𝚠𝚊𝚝𝚌𝚑 𝚒𝚝 𝚝𝚊𝚔𝚒𝚗𝚐 𝚜𝚑𝚊𝚙𝚎

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Alla fine Bob e Futa si sono ubriacati davvero, davvero troppo.

Non so bene quanto abbiano bevuto, dopotutto posso dire con discreta certezza di aver passato più di metà della serata sulle cosce di qualcuno tanto, tanto carino e tanto, tanto tatuato, ma so che alla fine erano devastati.

È stato quando Futa ha tirato Bob in mezzo alla pista da ballo, gli ha espressamente chiesto di fare "quello che fanno Teru e Yams" e nel tentativo di baciarsi si sono dati una testata sul naso che abbiamo saggiamente deciso di riportarli a casa.

La tratta di ritorno è stata divertente come l'andata, forse più, ma trascinare Futa che è magro ma pur sempre più grosso di me non è stato facile.

Yūji ha comunque dovuto sorbirsi Bob in spalla, quindi direi che mi è andata bene.

Dunque, mollati questi due ubriaconi a casa loro, uno spiaccicato addosso all'altro sul divano perché a detta loro era decisamente molto più comodo del loro letto, arriviamo a questo esatto momento.

Terushima sotto casa sua che arruffa le mani nelle tasche dei pantaloni, tira fuori un pacchetto mezzo maciullato di sigarette inaspettatamente intere, ne mette una fra le mie labbra e una fra le sue, e nello stesso ordine le accende.

− Dai, su. - dice dopo qualche istante e un primo tiro a pieni polmoni.

Nella confusione della serata penso di non essermi reso perfettamente conto di cosa sia successo.

So che l'ho baciato.

Dopo quella prima volta mentre ballavo l'ho fatto una volta ancora, e un'altra dopo quella che non si sa mai, e forse un'altra ancora.

Però l'ho baciato io ogni volta.

O quantomeno gliel'ho chiesto.

Lui non si è mai... avvicinato di sua spontanea volontà, e ho l'impressione che da un certo punto di vista non volesse farlo.

Farmi sentire come se gli dovessi qualcosa, intendo.

Arruffo le sopracciglia.

− In che senso? - chiedo.

− Ti accompagno a casa. -

Ma... il dormitorio è... vicino.

Vicino abbastanza perché ci torni da solo. So che è brutto da dire, ma dopotutto sono un ragazzo. Certe accortezze con me sono... superflue, immagino.

− Guarda che puoi tornare a casa anche tu, non è un problema. - gli faccio notare.

Sorride a metà, di quel viso che ormai mi sono quasi abituato a vedergli stampato in faccia, e alza le spalle.

− Stai per caso dicendo che non vuoi stare con me, Tadashi? -

Torno in ragazzino imbarazzato in un attimo.

Il mio naso diventa di un colore stranamente vicino al rosso, scuoto la testa, e indietreggio.

Tento di rispondere, ma escono solo dei versi non ben distinguibili da un'unanime espressione davvero confusa.

Yūji scoppia a ridere, le labbra che si increspano quando lo fa, gli occhi che brillano.

− Stavo scherzando! - mi fa notare.

Ah, ma cazzo.

Sono la personificazione del disagio.

Prendo fiato.

strawberry shortcake || yamaguchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora