𝚝𝚑𝚎𝚢 𝚊𝚒𝚗'𝚝 𝚜𝚎𝚎𝚗 𝚜𝚔𝚒𝚗 𝚋𝚎𝚏𝚘𝚛𝚎

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Mi congelo sul posto.

− Che cosa? –

− Tu mi hai tradito, Tadashi. –

Non c'è coscienza nel suo viso, non c'è la solita pacatezza minacciosa. È... fuori di sé, immagino.

Indietreggio di un passo.

Porto la mano sul collo, sento il segno incriminato che sembra prendere fuoco mentre gli occhi di Tsukki quasi mi trafiggono.

È...

Non ho mai visto Tsukishima in queste condizioni.

Io e Tsukki abbiamo litigato per la prima volta in tutta la nostra vita un mese fa, quando mi ha lasciato.

L'unica.

Non si arrabbia mai con me.

Ho il ricordo vago dei primi tempi in cui stavamo assieme, lì credo che ci sia stato qualcosa che non andava, ma non ha colpito me, più Tsukki. Era lui quello freddo, quello scostante che non dimostrava, è stato lui a cambiare e ad evolversi, e io di certo non sono andato là a criticare o commentare la sua scelta.

Non ho seguito il suo cambiamento, mi sa che l'ho solo subito come tutto quello che succedeva prima.

La prima e unica volta che abbiamo litigato, ricordo di averlo pregato di non andare via. Ricordo che l'unico pensiero che frullava nella mia testa era che fossi un cazzo di fallito, un inutile stronzetto che non meritava nient'altro.

Ora, insomma, ora è diverso.

− Io e te non stiamo assieme, Tsukishima. Io non ho tradito nessuno. – rispondo, col tono di voce più calmo che posso.

Tira su gli occhiali sul capo, vedo le lacrime annidate ai lati degli occhi color dell'ambra.

− Come mi hai chiamato? –

Ingoio la saliva.

− Tsukishima. –

Quando siamo diventati... questo?

Io...

Credo che ci sia una distanza grande, fra noi due, ora. Noi che eravamo un duo, ora siamo due persone completamente diverse.

− Ti ho chiamato tutta la sera, ieri. Credevo che ti fosse successo qualcosa, rispondi sempre. Poi ti ho richiamato stamattina, oggi pomeriggio. Ho preso il treno prima di rendermene conto. – mi sento dire.

Cazzo.

Il telefono.

L'ho lasciato dietro quando sono uscito ieri sera e devo ammettere, a malincuore, che è l'ultima cosa a cui ho pensato fino ad ora.

− Non l'ho guardato. –

− Me ne sono reso conto. –

C'è tanto, qui in mezzo, condiviso e distrutto fra noi due, che mi sembra di soffocare. C'è una parte di me che vuole chiedere scusa, un'altra che vuole scappare, io rimango solo... fermo.

− Quando pensavi di dirmi che vai a letto con altre persone? –

Due parti di me si uniscono, nella risposta.

− Non sono cazzi tuoi quello che faccio, Tsukki. –

− Certo che sono cazzi miei! Hai fatto sesso con me l'altro ieri, certo che... −

Lo so che non se ne rende conto. Lo so bene, che non è cattiveria, la sua, ma confusione. Ci sono passato anch'io, Tsukki, nella consapevolezza di aver sbagliato tutto, so bene com'è.

strawberry shortcake || yamaguchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora