisi di passare a fare quattro chiacchiere.

Quando entrai nel suo ufficio fui accolto da una giovane ragazza bionda e molto carina.

"Buongiorno, sto cercando l'avvocato Miller" chiesi.

La ragazza mi guardò con circospezione mentre dava una sistemata ai suoi occhiali dalla montatura nera "Lei chi è?" mi domandò.

"Sono un vecchio amico, ero di passaggio a New York e volevo salutarlo".

"Capisco. Posso sapere il suo nome? Così avviso l'avvocato Miller della sua visita. Adesso è nel suo ufficio a sbrigare alcune pratiche" mi informò.

Sapevo che, se Vincent avesse saputo che ero li ad attenderlo, non mi avrebbe ricevuto, così con furbizia cercai di aggirare l'ostacolo.

Mi poggiai sul bancone e mi sporsi leggermente in modo da avvicinarmi con disinvoltura alla giovane ragazza. La vidi arrossire. Devo ammetterlo, ogni tanto usavo il mio fascino per raggiungere alcuni scopi

"Senta... volevo fare una sorpresa a Vincent, non lo vedo da diversi anni... non potrebbe che ne so... accompagnarmi nella sua stanza senza avvisarlo?"

La ragazza abbassò leggermente lo sguardo "Veramente io... non so... non vorrei essere richiamata...".

"Capisco..." mi allontanai di qualche centimetro "non era mia intenzione metterla in difficoltà" cercai di far finta di cedere "è che... ci tenevo davvero molto a fare una sorpresa a Vincent sono molti anni che non lo vedo" rimarcai.

Mi guardò. Aveva numerose lentiggini sul naso e gli occhi che sembravano un pò grandi rispetto al resto del viso. "E va bene!" cedette alla fine.

"La ringrazio moltissimo" le dissi soddisfatto.

"Mi segua".

Si alzò, aprì la porta che era alla sua destra e imboccammo un piccolo corridoio. Si fermò dinnanzi ad una porta in vetro opaco. Bussò e sentii chiaramente la voce di Vincent che le dava il permesso di entrare.

"Avvocato Miller, mi scusi ma c'è qui un suo amico che vorrebbe salutarla". La ragazza si spostò per farmi passare e mi ritrovai nella stanza solo con Vincent, poi chiuse frettolosamente la porta per ritornare alla sua postazione, forse per la paura di essere rimproverata.

Vincent nel frattempo si era alzato rimanendo in piedi dietro la sua scrivania, aveva con la bocca leggermente aperta per la sorpresa che potei giurare a me stesso era riuscita alla perfezione.

"Avvocato Miller, come sta?" domandai con sarcasmo, accomodandomi spontaneamente su una delle sedie libere. Mi misi comodo, accavallai le gambe guardandomi intorno mentre sentivo il suo sguardo che mi scrutava.

"Che diavolo ci fai qui?" mi chiese innervosito.

"Sono passato per un saluto. E' così che accogli un vecchio amico?"

Sospirò. Poi sprofondò nella sua poltrona massaggiandosi le tempie.

"Io e te non siamo più amici da molto tempo ormai. Quando sei ritornato?".

Mi alzai iniziando a passeggiare per la stanza con le mai nelle tasche dei pantaloni. L'ufficio era molto ampio, arredato in stile moderno sulle tonalità del grigio. La scrivania era in metallo con un ripiano in vetro. Notai un attaccapanni a forma di albero sul quale vi era poggiata una giacca.

"Sono qui da qualche giorno".

"Certo che ti sei messo in tiro per farmi questa sorpresa!" disse scrutandomi dall'alto in basso come se fossi stato una nullità "Addirittura venire in completo giacca! Da te Dylan non me lo sarei mai aspettato. Ti ringrazio!" poi scoppiò in una fragorosa risata.

Mi voltai per guardarlo con aria di sfida. Le sue parole e il suo sarcasmo non mi intimorivano, non mi sentivo inferiore a lui in nessun modo. Dovevo ammetterlo che avevo avuto fortuna nella vita incontrando Jonathan, se non fosse stato per lui non sarei ritornato a New York, ma era giunto il momento di affrontare Vincent.

"Non volevo sfigurare!" ribattei.

"Niky sa del tuo ritorno?" chiese arrivando subito al dunque.

"Stavo contando i minuti per vedere quanto tempo avresti impiegato prima di farmi questa domanda" puntualizzai. Sapevo che era la cosa che lo interessava più di tutte.

"Si! Niky sa del mio arrivo!" lo informai.

Vidi che si mordicchiava il labbro inferiore. Sembrava nervoso, notai che aveva delle goccioline di sudore sulla fronte. "Strano che non mi abbia detto niente" replicò.

"L'ho incontrata poco fa nel suo ufficio. Non vedo perchè doveva avvisarti" continuai.

A questa mie parole scoppiò di nuovo in una fragorosa risata. Scosse il capo.

"Cos'hai da ridere?" chiesi.

"Niky non te lo ha detto?".

"Dirmi cosa?".

Si alzò. Fece il giro della scrivania fermandosi a pochi passi da me.

"Io e lei usciamo insieme!".

Rimasi solo in parte sorpreso dalla sua affermazione, perchè dentro di me sapevo che il suo scopo era quello di stare con Niky.

"Hai perso l'uso della parola Dylan Russel?" mi chiese vedendo che non rispondevo.

"La cosa non mi sorprende affatto. Sapevo che queste erano le tue intenzioni fin da quella maledetta mattina! Volevi Niky e non sopportavi l'idea che lei stesse con me!".

"Ancora con questa storia? Ti ricordo che sei stato tu ad andare a letto con un'altra e a tradire Niky!".

"Sai benissimo che non è andata così e sai che è stata tutta una tua messa in scena in comune accordo con Susan!" strinsi talmente tanto i pugni per stemperare la tensione da sentire le unghie affossare nei palmi delle mani.

Gli avrei dato una testata sul naso tanto ero nervoso ma, mi trattenni dal farlo, non ero più il vecchio Dylan che perdeva le staffe e faceva a scazzottate con chiunque gli facesse un torto. Ero cambiato, meno irascibile e più propenso ad agire solo in casi estremi, con Vincent poi c'era da stare attenti non volevo trovarmi addosso una denuncia per aggressione.

"Anche se fosse, ormai sono passati cinque anni e Niky ti ha dimenticato. Dylan mettici una pietra sopra e torna a Londra. Lasciala in pace!". Vincent continuava a stuzzicarmi.

"Non prendo ordini da nessuno, tanto meno da te" lo informai.

Alzò le mani in segno di resa "Come vuoi Dylan, ma poi non dirmi che non ti avevo avvisato. Niky non tornerà mai con uno scavezzacollo come te, fattene una ragione!".

"Non tornerò più a Londra! Resterò a New York e... preparati Vincent, non ti lascerò in pace finchè non confesserai ciò che hai fatto!".

Lo lasciai come un ebete al centro della stanza e uscii dal suo ufficio in parte soddisfatto per averlo affrontato e in parte nervoso per aver appreso che Niky usciva con lui. Cercai di convincermi che fosse solo un'altra delle sue bugie per allontanarmi da lei.  

Love that returnsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora